ย
Il piccolo Aylan e tutti gli altri
Abbiamo tutti negli occhi le foto strazianti del piccolo Aylan, diventato simbolo delle tragedie che accompagnano l’esodo in corso verso l’Europa. Ma possiamo, quell’innocente, considerarlo anche il simbolo delle violenze d’ogni sorta cui sono sottoposti in tutto il mondo tanti bambini: e a questa immagine si contrappone, nel vangelo di oggi (Marco 9,30-37), quella tenerissima di Gesรน che abbraccia un bambino e ne fa l’emblema dell’atteggiamento che gli adulti dovrebbero assumere anche verso di loro.
[ads2]Il suo insegnamento viene a conclusione di un episodio sintomatico. Ancora, come domenica scorsa, troviamo Gesรน intento a istruire gli apostoli, preparandoli agli eventi prossimi, cosรฌ diversi da quelli che essi si attendevano dal Messia. Eccolo allora ribadire che lui, “il Figlio dell’uomo, viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerร ”. Tuttavia la greve umanitร di coloro, che pure lui stesso ha scelto come primi collaboratori, insiste nell’aggrapparsi all’opinione corrente di un Messia politico, il quale, cacciati i Romani occupanti, restaurerร l’antico regno d’Israele. Sono cosรฌ radicati in questa prospettiva, che invece di badare alle parole del Messia discutono tra loro su chi sia il piรน grande, e dunque a chi di loro, nel futuro regno, toccherร il posto piรน importante.
Pazientemente il Maestro torna a spiegare, accompagnando le parole con un gesto esemplificativo. “Disse loro: Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti. E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”. I bambini allora erano privi di rilevanza giuridica e sociale; perciรฒ un bambino si prestava ad essere il simbolo degli emarginati, dei tanti che “non contano”. In quel bambino, Gesรน li abbraccia tutti, e invita a fare altrettanto. Quale cambio di prospettiva! Il piรน grande รจ chi serve, chi accoglie nella propria mente e nel proprio cuore anzitutto quanti non godono di privilegi, quanti nella societร stanno un passo (o due, o tre, e spesso di piรน) dietro agli altri. Nel mondo nuovo che Gesรน instaura, l’importanza di una persona non si misura dal suo potere, dal suo danaro, dal suo successo, ma dalla disponibilitร , dall’impegno a fare giustizia, ad alleviare le condizioni dei meno fortunati.
- Pubblicitร -
Cosรฌ ha fatto lui, e dopo di lui una schiera di uomini e donne che hanno cercato di imitarlo. In virtรน del loro impegno, questo rivoluzionario principio in duemila anni ha cambiato il mondo; oggi formalmente tutti, e non solo i cristiani, condannano certi atteggiamenti e criteri di vita che un tempo erano ritenuti normali (la discriminazione delle donne, la pedofilia, la schiavitรน, il dispotismo eccetera); almeno a parole, oggi tutti riconoscono che la fame nel mondo รจ frutto di un’ingiustizia da sanare, ed รจ pacifico che chi รจ investito di autoritร non dovrebbe operare per l’utile proprio ma per il bene comune. Insomma, sull’antico criterio dello sfruttare gli altri a proprio vantaggio (o, quando andava bene, dell’indifferenza per le condizioni altrui) oggi trionfa il criterio prettamente cristiano del servire. Trionfa negli enunciati delle leggi e nelle dichiarazioni pubbliche; se perรฒ si guarda ai fatti, si rischia di deprimersi costatando la loro difformitร rispetto ai principi.
Ne deriva l’impegno, per ogni uomo che si riconosca tale, ad adeguare il proprio comportamento ai principi che un’onesta intelligenza riconosce giusti. L’impegno vale in particolare per i cristiani, se vogliono ritenersi seguaci del Figlio di Dio, il quale รจ venuto tra noi, come ha dichiarato lui stesso (Marco 10,45), non per essere servito ma per servire. Sino a dare la vita.
mons. Roberto Brunelli | Qumran
XXV Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
- Colore liturgico: bianco
- Sap 2, 12.17-20; Sal.53; Gc 3,16 – 4,3; Mc 9, 30-37
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesรน e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: ยซIl Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerร ยป. Essi perรฒ non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafร rnao. Quando fu in casa, chiese loro: ยซDi che cosa stavate discutendo per la strada?ยป. Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse piรน grande. Sedutosi, chiamรฒ i Dodici e disse loro: ยซSe uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tuttiยป.
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: ยซChi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandatoยป.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 20 – 26 Settembre 2015
- Tempo Ordinario XXV, Colore verde
- Lezionario: Ciclo B | Anno I, Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net
Roberto Brunelli (Piubega, 30 marzo 1938) รจ uno scrittore italiano. Sacerdote, critico d’arte e direttore del Museo diocesano di arte sacra Francesco Gonzaga di Mantova, รจ autore di testi di argomento religioso, di storia dell’arte e di narrativa. Negli anni ’80 ha collaborato con Mondadori come curatore e traduttore di alcuni titoli della popolare collana enciclopedica per ragazzi I grandi libri e come autore del Grande libro della Bibbia (1983). Fra le sue opere piรน recenti, si segnalano la ricostruzione storica di Giallo a corte (2012), dedicata ad alcuni delitti irrisolti di epoca gonzaghesca, e il racconto Papa a sorpresa (2013), dove l’autore, prima della diffusione della notizia delle dimissioni di Benedetto XVI, ipotizzava che cosa sarebbe potuto accadere con le dimissioni di un pontefice.

