LA PORTA e la VOCE
di Giovanni Vannucci
Due espressioni, nella pagina del vangelo di Giovanni (10,1-10), colpiscono la nostra attenzione. La prima รจ la porta: ยซIo sono la portaยป; la seconda รจ la voce: ยซLe pecore ascoltano la sua voceยป. La porta รจ lโapertura che segna il passaggio tra due spazi distinti; varcare una porta, anche della piรน umile casa, costituisce qualcosa di grave e di solenne per uno spirito sensibile: attraversando una soglia, abbandona il suo consueto ambiente ed entra in un altro differente.
Questa รจ la piรน elementare esperienza che sta alla base delle parole di Cristo, e di tutto il simbolismo della ยซportaยป. La porta separa e unisce due ambienti, due spazi, due gradualitร dellโessere, due matrici, due mondi distinti da strutture fisiche, psicologiche, mentali. Il varcare la soglia costituisce il passaggio da un modo dโessere a un altro; nellโesperienza religiosa le varie iniziazioni, che accompagnano le tappe della crescita fisica e psicologica dei credenti, sono vissute come il varco da un modo dโessere a un altro; la soglia presenta quel carattere di angoscia, di timore sacro che segna la linea di demarcazione tra un mondo conosciuto e quello sconosciuto che si apre al di lร del limite. Giacobbe, dopo lโesperienza della sacralitร del luogo ove aveva avuto il sogno iniziatico, esclama: ยซQuesto luogo รจ tremendo, qui cโรจ la dimora di Dio e la porta del cieloยป (Gen 28,17). Lโaspetto angoscioso della porta, come ingresso in uno spazio differente, viene manifestato nel grande portale che introduce negli edifici sacri attorniato da ยซguardiani della sogliaยป, draghi, leoni, sfingi, personaggi divini o semi-divini.
Questi pochi accenni al simbolo della porta ci aiutano a comprendere il significato della parola di Gesรน che leggiamo nel Vangelo: ยซIo sono la porta, il pastore vero passa per la porta, il prezzolato e il ladro entrano nellโovile attraverso altre apertureยป.
ยซIo sono la portaยป, il punto di passaggio da uno stato di coscienza vecchio e conosciuto, a un altro nuovo e sperimentabile. Cerchiamo, avanti di aggiungere altro, di comprendere il contenuto dellโaffermazione di Cristo: le porte dei templi, i riti di passaggio costruiti e ordinati dallโuomo sono dei simboli, palpabili e misurabili, di un altro itinerario che la coscienza compie dentro il gesto, lโimmagine esteriore; itinerario che sfocia in una mutazione qualitativa dellโanima, dellโinterioritร . Le porte e i riti sono dei segni di qualcosa che si compie nellโintimo della personalitร che varca la soglia dello spazio nuovo. Le strutture architettoniche, le azioni rituali perdono ogni valore quando si viene a vivere il contenuto qualitativo del nuovo spazio.
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La frase: ยซIo sono la portaยป puรฒ venire interpretata: Io sono la soglia che separa la vecchia coscienza dalla nuova, il significato di tutte le iniziazioni che altro non sono se non riti, cerimonie, costruzioni, dita puntate verso la novitร , segni di un significato da scoprire. Io invece sono il significante e il significato, la forma e il contenuto, la materia e lo spirito. Le antiche porte sono tarlate, ยซquelli che sono venuti prima di me ormai sono ladri e briganti, la loro voce non risveglia le coscienze mature per la novitร ยป. Cristo รจ la porta e lโovile; lโiniziazione e la nuova vita che essa trasmette; รจ il pane che dona la vita, non il cesto che lo contiene; รจ il pane ed รจ la vita; รจ la via che conduce alla veritร ed รจ insieme la veritร consegnata agli iniziati; รจ la luce del Santo dei Santi, che ha dilacerato ogni velame. Luce offerta senza interruzione, Luce che accoglie chiunque ne senta il richiamo e deliberatamente lo segua.
Questo rapporto diretto tra la singola coscienza e il Pastore รจ necessario venga vissuto con intensa generositร da ogni credente, se vogliamo che tutta la Chiesa ritrovi la vita, la Chiesa interiore e quella esteriore, se vogliamo che le porte iniziatiche, le parole di passo, i riti che introducono nella novitร perdano la loro pesantezza e siano trasfigurati nella luce del vero e unico iniziatore.
Il passaggio dalla porta che รจ lโยซIo sonoยป di Cristo fa fiorire Cristo nellโanima e fa ascendere lโanima, la personalitร di ognuno, nel suo Io vero, che รจ Cristo, ยซnon io vivo, ma Cristo viveยป, Cristo che รจ il vero Io di ognuno di noi, รจ il vero Io di tutti gli Io. Con lโยซIo sono la portaยป le antiche porte cadono, la veritร liberatrice dilegua le corpositร dei moralismi dogmatici, la ricerca personale della luce mette in seconda linea ogni preoccupazione pastorale e sociale; lโofferta di se stessi a Cristo perchรฉ ci unisca a sรฉ ci rende fermi, senza timore di orgoglio, in questo pellegrinaggio verso la nostra deificazione, che ci renderร certi della nostra nascita nella nuova coscienza di Cristo e nella quale sperimenteremo che Cristo รจ Dio per noi e noi per Dio.
Fino alla novitร sbocciata con lโIncarnazione, morte e risurrezione della Parola eterna, i templi erano i depositari dei segreti e delle veritร nascoste sotto i simboli, il velo copriva il Santo dei Santi, solo agli iniziati veniva, dopo opportuna ascesi, dischiuso. Con la venuta di Cristo la veritร diventa il pane e il vino di tutta lโumanitร , รจ data a tutti perchรฉ tutti ne traggano il necessario alimento alla loro ascesa personale. Il velo รจ squarciato. Dio entra nel cuore degli uomini, lo Spirito discende nella carne degli uomini. E ciascun uomo รจ capace di prender coscienza di essere stato pensato ed espresso da una parola irripetibile e singolare, parola pronunciata dal Verbo nellโeternitร , parola che il Verbo incarnato ripete nel tempo entro il cuore di ogni pecorella: ยซLe pecore riconoscono la sua voceยป. Parola che rende la persona umana piรน grande delle stelle del cielo, piรน gloriosa di tutte le leggi unificatrici e ordinatrici del cosmo.
Prendere coscienza del nostro Io divino, dellโIo divino di ogni nostro fratello, significa varcare la porta iniziatica che รจ Cristo, essere assunti dalla sua grazia trasfiguratrice, rispondere personalmente al nome col quale da tutta lโeternitร ci chiama, nascere la seconda volta. Il motivo della nostra tragedia, della nostra disarmonia, รจ il non volerci riconoscere in Lui, il seguire la voce della nostra personalitร separata, invece di quella del Buon Pastore che passa per la ยซportaยป che รจ Cristo.
(Giovanni Vannucci, ยซLa porta e la voceยป, 4a domenica di Pasqua, Anno A; in Risveglio della coscienza, Centro studi ecumenici Giovanni XXIII, Sotto il Monte (BG) ed. CENS, Milano 1984; Pag. 72-74).
