Commento al Vangelo di domenica 8 Agosto 2021 – p. Alessandro Cortesi op

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p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.

“Elia, impaurito … si inoltrò nel deserto per una giornata di cammino e andò a sedersi sotto un ginepro. Desideroso di morire disse: ‘ora basta, Signore! Prendi la mia vita…”

Elia è profeta che ha risposto alla chiamata di Dio e per questo si è scontrato non solo con i poteri religiosi, i profeti di Baal (1Re 18,40) ma anche con il potere politico: la regina Gezabele infatti lo fa ricercare per ucciderlo.

In fuga nel deserto Elia vive la solitudine fino a dire ‘basta Signore, ora è troppo’: in lui si riflette l’esperienza di chi ha posto la sua vita nelle mani di Dio e si scontra con le difficoltà e le persecuzioni. Il cammino di Elia ripercorre quello di Mosè che aveva vissuto nel deserto n solitudine nella sua fuga , poi alla guida del popolo aveva attraversato ancora un altro deserto. Ora Elia, nel deserto e nella solitudine, ripercorre i passi di quel cammino.

Proprio in questo momento scopre che un messaggero, un angelo, lo invita a prendere e mangiare: pane e acqua. Sono i segni di una vicinanza di Dio che non abbandona mai i suoi servi. Ed è nutrimento che permette di andare avanti. E’ così accompagnato, lui profeta, a scoprire la presenza di Dio vicino in modo nuovo. Elia potrà fare questo cammino solamente con la forza di quel pane e acqua, doni inattesi.

Nel capitolo 6 del IV vangelo strutturato attorno al segno del pane sono descritte due reazioni. I ‘giudei’ (nel IV vangelo figura simbolica di chi si pone di fronte a Gesù nel rifiuto) mormorano perché conoscono Gesù e la sua provenienza e così dicono la loro ostilità perché ha detto “io sono il pane disceso dal cielo”.

L’atteggiamento di Gesù è diverso, parla del Padre ed invita a credere. I giudei non accettano che Dio possa esser vicino. Gesù propone loro di lasciarsi attirare dal Padre e di aprirsi ad accogliere un volto di Dio sorprendente, che scardina i nostri schemi. L’incontro con Dio si rende possibile nell’incontro con lui, nel lasciarsi nutrire da lui: “Io sono il pane vivo”. Pane vivente è un’esistenza spezzata e condivisa che esprime la vita di Dio. Gesù propone non un nutrimento materiale ma il pane quale segno della sua stessa vita per la vita di tutti. “I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.

E’ qui utilizzato il termine ‘carne’ (sarx) che faceva riferimento alla carne degli animali macellati, alla dimensione più fragile del corpo umano. Nel IV vangelo questo termine è presente nel prologo: ‘e il Verbo si fece carne e pose la sua tenda in mezzo a noi’. Indica la presenza di Dio vicino, capace di condividere la totalità della vita in tutte le sue dimensioni. Gesù rivela il volto di un Dio che prende su di sé tutto l’umano. Il dono del pane, carne di Cristo consegnata per la vita del mondo, è continuazione del mistero dell’incontro tra Dio e l’uomo (l’incarnazione) ed è vita donata di Gesù, uomo per gli altri.