Commento al Vangelo di domenica 13 marzo 2016 – Azione Cattolica

Gesù, nella sua predicazione, tocca argomenti delicati e difficili. L’episodio dell’adultera gli permette di svelare gli animi degli scribi e dei farisei che volevano metterlo alla prova, per accusarlo di rompere le regole dettate da Mosè, considerate sacre e inamovibili. L’indifferenza di Gesù, che continua a scrivere col dito sulla terra, di fronte al dilemma, che gli viene posto, di lapidare o meno la donna, sottolinea l’essenza del suo messaggio: la persona viene prima della legge. La provocazione di Gesù verso scribi e farisei («Chi è senza peccato scagli la prima pietra») fa intuire il messaggio: tutti siamo peccatori, nessuno può erigersi a giudice e condannare gli altri.
Così tutti i presenti, nessuno escluso, si ritirarono in silenzio.
Un detto rabbinico dice che si ritirarono perché Gesù per terra aveva scritto i loro peccati.
Una mancanza grave e infamante, giudicata dalla legge di Mosè con la pena di morte, diventa il segno dove può arrivare il perdono, se fa riferimento a Dio. La legge nuova del perdono, presentata da Gesù, confonde gli uomini. Anche gli uomini colti, come gli scribi, non sanno cosa dire e tutti, dai più anziani ed esperti, fino agli ultimi, scappano. L’amore di Dio raggiunge limiti non immaginabili. Dio perdona! Gesù ha dato compimento alla legge di Mosè che è stata, fino alla sua venuta, il riferimento che condizionava ogni giudizio. E l’ha ordinata a favore della persona, mettendo il perdono di Dio prima della giustizia degli uomini. Gesù predica a favore dei peccatori, li rincuora, perché sappiano che nulla è perduto, mai, tutto è recuperabile per loro, se viene rimandato alla giustizia divina.
Nessuno di noi può allora separare il mondo in giusti e peccatori, poiché tutti siamo fratelli amati e perdonati dal Padre. E la Chiesa è il luogo della misericordia, “ospedale da campo”, per tutti quelli che portano sulle spalle il dolore e la vergogna del peccato, per ricevere il perdono e la dignità dei figli.

O Signore Gesù,
mentre scribi e farisei usano questa donna per accusarti,
tu sei preoccupato di metterla al centro e riabilitarla.
Aiutaci a crescere, a uscire da noi stessi,
a non essere preoccupati di noi.
O Signore Gesù, tu non giudichi e non condanni questa donna,
ma la rendi capace di prendere in mano
e di raddrizzare la sua vita.
Noi spesso accusiamo gli altri nell’illusione
di alleggerire il peso delle nostre colpe.
O Signore Gesù,
rendici sempre consapevoli delle nostre fragilità,
perché il nostro cuore sia pieno di misericordia
e compassione verso tutti.

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