Commento al Vangelo di domenica 8 Settembre 2019 – Padre Giulio Michelini

L’occasione per i brevi detti di Gesù della pagina del vangelo odierno è spiegata nel versetto d’apertura: «Una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse». La gente andava e Gesù si volta: il lettore capisce che è ripreso il viaggio. Abbiamo lasciato Gesù con i suoi discepoli mentre erano a tavola, così come ricordiamo dal primo versetto del capitolo quattordicesimo, che stiamo leggendo (Lc 14,1: «Un sabato si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo») e dalla situazione del vangelo di domenica scorsa (sulla scelta dei posti e degli invitati), e ora l’evangelista richiama l’attenzione al viaggio che Gesù ha intrapreso (al cap. 9) e che giungerà a compimento nella città santa di Gerusalemme. Il contesto precedente – quello del banchetto – si chiudeva con parole di invito per tutti, estese ad ogni categoria di persone purché la casa sia riempita (Lc 14,23: «Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia»); ora invece le parole di Gesù aggiungono qualcosa e chiariscono come poter entrare in quella casa. Si tratta delle condizioni per seguire Gesù, perché alcune regole per essere discepoli sono necessarie. Ancora una volta queste parole, come quelle sopra dette agli invitati alle nozze, sono per tutti, ovvero per tutti coloro che vogliono dirsi cristiani. L’invito ad amare Gesù più dei propri genitori, a portare la croce, e a rinunciare agli averi non è qualcosa per “personale specializzato”, ma per i cristiani.

Le parole sul rapporto con la famiglia sono presenti anche nel vangelo di Matteo, in modo quasi identico (come vedremo subito), ma lì mancano le due brevi parabole, quella sulla torre e quella sul re in guerra, che sono quindi materiale propriamente lucano, che l’evangelista attinge dalla sua fonte speciale.

Conviene soffermarsi sulla prima espressione, che può portare a fraintendimenti. Il linguaggio dell’amareodiare è effettivamente molto duro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo» (14,25). Gesù chiede un rifiuto dei rapporti umani, un isolamento, una rigidità con gli altri, anche con quelli della propria famiglia? No, odiare qui significa “posporre”. È un ebraismo, presente soprattutto nel Primo Testamento, come in Gen 29,31 (e infatti CEI rende la lettera dell’ebraico «Lia veniva odiata» con «Lia veniva trascurata», intendendo che veniva “messa in secondo piano” da Giacobbe) ma anche in Mt 6,24 («Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza»). Proprio Matteo ci aiuta a capire meglio queste parole, perchè le riporta, ma in una forma “attenuata”, cioè senza usare il verbo “odiare” (ma un comparativo) in Mt 10,37: «Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me». In conclusione, Gesù «non dice che il discepolo deve voler il male per i propri familiari o soffocare i sentimenti di affetto che Dio stesso ha messo nel cuore di ogni uomo per i suoi vicini. Non si tratta di negare l’affetto, ma di subordinarlo: viene chiesto al discepolo di posporre, quando è necessario, anche coloro che, per volontà di Dio, occorre amare: i propri familiari» (G. Rossé). Si tratta quindi di una condizione comune, che può capitare a ciascun credente in Gesù nei rapporti con i familiari ma anche con propri vicini, insomma con quelli che possono risultare un eventuale ostacolo all’essere discepoli. Non si fatica, infatti, a intravedere nelle coppie di termini “padre-madre”, “figlio-figlia”, “fratelli-sorelle” (che raccogliamo sia da Luca sia da Matteo) l’artificio retorico semitico del merismo, con il quale si intende tutto quanto compreso nei termini estremi (come per l’“entrare-uscire” del Sal 121,8, «quando esci e quando entri», che indica ogni momento tra i due momenti dell’entrare e uscire di casa); nel nostro caso, insomma, si deve subordinare ogni relazione umana a quella con Dio. Non perché le relazioni vengano umiliate, ma si accrescano nell’amore.

Indicazioni per tutti i credenti in Cristo, abbiamo già detto, e per ogni momento della vita. Certo, però, chiunque ha lasciato la propria casa per una scelta di totale consacrazione a Dio potrebbe spiegare questi versetti con la propria esperienza, magari di sofferenza, per il distacco o per l’incomprensione o il disprezzo dei familiari. Cosa dire poi delle divisioni che avranno avuto luogo al tempo dei primi cristiani, quando questi si sono divisi dai fratelli nella fede che non credevano in Gesù?

Seguono le parole sul portare la croce, già incontrate in Lc 9,23, e infine le due brevi parabole. Come detto all’inizio di questo commento, è da lì che si parte per capire che cosa comporti essere discepoli. Queste parabole hanno in comune un denominatore che è l’idea della lotta e della perseveranza. Seguire Gesù è come costruire una torre: occorre impegno e costanza, come il costruire una casa sulla roccia (cf. Mt 7,24); è come andare in guerra, perchè spesso ogni la rinuncia quotidiana agli averi comporta davvero una lotta.

Fonte

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Letture della
XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?

Dal libro della Sapienza
Sap 9, 13-18
 

Quale uomo può conoscere il volere di Dio?
Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?
 
I ragionamenti dei mortali sono timidi
e incerte le nostre riflessioni,
perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima
e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni.
 
A stento immaginiamo le cose della terra,
scopriamo con fatica quelle a portata di mano;
ma chi ha investigato le cose del cielo?
 
Chi avrebbe conosciuto il tuo volere,
se tu non gli avessi dato la sapienza
e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?
 
Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra;
gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito
e furono salvati per mezzo della sapienza

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 89 (90)

R. Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte. R.
 
Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca. R.
 
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi! R.
 
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda. R.

Seconda Lettura

Accoglilo non più come schiavo, ma come fratello carissimo.

Dalla lettera a Filèmone
Fm 9b-10.12-17

 
Carissimo, ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore.
 
Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario.
 
Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore.
Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso.

Parola di Dio

Vangelo

Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14, 25-33

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Parola del Signore

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