Commento al Vangelo di domenica 11 marzo 2018 – Enzo Bianchi

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La gloria dellโ€™amore

Enzo Bianchi

Domenica scorsa abbiamo ascoltato nel quarto vangelo lโ€™annuncio che Gesรน รจ ormai il tempio di Dio, cioรจ il luogo della comunione con Dio (cf. Gv 2,19.21). E abbiamo conosciuto ancora una volta come la lettura del quarto vangelo richieda una fatica piรน grande per la comprensione del Vangelo, della buona notizia in esso contenuta. Oggi eccoci nuovamente di fronte a un altro brano del vangelo giovanneo, a un testo per molti aspetti difficile: Giovanni, infatti, ha una visione che va colta al di lร  di quello che scrive, una visione piรน profonda, che non รจ โ€“ potremmo dire โ€“ la nostra visione umana, ma appartiene solo a chi ha la fede in Gesรน, dunque una visione ispirata dallo sguardo di Dio sulla vicenda di Gesรน.

Giovanni รจ stato testimone della passione e morte di Gesรน sul Golgota, quel venerdรฌ, vigilia della Pasqua, 7 aprile dellโ€™anno 30 della nostra era. Ha visto la sofferenza di Gesรน, il disprezzo che egli subiva da parte dei carnefici e soprattutto quel supplizio vergognoso e terribile โ€“ โ€œcrudelissimum taeterrimumque suppliciumโ€, come lo definisce Cicerone (Contro Verre II,5,165) โ€“ che era la croce. Ha visto questa scena con i suoi occhi ma, dopo la resurrezione di Gesรน, nella fede piena, nella contemplazione e meditazione di questo evento, giunge a leggerlo in modo altro rispetto ai vangeli sinottici. In quei vangeli Gesรน aveva annunciato per tre volte la โ€œnecessitร โ€ della sua passione, morte e resurrezione, e per tre volte tale annuncio aveva atterrito i discepoli (cf. Mc 8,31-33 e par.; 9,30-32 e par.; 10,32-34 e par.). Anche il quarto vangelo attesta che per tre volte Gesรน ha parlato di questa necessitas, ma lo fa con un linguaggio altro: ciรฒ che nei sinottici รจ infamia, tortura, supplizio in croce, per Giovanni diventa invece un โ€œinnalzamentoโ€, cioรจ una gloria.

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Nel nostro brano risuona il primo dei tre annunci fatti da Gesรน: โ€œรˆ necessario che il Figlio dellโ€™uomo sia innalzatoโ€. Effettivamente Gesรน, appeso al legno, รจ stato innalzato da terra, ma per Giovanni questo innalzamento da terra non รจ riducibile allโ€™innalzamento fisico del suo corpo sulla croce, bensรฌ รจ un essere innalzato gloriosamente e messo in alto da Dio, un essere glorificato, cioรจ rivelato nella sua gloria. Per Giovanni โ€œessere innalzatoโ€ (verbo hypsรณo) รจ anche โ€œessere glorificatoโ€ (verbo doxรกzo: cf. Gv 7,59; 8,54, ecc.), essere sulla croce รจ essere alla destra del Padre. Per questo Gesรน dice anche: โ€œQuando avrete innalzato il Figlio dellโ€™uomoโ€, ossia lo avrete materialmente messo in croce, โ€œallora conoscerete che Io Sono (egรณ eimi: cf. Es 3,14)โ€ (Gv 8,28), che io sono come Dio. E ancora: โ€œIo, quando sarรฒ innalzato da terra, attirerรฒ tutti a meโ€ (Gv 12,32). Questโ€™ora dellโ€™innalzamento รจ dunque lโ€™ora della glorificazione (cf. Gv 12,23; 13,31-32), lโ€™ora nella quale Gesรน attira a sรฉ tutta lโ€™umanitร  (cf. Gv 12,32), lโ€™ora della passione e della croce. Nel quarto vangelo passione e Pasqua sono lo stesso mistero, unico e inscindibile, e lโ€™ora della passione รจ lโ€™ora dellโ€™epifania dellโ€™amore.

Sรฌ, dobbiamo confessare che questo sguardo giovanneo sulla croce non รจ facilmente accettabile da noi umani, eppure questa รจ la vera e profonda comprensione della croce di Gesรน: la croce รจ stata materialmente un supplizio, ma รจ stata anche un alzare il velo su come Gesรน โ€œha amato i suoi fino allโ€™estremo (eis tรฉlos)โ€ (Gv 13,1); รจ stata una morte da maledetto da Dio e dagli uomini (cf. Dt 21,23; Gal 3,13), crocifisso a mezzโ€™aria perchรฉ Gesรน non era degno nรฉ del cielo nรฉ della terra, eppure proprio sulla croce egli riconciliava cielo e terra, faceva cadere ogni barriera e apriva il Regno allโ€™umanitร , portando lโ€™umanitร  in Dio (cf. Ef 2,14-16). Sulla croce moriva un uomo solo e abbandonato, ma questโ€™uomo narrava che โ€œlโ€™amore piรน grande รจ dare la vita per gli amiciโ€ (cf. Gv 15,13).

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Questa รจ la lettura paradossale della croce fatta da Giovanni. Questo รจ il Vangelo che Gesรน rivela a Nicodemo, un esperto delle Scritture che perรฒ Gesรน definisce โ€œignoranteโ€ (cf. Gv 3,10): un โ€œmaestro in Israeleโ€ che non conosce lโ€™azione di Dio nella sua veritร  profonda. Per cercare di spiegargli questa โ€œnecessitร โ€ della passione e morte del Messia, Figlio dellโ€™uomo, Gesรน tenta un paragone con un fatto avvenuto a Israele nel deserto, dopo lโ€™uscita dallโ€™Egitto. Secondo il libro dei Numeri, gli ebrei furono attaccati da serpenti mortiferi, e allora Mosรจ innalzรฒ su unโ€™asta un serpente di bronzo: chi lo guardava, anche se morso dai serpenti restava in vita, era salvato (cf. Nm 21,4-9). Questo racconto antico viene reinterpretato dal libro della Sapienza che fa una lettura altra dellโ€™evento, cogliendo nel serpente โ€œun segno di salvezzaโ€ (Sap 16,6): โ€œchi si volgeva a guardarlo era salvato non per mezzo dellโ€™oggetto che vedeva, ma da te, Salvatore di tuttiโ€ (Sap 16,7).

Gesรน dunque rivela โ€œle cose del cieloโ€ (Gv 3,12) di cui aveva parlato a Nicodemo, esprimendo la necessitas dellโ€™innalzamento del Figlio dellโ€™uomo, โ€œaffinchรฉ chiunque crede in lui non perisca ma abbia la vita per sempre โ€: innalzamento del Figlio unico di Dio, donato da Dio al mondo proprio a causa del suo amore per il mondo, ossia per tutta lโ€™umanitร . Dio รจ colui che ama, Dio รจ colui che dona il suo Figlio unico, Dio รจ colui che lo innalza. In queste azioni di Dio รจ raccontato il suo amore: dunque la discesa dal cielo (cf. Gv 3,13), lโ€™incarnazione in una vita umana, la passione culminante nel innalzamento sulla croce sono la manifestazione dellโ€™amore di Dio per lโ€™umanitร .

Dobbiamo essere molto attenti e vigilanti nellโ€™ascolto: le parole di Gesรน a Nicodemo non indicano la croce come abbandono del Figlio alla morte da parte del Padre, ma ci rivelano un amore unico del Padre e del Figlio per tutta lโ€™umanitร . Il Figlio Gesรน Cristo, proprio quale dono per lโ€™umanitร , ha vissuto la sua esistenza donando la vita, suscitando la vita, trasmettendo la vita. Il Padre, a sua volta, non ha voluto la discesa del Figlio e la sua incarnazione per giudicare il mondo, ma per salvarlo attraverso lโ€™adesione e la risposta allโ€™amore. La presenza di Gesรน esige che ognuno operi ora la sua scelta, perchรฉ ora avviene il giudizio, perchรฉ ora di fronte a Gesรน รจ possibile scegliere la tenebra o la luce, che non sono un destino ma dipendono da ciascuno di noi nel suo porsi di fronte allโ€™amore rivelato.

Viene qui adombrato il ministero dellโ€™incredulitร , che non รจ rifiuto di una dottrina, di unโ€™idea o di una morale, ma รจ qualcosa di molto piรน radicale: รจ rifiuto della fiducia, rifiuto della speranza, rifiuto dellโ€™amore. Sรฌ, da una parte cโ€™รจ lโ€™amore incondizionato di Dio, offerto a tutti gli esseri umani e mostrato nel dono del Figlio unico fatto uomo per essere uno di noi e vivere tra di noi e con noi; dallโ€™altra vi รจ da parte nostra la possibilitร  di rispondere allโ€™amore con lโ€™amore o, al contrario, di rifiutare lโ€™amore, di non credere allโ€™amore e cosรฌ di escluderci, collocandoci nella tenebra dellโ€™odio e della morte. Nel quarto vangelo la fede e il credere sono sempre un operare nellโ€™amore, come Gesรน dirร : โ€œQuesta รจ lโ€™opera, lโ€™azione richiesta da Dio: credere in colui che egli ha mandatoโ€ (Gv 6,29).

Ecco dunque la via tracciata di fronte a noi: chi fa la veritร , cioรจ sa rispondere allโ€™amore con azioni, manifesta che queste azioni sono operate da Dio stesso in lui. Cosรฌ il credente vive giร  ora la โ€œvita eternaโ€. โ€œDio vuole che tutti gli umani siano salvatiโ€ (1Tm 2,4), proclama lโ€™Apostolo Paolo; vuole che tutti โ€œabbiano la vita e lโ€™abbiano in abbondanzaโ€ (Gv 10,10). Per questo Dio dona se stesso, il proprio Figlio unico e amato, al mondo che anela alla salvezza.

p. Enzo Bianchi – Qui tutti i precedenti commenti al Vangelo della domenica

Fonte: Monastero di bose

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
dellaย IV Domenica del Tempo di Quaresima – Anno B

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 11 Marzo 2018 anche qui.

Gv 3, 14-21
Dal Vangelo secondo Giovanni

14E come Mosรฉ innalzรฒ il serpente nel deserto, cosรฌ bisogna che sia innalzato il Figlio dellโ€™uomo, 15perchรฉ chiunque crede in lui abbia la vita eterna. 16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perchรฉ chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perchรฉ il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non รจ condannato; ma chi non crede รจ giร  stato condannato, perchรฉ non ha creduto nel nome dellโ€™unigenito Figlio di Dio. 19E il giudizio รจ questo: la luce รจ venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato piรน le tenebre che la luce, perchรฉ le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perchรฉ le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la veritร  viene verso la luce, perchรฉ appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dioยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 11 – 17 Marzo 2018
  • Tempo di Quaresimaย IV
  • Colore Viola
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 4

Fonte: LaSacraBibbia.net

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