La parabola dei talenti si legge nel capitolo 25 del vangelo di Matteo. Eโ il discorso cosiddetto escatologico, che concerne le โcose ultimeโ: la venuta del Signore Gesรน alla fine dei tempi che richiede vigilanza e attesa (la parabola delle dieci vergini, Mt 25,1-13), il giudizio sulla storia (lโazione del re che separa le pecore dai capri: Mt 25,31-46).
Messaggio centrale di questo capitolo รจ lโurgenza della decisione: tutta la storia va verso un incontro per essere con il Signore, per entrare in una festa di comunione. Lโesperienza cristiana รจ attesa, si attua in un tempo supplementare. Il Signore viene come sposo.
La parabola dei talenti potrebbe essere piuttosto definita la parabola dei tre servi: si svolge in tre movimenti. Allโinizio lโaffidamento dei beni da parte del padrone a tre suoi servi, poi il diverso comportamento dei tre durante lโassenza del padrone, infine la parte piรน estesa, il rendiconto al ritorno del padrone dal viaggio. La distribuzione dei beni รจ compiuta dal padrone โsecondo le capacitร di ciascunoโ. Tutto converge verso il finale. Appare un contrasto tra la lode dei servi, detti โbuoni e fedeliโ e il rimprovero verso il terzo che รจ stato inoperoso e per paura ha nascosto sotto terra il talento a lui affidato. Un talento era unitร di misura per metalli preziosi, ed indicava decine di chili dโoro; a livello monetario equivaleva a circa 6000 dramme o denari quando la retribuzione giornaliera di un operaio era circa di un denaro al giorno.
La parabola nella tradizione รจ stata letta come richiamo a porre a frutto le proprie capacitร e le qualitร umane: i talenti sono stati identificati con i doni naturali o di formazione che devono produrre risultati. Da qui nel linguaggio comune il termine โtalentiโ sta ad indicare le doti di una persona e le sue capacitร .
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Certamente lโesigenza dellโimpegno รจ un messaggio presente nella parabola ma questa interpretazione รจ sviante e piega la parabola ad una logica di efficienza e di successo. Gesรน insiste su altro.
Nella parabola รจ da cercare il vertice verso cui tutto il racconto รจ orientato, che si puรฒ individuare nel dialogo tra il padrone e il terzo servo. Il dialogo con i primi due serve da preparazione, per contrasto. Il terzo servo viene rigettato non perchรฉ ha compiuto qualcosa di sbagliato. Piuttosto trova rimprovero perchรฉ non ha fatto nulla e soprattutto e in modo particolare perchรฉ รจ rimasto succube della paura. Il rapporto con chi gli aveva affidato una cosรฌ grande ricchezza รจ stato da lui inteso nella logica della paura e della sottomissione.
Gesรน parlava di cose comprensibili a chi udiva: un rapporto di ricchi e di lavoratori, di padrone e di servi. Con lโaccenno ai talenti volge perรฒ il riferimento ad un altro piano e presenta il comportamento sconcertante del padrone che innanzitutto affida ricchezze cosรฌ spropositate e inoltre dice ai servi: โentra nella gioia del tuo padroneโ. Lโappellativo โservo buono e fedeleโ รจ espressione che va ben oltre la possibilitร di relazione tra un padrone e i suoi servi. Gesรน intende rinviare al volto di Dio e alla relazione con lui. Chiede a chi lo ascolta di intendere in modo nuovo il rapporto con Dio stesso. I talenti non sono allora le doti di ciascuno, o le ricchezze, piuttosto il dono gratuito e non quantificabile che viene da Dio.
I talenti indicano lโaffidamento di un dono spropositato che richiama ed esige responsabilitร : il dono di una comunione. Il terzo servo non ha compreso proprio questo: lโautentica ricchezza affidatagli stava nella fiducia, nellโessere accolto in un rapporto oltre ogni paura, oltre ogni esigenza. Si รจ invece lasciato imprigionare dal sospetto che gli ha impedito di vivere. Rimane chiuso in unโidea di Dio quale padrone esigente e terribile che lo rende incapace di agire: โSo che sei un uomo esigente, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparsoโ. Ha considerato il talento non come dono ma lo trattiene come cosa estranea, non sua, da restituire senza nemmeno toccarla. Non comprende che il talento affidatogli รจ segno di una relazione. Non si apre a scorgere che nel talento stava il segreto di un affidamento perchรฉ potesse vivere la sua vita con la libertร dei figli, con la creativitร di chi mette in circolo i doni.
La parabola รจ allora un richiamo a vigilare: lโattesa del Signore chiede di cambiare modo di pensare a Dio il Padre, chiede di uscire dalla paura che รจ contraria alla fede.
I talenti allora possono essere letti come le occasioni innumerevoli della vita nel tempo dato e negli incontri e opportunitร di scelta: Dio il Padre affida a ciascuno la vita, ricchezza inesauribile in cui poter vivere tale affidamento. Il disegno del Padre sta nel far entrare i suoi figli nella gioia di una comunione di vita per sempre. Nel tempo della storia i discepoli sono chiamati a vivere la fedeltร non come rapporto contrattuale, fatto di paura, ma come accoglienza delle innumerevoli occasioni per essere creativi nel suo amore. Con gratitudine e responsabilitร consapevoli di un dono.
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XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A
- Colore liturgico: Verde
- Prv 31, 10-13. 19-20. 30-31; Sal.127; 1 Ts 5, 1-6; Mt 25, 14-30
Mt 25, 14-30
Dal Vangelo secondoย Matteo
14Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentรฌ compassione per loro e guarรฌ i loro malati. 15Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: ยซIl luogo รจ deserto ed รจ ormai tardi; congeda la folla perchรฉ vada nei villaggi a comprarsi da mangiareยป. 16Ma Gesรน disse loro: ยซNon occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiareยป. 17Gli risposero: ยซQui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!ยป. 18Ed egli disse: ยซPortatemeli quiยป. 19E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sullโerba, prese i cinque pani e i due pesci, alzรฒ gli occhi al cielo, recitรฒ la benedizione, spezzรฒ i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20Tutti mangiarono a sazietร , e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. 22Subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sullโaltra riva, finchรฉ non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salรฌ sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassรน, da solo. 24La barca intanto distava giร molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andรฒ verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: ยซร un fantasma!ยป e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesรน parlรฒ loro dicendo: ยซCoraggio, sono io, non abbiate paura!ยป. 28Pietro allora gli rispose: ยซSignore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acqueยป. 29Ed egli disse: ยซVieni!ยป. Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andรฒ verso Gesรน. 30Ma, vedendo che il vento era forte, sโimpaurรฌ e, cominciando ad affondare, gridรฒ: ยซSignore, salvami!ยป.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 19 – 25 Novembre 2017
- Tempo Ordinario XXXIII
- Colore Verde
- Lezionario: Ciclo A
- Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net
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