Commento alle letture del Vangelo del 14 agosto 2016 – Carla Sprinzeles

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[ads2]La liturgia di oggi ci chiede di vivere il nostro essere credenti con una buona dose di realismo!
Credere รจ rischioso. Vivere i valori del regno conduce al rifiuto; la “pace” messianica non garantisce il credente da persecuzione, ostilitร , emarginazioni.

GEREMIA 38, 4-6. 8-10
La prima lettura offre l’esmpio del profeta Geremia: a causa della Parola รจ condannato a morte da coloro a cui รจ inviato.
La figura del profeta Geremia ha avuto un grande influsso nella spiritualitร  giudaica del I secolo.
Al tempo di Gesรน, Geremia era visto come il “tipo” del profeta rifiutato, ostacolato e perseguitato per il coraggio della veritร , come il profeta delle genti e della nuova alleanza. E’ un uomo posto da Dio sulla soglia tra passato e futuro: mentre denuncia il passato d’Israele, la sua infedeltร  all’Alleanza, penetra con lo sguardo nel futuro per contemplare un nuovo inizio gratuitamente donato da Dio.

Non ci sorprende che gli evangelisti abbiano guardato a lui come “profezia” del Cristo, attraverso citazioni dirette o allusioni sparse nei racconti della passione.
La liturgia di oggi si inserisce in questa tradizione, proponendo un evento della sua vita come chiave interpretativa di un Vangelo scomodo.
Il brano si apre con la richiesta di condannare Geremia a morte poichรฉ scoraggia i guerrieri rimasti in cittร  e il popolo con loro. In una parola egli non cerca il benessere del popolo. Geremia รจ accusato di non offrire parole di pace, rassicuranti promesse capaci di infondere a soldati e popolazione il coraggio di continuare a resistere all’assedio babilonese.

Volendo capire la correttezza dei capi d’accusa, leggiamo insieme il messaggio del profeta: “Cosรฌ dice il Signore: Chi rimane in questa cittร  morirร  di spada, di fame, di peste; chi si consegnerร  ai Caldei vivrร  e gli sarร  lasciata la vita come bottino. Cosรฌ dice il Signore: certo questa cittร  sarร  data in mano all’esercito del re di Babilonia che la prenderร .”

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Non si tratta di una parola nuova: mentre i profeti di corte predicano vittoria e pace, Geremia profetizza sconfitta e schiavitรน, giungendo ad affermare che resistere a Nabucodonosor รจ resistere a Dio. Egli parla apertamente nel tempio come nella corte; davanti al re, ai capi e a chiunque lo voglia ascoltare. Scrive ai deportati a Babilonia per togliere loro ogni illusione: il ritorno รจ una realtร  lontana, meglio iniziare a stabilirsi nella terra d’esilio. Per questo fu considerato un traditore, una spia dell’esercito babilonese, deriso, percosso, imprigionato e condannato a morte.

Eppure non tace: subito dopo essere stato estratto dalla cisterna, non esita a ripetere le stesse parole a chi l’ha condannato: “Dice il Signore, Dio degli eserciti, Dio d’Israele: se ti arrenderai ai generali del re di Babilonia, allora avrai salva la vita e questa cittร  non verrร  data alle fiamme: tu e la tua famiglia vivrete. Se non ti arrenderai questa cittร  sarร  messa in mano dei Caldei, i quali la daranno alle fiamme e tu non scamperai dalle loro mani.”
Umanamente l’ostinazione di Geremia rasenta la pazzia: per quale ragione continuare a proclamare una parola che non solo non รจ accolta, ma puรฒ provocare la morte del portatore?

LUCA 12, 49-53
Il Vangelo presenta una serie di “detti incandescenti”: la parola di Gesรน non porta pace, ma conflitto e divisione persino all’interno delle relazioni piรน intime.
Dopo duemila anni di cristianesimo la guerra divampa in Medio Oriente, in Africa, in Asia. In America latina non si contano piรน i luoghi comuni dove uomini e donne vengono uccisi. Le famiglie si disgregano, le coppie litigano, i partiti politici dividono le nazioni, mentre i poveri sono piรน schiacciati e disprezzati.

Quale pace allora Gesรน ha desiderato portare sulla terra? Voleva accendere un fuoco che non poteva divampare, finchรฉ egli non avesse ricevuto un misterioso battesimo, quello dell’immersione nelle conseguenze del peccato, fino alla croce. E’ venuto a portare il fuoco, non la pace “come la dร  il mondo”.

Il un convegno ecumenico alcuni giovani di destra si sono trovati in un gruppo di studio con degli adulti segnati dall’ormai lontano ’68. Il dialogo si arenava nell’incomprensione reciproca tra le generazioni sorde l’una all’altra. Dov’era finita la pace di Cristo? Non รจ stato possibile attuarla, finchรฉ ogni parte รจ rimasta fissa in ciรฒ che le apparteneva: opinioni, mentalitร .

Quando gli adulti hanno preso coscienza di difendere con i denti una storia che ormai non appartiene piรน ai giovani, quando hanno ascoltato le opinioni piรน diversificate, allora รจ nata l’amicizia.
Gesรน ci avverte: “D’ora in poi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera”.

Siamo spesso tentati di leggere il Vangelo attenuandone la violenza. Le esigenze di Cristo invece, per coloro che vogliono diventare come lui operatori di pace, cioรจ figli del Padre, presentano sempre la stessa offerta scandalosa di libertร : bisogna lasciare l’avere con l’essere.

Dal versetto del Genesi “l’uomo abbandonerร  suo padre e sua madre”, al grido della croce “Dio mio, Dio mio, perchรฉ mi hai abbandonato?”, l’avventura umana รจ scandita dalla necessitร  di lasciare il padre – la famiglia d’origine – di essere “abbandonato” per intrecciare relazioni di pace e non di divisione. Si tratta di lasciare lo spazio rasserenante che ci รจ servito per costruirci, divenuto ora troppo stretto, per aprirci alla relazione con l’altro. Bisogna perdere la vita per ritrovarla.

Il Signore non รจ venuto a portare la pace, ma l’ha affidata alle nostre mani.
L’avere divide, invece l’essere nell’amore unisce. Basta accettare che il fuoco dell’amore bruci ciรฒ che ci lega all’avere, per poter incontrare l’altro lร  dove sta, e camminare insieme con lui verso il Bene che non ci appartiene ma che ci invita alla Vita.

Amici, Gesรน ci ha affidato la pace, ora tocca a noi portarla avanti, accettare che il fuoco dell’amore bruci i nostri legami con l’avere, il possedere e camminare insieme agli altri.

A cura di Carla Sprinzeles | via Qumran

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XX Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

Lc 12, 49-57
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesรน disse ai suoi discepoli:
ยซSono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse giร  acceso! Ho un battesimo nel quale sarรฒ battezzato, e come sono angosciato finchรฉ non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. Dโ€™ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suoceraยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 14 – 20 Agosto 2016
  • Tempo Ordinario XX, Colore verde
  • Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 4

Fonte: LaSacraBibbia.net

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