Commento al Vangelo di domenica 8 Settembre 2019 – don Luciano Labanca

L’annotazione iniziale del Vangelo di questa domenica, in cui una folla immensa è con Gesù, ci porta a riflettere su un aspetto della nostra vita ecclesiale. Quante volte anche noi cristiani, nelle nostre parrocchie, nelle nostre assemblee domenicali, nelle iniziative ecclesiali, ragioniamo in termini di numeri! Eravamo proprio in tanti!!

C’era tanta gente!! Quel giorno con Gesù erano veramente in tanti, lo seguivano, erano attratti dalla sua presenza e dalla sua parola. Gesù, però, ne approfitta per guardare più alla qualità del discepolato, che alla quantità dei presenti. Di tutti quelli, quanti veramente erano discepoli? Questo richiamo forte di Gesù, tocca tutti noi: siamo veramente suoi discepoli? Per ben tre volte, nel brano di questa domenica, Gesù sottolinea delle chiare condizioni per il discepolato.

Con Lui non è sufficiente un part-time: o tutto o niente. La fede e la Sua sequela non tollerano secondi posti nella scala delle priorità. Gesù lo fa capire con un’espressione forte: parla addirittura di “odiare”. Evidentemente il suo è il linguaggio tipicamente semitico: per dire “amare di meno”, usa l’opposto dell’amore che è l’odio. Questo odio, chiaramente, non è da prendere alla lettera, altrimenti Gesù verrebbe a contraddire il IV comandamento del Decalogo: “onora il padre e la madre”, indirizzo che più volte ha ripreso nella sua predicazione. Il punto, però, è un altro: Egli non tollera di stare al secondo posto!

Nulla e nessuno può distogliere un vero discepolo dal mettere Lui al primo posto. Neanche la propria vita, come ci insegnano tanti martiri conosciuti e sconosciuti, che pur di non perdere Lui, hanno preferito “perdere” la loro vita. Un’altra condizione per essere discepoli suoi è quella di portare la croce. Come in un fast-forward, Gesù conduce quella folla sotto il Calvario. Quanti di quelli saranno disposti a seguirlo li? Il vero discepolo porta ogni giorno la croce: non nel senso di sfuggire alla realtà che vive, ma vivendola invece fino in fondo, con tutte le sfide e le prove che essa reca in sè.

Mai, però, da soli! Se entriamo nell’ottica della fede, ogni croce umana è sempre unita alla Sua. Non perché ci sia una dose di masochismo nella vita cristiana, ma semplicemente perché sappiamo bene qual è la meta di questo cammino: la gloria della sua Resurrezione! Fortemente coinvolgenti, poi, sono le due piccole parabole conclusive: la sequela di Gesù è una grossa impresa che richiede attenzione e impegno, proprio come la costruzione di una torre e lo schieramento di un esercito in battaglia. Un vero discepolo, prima di iniziare, si pone in silenzio ed introspezione, per chiedersi: voglio veramente intraprendere questa avventura? Voglio mettercela tutta? Uno come Gesù, che non ci ha amato per scherzo, ma donando totalmente la sua vita per noi, si aspetta da noi una risposta altrettanto totale.

E allora di quella folla numerosa, quanti veramente sono all’altezza di questo discepolato? Come dice un proverbio popolare: “meglio pochi, ma buoni”. Proprio come il lievito che, rispetto alla massa del pane è poca cosa, eppure fa fermentare tutta la massa!

Fonte – il blog di don Luciano

Letture della
XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?

Dal libro della Sapienza
Sap 9, 13-18
 

Quale uomo può conoscere il volere di Dio?
Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?
 
I ragionamenti dei mortali sono timidi
e incerte le nostre riflessioni,
perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima
e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni.
 
A stento immaginiamo le cose della terra,
scopriamo con fatica quelle a portata di mano;
ma chi ha investigato le cose del cielo?
 
Chi avrebbe conosciuto il tuo volere,
se tu non gli avessi dato la sapienza
e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?
 
Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra;
gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito
e furono salvati per mezzo della sapienza

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 89 (90)

R. Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte. R.
 
Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca. R.
 
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi! R.
 
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda. R.

Seconda Lettura

Accoglilo non più come schiavo, ma come fratello carissimo.

Dalla lettera a Filèmone
Fm 9b-10.12-17

 
Carissimo, ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore.
 
Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario.
 
Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore.
Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso.

Parola di Dio

Vangelo

Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14, 25-33

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Parola del Signore

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