Commento al Vangelo di domenica 8 Settembre 2019 – d. Giacomo Falco Brini

Apparentemente anche Gesù poteva sembrare un “influencer”, visto che tanti andavano con lui (Lc 14,25). Invece no, al Signore non interessava affatto avere con sé una folla di proseliti. Egli era un pescatore di uomini con cui cercare una relazione nuova, sincera e affettuosa, intento a formarli perché diventassero a loro volta capaci di affascinare altri al vangelo. Per questo, guardando chi lo seguiva, alzava l’asticella parlando senza mezze misure più o meno così: “se il tuo amore per me non viene prima di quello che hai per genitori, moglie/marito e figli, fratelli e sorelle o amici, in una sola parola prima di tutti gli altri, allora non diventerai mai mio discepolo (Lc 14,26).” Il primo criterio del discepolato tocca la dimensione affettiva. Ogni amore va ordinato attorno all’amore per Gesù; diversamente, anche una relazione affettiva molto umana può allontanare da Lui. A tanti sembra che qui il Signore pianti un’esigenza eccessiva ed incomprensibile. Ma è una prima condizione da accogliere, se si vuole veramente essere suoi discepoli: non anteporre nulla all’amore di Cristo (S.Benedetto da Norcia)

Chiariamo: è evidente che Gesù non vuole instaurare alcun antagonismo con le persone che Egli, tra l’altro, ama più di noi. Solo chi ha deciso di interpretare la propria vita dentro la storia di Gesù, solo chi si fida di Lui può comprendere e accogliere le condizioni del discepolato. Infatti, chi lo mette al 1° posto negli affetti, alla lunga non si vede sottrarre genitori, moglie/marito, figli, ecc.ecc. Vede piuttosto che tutti vanno al loro posto, in un’armonia che il suo stesso Spirito crea nel cuore del discepolo. Altra condizione: se non si porta la propria croce andando dietro, non davanti al Signore, allora si sta cercando qualcos’altro (Lc 14,27). Gesù non ci invita solo a prendere (Lc 9,23) ma a portare la nostra croce. Una cosa è prenderla, altra cosa è portarla. Il primo gesto suppone solo l’atto di sollevamento di un peso; il secondo un camminare trasportando quel peso. La nuova vita in Cristo cresce nell’arco dell’esistenza trasportando liberamente quella parte di peso che ci tocca, per poi scoprire, mentre si cammina, che Gesù stesso porta l’altra parte, quella per me “insopportabile”: il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero (Mt 11,30). La croce è un mistero multiforme da accogliere, non da schivare, se si vuole entrare nel segreto dell’amicizia con Gesù!

Perciò, ecco le due piccole parabole a supporto dell’insegnamento (Lc 14,28-32): vuoi seguire Gesù? Bisogna pensarci bene! Ci vuole ponderazione e discernimento nel camminare dietro il Signore. Perché la nostra vita è come la costruzione di una torre o come la preparazione di una battaglia. Mentre si sta costruendo, bisogna verificare come e su cosa si sta costruendo. Mentre ci si prepara alla battaglia, bisogna accertare a cosa si si guarda e su quale forza si sta contando. Perché se il progetto su cui si costruisce è simile in ambizione alla torre di Babele, allora sarà un fallimento: vuol dire che invece di andare avanti arricchendo davanti a Dio si è solo pensato di arricchirsi davanti agli uomini. Ogni torre di questo tipo crollerà inesorabilmente, perché pensava di avere in sé stessa risorse e mezzi per portare a termine l’opera. Così pure per colui che pensa di poter affrontare un nemico in guerra che gli è superiore facendo leva sulle sue sole forze, ovvero sugli stessi mezzi (anche se numericamente inferiori) che usa il nemico: chi fa questo, si sta già consegnando a lui! Ma allora, chi davvero può diventare suo discepolo?

Considerando le sue richieste, vediamo che la porta per diventare suoi amici è davvero stretta (Lc 13,24). Tutti ci troviamo troppo ingombranti per riuscire ad entrare. Nessuno ce la fa, o perlomeno, io non ce la faccio a corrispondere. Ma questo è esattamente lo scopo del vangelo: convincerci e farci confessare la nostra impossibilità a seguire Gesù. Rientrato nella verità di me stesso, nell’umile speranza che ripongo solo nel Signore e nell’accettazione della mia radicale debolezza nel seguirlo, Egli diventa poco a poco la mia sola vera forza. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo (Lc 14,33). L’ultimo versetto del vangelo ci riporta a quello di domenica scorsa. Se il Regno è per i poveri e gli esclusi, bisogna che io mi ritrovi tra essi. Per stare in amicizia con Gesù bisogna scegliere il suo stesso posto, l’ultimo. È la sintesi delle condizioni per accogliere il dono del discepolato. Il primo ostacolo all’amicizia intima con Lui, è l’amore di ogni ricchezza e dei primi posti, vero ingombro dell’anima di cui ci si deve liberare per diventare suoi discepoli.

Fonte

Letture della
XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica.

Dal libro del Qoèlet
Qo 1,2; 2,21-23

 
Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità: tutto è vanità.
 
Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e un grande male.
 
Infatti, quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa. Anche questo è vanità!
Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 89 (90)
R. Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.

Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte. R.
 
Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca. R.
 
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi! R.
 
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda. R.

Seconda Lettura

Cercate le cose di lassù, dove è Cristo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési
Col 3,1-5.9-11

 
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
 
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.
 
Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria.
 
Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato.
 
Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.

Parola di Dio

Vangelo

Quello che hai preparato, di chi sarà?

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 12, 13-21

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

Parola di Dio

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