La gloria dellโamore

Domenica scorsa abbiamo ascoltato nel quarto vangelo lโannuncio che Gesรน รจ ormai il tempio di Dio, cioรจ il luogo della comunione con Dio (cf. Gv 2,19.21). E abbiamo conosciuto ancora una volta come la lettura del quarto vangelo richieda una fatica piรน grande per la comprensione del Vangelo, della buona notizia in esso contenuta. Oggi eccoci nuovamente di fronte a un altro brano del vangelo giovanneo, a un testo per molti aspetti difficile: Giovanni, infatti, ha una visione che va colta al di lร di quello che scrive, una visione piรน profonda, che non รจ โ potremmo dire โ la nostra visione umana, ma appartiene solo a chi ha la fede in Gesรน, dunque una visione ispirata dallo sguardo di Dio sulla vicenda di Gesรน.
Giovanni รจ stato testimone della passione e morte di Gesรน sul Golgota, quel venerdรฌ, vigilia della Pasqua, 7 aprile dellโanno 30 della nostra era. Ha visto la sofferenza di Gesรน, il disprezzo che egli subiva da parte dei carnefici e soprattutto quel supplizio vergognoso e terribile โ โcrudelissimum taeterrimumque suppliciumโ, come lo definisce Cicerone (Contro Verre II,5,165) โ che era la croce. Ha visto questa scena con i suoi occhi ma, dopo la resurrezione di Gesรน, nella fede piena, nella contemplazione e meditazione di questo evento, giunge a leggerlo in modo altro rispetto ai vangeli sinottici. In quei vangeli Gesรน aveva annunciato per tre volte la โnecessitร โ della sua passione, morte e resurrezione, e per tre volte tale annuncio aveva atterrito i discepoli (cf. Mc 8,31-33 e par.; 9,30-32 e par.; 10,32-34 e par.). Anche il quarto vangelo attesta che per tre volte Gesรน ha parlato di questa necessitas, ma lo fa con un linguaggio altro: ciรฒ che nei sinottici รจ infamia, tortura, supplizio in croce, per Giovanni diventa invece un โinnalzamentoโ, cioรจ una gloria.
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Nel nostro brano risuona il primo dei tre annunci fatti da Gesรน: โร necessario che il Figlio dellโuomo sia innalzatoโ. Effettivamente Gesรน, appeso al legno, รจ stato innalzato da terra, ma per Giovanni questo innalzamento da terra non รจ riducibile allโinnalzamento fisico del suo corpo sulla croce, bensรฌ รจ un essere innalzato gloriosamente e messo in alto da Dio, un essere glorificato, cioรจ rivelato nella sua gloria. Per Giovanni โessere innalzatoโ (verbo hypsรณo) รจ anche โessere glorificatoโ (verbo doxรกzo: cf. Gv 7,59; 8,54, ecc.), essere sulla croce รจ essere alla destra del Padre. Per questo Gesรน dice anche: โQuando avrete innalzato il Figlio dellโuomoโ, ossia lo avrete materialmente messo in croce, โallora conoscerete che Io Sono (egรณ eimi: cf. Es 3,14)โ (Gv 8,28), che io sono come Dio. E ancora: โIo, quando sarรฒ innalzato da terra, attirerรฒ tutti a meโ (Gv 12,32). Questโora dellโinnalzamento รจ dunque lโora della glorificazione (cf. Gv 12,23; 13,31-32), lโora nella quale Gesรน attira a sรฉ tutta lโumanitร (cf. Gv 12,32), lโora della passione e della croce. Nel quarto vangelo passione e Pasqua sono lo stesso mistero, unico e inscindibile, e lโora della passione รจ lโora dellโepifania dellโamore.
Sรฌ, dobbiamo confessare che questo sguardo giovanneo sulla croce non รจ facilmente accettabile da noi umani, eppure questa รจ la vera e profonda comprensione della croce di Gesรน: la croce รจ stata materialmente un supplizio, ma รจ stata anche un alzare il velo su come Gesรน โha amato i suoi fino allโestremo (eis tรฉlos)โ (Gv 13,1); รจ stata una morte da maledetto da Dio e dagli uomini (cf. Dt 21,23; Gal 3,13), crocifisso a mezzโaria perchรฉ Gesรน non era degno nรฉ del cielo nรฉ della terra, eppure proprio sulla croce egli riconciliava cielo e terra, faceva cadere ogni barriera e apriva il Regno allโumanitร , portando lโumanitร in Dio (cf. Ef 2,14-16). Sulla croce moriva un uomo solo e abbandonato, ma questโuomo narrava che โlโamore piรน grande รจ dare la vita per gli amiciโ (cf. Gv 15,13).
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Questa รจ la lettura paradossale della croce fatta da Giovanni. Questo รจ il Vangelo che Gesรน rivela a Nicodemo, un esperto delle Scritture che perรฒ Gesรน definisce โignoranteโ (cf. Gv 3,10): un โmaestro in Israeleโ che non conosce lโazione di Dio nella sua veritร profonda. Per cercare di spiegargli questa โnecessitร โ della passione e morte del Messia, Figlio dellโuomo, Gesรน tenta un paragone con un fatto avvenuto a Israele nel deserto, dopo lโuscita dallโEgitto. Secondo il libro dei Numeri, gli ebrei furono attaccati da serpenti mortiferi, e allora Mosรจ innalzรฒ su unโasta un serpente di bronzo: chi lo guardava, anche se morso dai serpenti restava in vita, era salvato (cf. Nm 21,4-9). Questo racconto antico viene reinterpretato dal libro della Sapienza che fa una lettura altra dellโevento, cogliendo nel serpente โun segno di salvezzaโ (Sap 16,6): โchi si volgeva a guardarlo era salvato non per mezzo dellโoggetto che vedeva, ma da te, Salvatore di tuttiโ (Sap 16,7).
Gesรน dunque rivela โle cose del cieloโ (Gv 3,12) di cui aveva parlato a Nicodemo, esprimendo la necessitas dellโinnalzamento del Figlio dellโuomo, โaffinchรฉ chiunque crede in lui non perisca ma abbia la vita per sempre โ: innalzamento del Figlio unico di Dio, donato da Dio al mondo proprio a causa del suo amore per il mondo, ossia per tutta lโumanitร . Dio รจ colui che ama, Dio รจ colui che dona il suo Figlio unico, Dio รจ colui che lo innalza. In queste azioni di Dio รจ raccontato il suo amore: dunque la discesa dal cielo (cf. Gv 3,13), lโincarnazione in una vita umana, la passione culminante nel innalzamento sulla croce sono la manifestazione dellโamore di Dio per lโumanitร .
Dobbiamo essere molto attenti e vigilanti nellโascolto: le parole di Gesรน a Nicodemo non indicano la croce come abbandono del Figlio alla morte da parte del Padre, ma ci rivelano un amore unico del Padre e del Figlio per tutta lโumanitร . Il Figlio Gesรน Cristo, proprio quale dono per lโumanitร , ha vissuto la sua esistenza donando la vita, suscitando la vita, trasmettendo la vita. Il Padre, a sua volta, non ha voluto la discesa del Figlio e la sua incarnazione per giudicare il mondo, ma per salvarlo attraverso lโadesione e la risposta allโamore. La presenza di Gesรน esige che ognuno operi ora la sua scelta, perchรฉ ora avviene il giudizio, perchรฉ ora di fronte a Gesรน รจ possibile scegliere la tenebra o la luce, che non sono un destino ma dipendono da ciascuno di noi nel suo porsi di fronte allโamore rivelato.
Viene qui adombrato il ministero dellโincredulitร , che non รจ rifiuto di una dottrina, di unโidea o di una morale, ma รจ qualcosa di molto piรน radicale: รจ rifiuto della fiducia, rifiuto della speranza, rifiuto dellโamore. Sรฌ, da una parte cโรจ lโamore incondizionato di Dio, offerto a tutti gli esseri umani e mostrato nel dono del Figlio unico fatto uomo per essere uno di noi e vivere tra di noi e con noi; dallโaltra vi รจ da parte nostra la possibilitร di rispondere allโamore con lโamore o, al contrario, di rifiutare lโamore, di non credere allโamore e cosรฌ di escluderci, collocandoci nella tenebra dellโodio e della morte. Nel quarto vangelo la fede e il credere sono sempre un operare nellโamore, come Gesรน dirร : โQuesta รจ lโopera, lโazione richiesta da Dio: credere in colui che egli ha mandatoโ (Gv 6,29).
Ecco dunque la via tracciata di fronte a noi: chi fa la veritร , cioรจ sa rispondere allโamore con azioni, manifesta che queste azioni sono operate da Dio stesso in lui. Cosรฌ il credente vive giร ora la โvita eternaโ. โDio vuole che tutti gli umani siano salvatiโ (1Tm 2,4), proclama lโApostolo Paolo; vuole che tutti โabbiano la vita e lโabbiano in abbondanzaโ (Gv 10,10). Per questo Dio dona se stesso, il proprio Figlio unico e amato, al mondo che anela alla salvezza.
p. Enzo Bianchi – Qui tutti i precedenti commenti al Vangelo della domenica
Fonte: Monastero di bose
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
dellaย IV Domenica del Tempo di Quaresima – Anno B
Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 11 Marzo 2018 anche qui.
- Colore liturgico: Viola
- 2 Cr 36, 14-16. 19-23; Sal. 136; Ef 2, 4-10; Gv 3, 14-21
Gv 3, 14-21
Dal Vangelo secondo Giovanni
14E come Mosรฉ innalzรฒ il serpente nel deserto, cosรฌ bisogna che sia innalzato il Figlio dellโuomo, 15perchรฉ chiunque crede in lui abbia la vita eterna. 16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perchรฉ chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perchรฉ il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non รจ condannato; ma chi non crede รจ giร stato condannato, perchรฉ non ha creduto nel nome dellโunigenito Figlio di Dio. 19E il giudizio รจ questo: la luce รจ venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato piรน le tenebre che la luce, perchรฉ le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perchรฉ le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la veritร viene verso la luce, perchรฉ appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dioยป.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 11 – 17 Marzo 2018
- Tempo di Quaresimaย IV
- Colore Viola
- Lezionario: Ciclo B
- Anno: II
- Salterio: sett. 4
Fonte: LaSacraBibbia.net
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