Tempo di Avvento IV, Colore Viola – Lezionario: Ciclo A, Salterio: sett. 4
Quando il dono ritorna a Dio: la gioia di chi si fida
Siamo alle soglie del Natale. La Parola di Dio ci accompagna in questo tempo di attesa silenziosa e gravida di promesse, invitandoci a entrare nella logica di Dio: una logica fatta di dono, di fiducia e di lode che nasce dal cuore di chi si affida totalmente a Lui.
1Sam 1,24-28
Anna ringrazia per la nascita di Samuèle.
Dal primo libro di Samuèle
In quei giorni, Anna portò con sé Samuèle, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo.
Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore».
E si prostrarono là davanti al Signore.
Parola di Dio.
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1Sam 2,1.4-8
R. Il mio cuore esulta nel Signore, mio Salvatore.
Il mio cuore esulta nel Signore,
la mia forza s’innalza grazie al mio Dio.
Si apre la mia bocca contro i miei nemici,
perché io gioisco per la tua salvezza. R.
L’arco dei forti s’è spezzato,
ma i deboli si sono rivestiti di vigore.
I sazi si sono venduti per un pane,
hanno smesso di farlo gli affamati.
La sterile ha partorito sette volte
e la ricca di figli è sfiorita. R.
Il Signore fa morire e fa vivere,
scendere agli inferi e risalire.
Il Signore rende povero e arricchisce,
abbassa ed esalta. R.
Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farli sedere con i nobili
e assegnare loro un trono di gloria. R.
Vangelo del giorno di Lc 1,46-55
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno
beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Parola del Signore.
C’è una donna che cammina verso il tempio portando tra le braccia il figlio tanto atteso. Anna non trattiene per sé il dono ricevuto: lo riconsegna a Dio. Quel bambino, Samuele, è il segno concreto di una preghiera ascoltata, ma anche di una fede che non si chiude nel possesso. Anna sa che ciò che nasce dalla grazia non può essere trattenuto, ma restituito con gratitudine. Nel suo gesto non c’è perdita, ma pienezza: offrire è il modo più vero di custodire.
Dal silenzio del tempio nasce un canto. Anna eleva la sua voce e proclama la grandezza di un Dio che rovescia le sorti, che innalza gli umili e svuota le mani dei superbi. Non è un inno astratto, ma una confessione vissuta: Dio guarda il cuore ferito, ascolta il grido nascosto, trasforma la sterilità in fecondità. La sua gioia non nasce dall’assenza di prove, ma dall’esperienza di un Dio fedele, che entra nella storia e la raddrizza dall’interno.
Molti anni dopo, un’altra donna intona un canto simile. Maria, giovane e povera, porta in sé una promessa ancora più grande. Anche lei non parla di sé, ma di Dio. Il Magnificat non è l’esaltazione di una creatura, ma lo stupore di chi si scopre visitato dall’Altissimo. Maria riconosce che tutto è dono: la sua vita, il Figlio che cresce nel suo grembo, la salvezza che si apre per tutti.
Il filo che unisce Anna e Maria è la fiducia. Entrambe hanno creduto prima di vedere compiuto ciò che speravano. Entrambe hanno accolto la vita come dono e l’hanno restituita come lode. Nei loro canti risuona la stessa verità: Dio non resta lontano, ma si china su chi ha il cuore aperto. Egli opera grandi cose non con la forza, ma attraverso l’umiltà di chi si affida.
In questo tempo che precede il Natale, la Parola ci invita a riconoscere dove Dio ha già agito nella nostra storia. Ci chiede di deporre la paura di perdere, per imparare la libertà del dono. Come Anna e come Maria, siamo chiamati a credere che ciò che consegniamo a Dio non va perduto, ma trasformato in benedizione.
🌿 Commento finale
Alla vigilia del Natale, questi tre brani ci insegnano che la vera gioia nasce quando smettiamo di trattenere e iniziamo ad affidarci. Il Dio che viene è lo stesso che ascolta, innalza e compie promesse. A noi è chiesto solo di fidarci e di cantare, con la vita, la sua fedeltà.
