Commento al Vangelo di domenica 6 maggio 2012 – padre Bruno Secondin

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Nella quinta Domenica di Pasqua, la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesรน parla ai suoi discepoli con una similitudine tratta dalla vita agreste: Lui รจ la vite vera โ€“ afferma – e il Padre suo รจ lโ€™agricoltore. Quindi aggiunge:

โ€œIo sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perchรฉ senza di me non potete far nullaโ€.

Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del carmelitano, padre Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Universitร  Gregoriana:

Ancora una immagine dalla campagna: la vite e i tralci. Immagine forse piรน familiare ancora di quella del pastore, proprio in questa stagione in cui profumano i fiori della vite. Anche questa similitudine รจ introdotta dalla espressione: โ€œio sonoโ€, dalle assonanze molto ricche. Non รจ una somiglianza posta allโ€™esterno del nostro vivere: qui si tratta di un amore che sale dalla radice, segnale di terra e di sole, di pioggia e di vento, che fa screpolare la corteccia e poi fa maturare il grappolo pieno e dolce. Ma solo se il tralcio rimane ben connesso al tronco, se attende con pazienza questa linfa vitale, goccia dโ€™amore dopo goccia, puรฒ crescere il grappolo. E perchรฉ non si disperda questa linfa in rivoli sterili, avviene la potatura; per concentrare lo sforzo, per una feconditร  piena e non dispersa. Questo รจ lo stile delle relazioni fra noi e Gesรน: una linfa vitale sale dalla sua vita santa, dalla sua misericordia, dalle sue radici, che sono fedeltร  al Padre dellโ€™alleanza. E riempie la nostra sete di amore e di vita, la nostra passione per la vita, il nostro bisogno di feconditร . E Lui fa in noi โ€œmolto fruttoโ€, per suo dono. Ma bisogna restare ben uniti a Lui, per sentire i presagi del frutto succoso.

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