Commento al Vangelo di domenica 3 Marzo 2019 – Salvatore Maurizio Sessa

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Il giudizio del cieco e la preghiera di chi vede

1. Primo sbigottimento

Dopo le folgoranti (e disturbanti) parole di domenica scorsa sullโ€™amore al nemico (cf. Lc 6,27-38) oggi si potrebbe โ€œtranquillamenteโ€ rileggere lo stesso Vangelo e ne avremmo ancora abbastanza per meditarci a lungo, per risentire tutto lโ€™urto che provoca dentro, lรฌ dove viene toccato il nostro io profondo, terreno, non ancora trasfigurato dallo Spirito. Potremmo infatti rivivere un numero imprecisato di volte lo sbigottimento provato da Simon Pietro alla vista delle sue reti tirate quasi fino a spezzarsi per il troppo carico, per troppa abbondanza di pesce (cf. Lc 5,1-11: V Domenica del tempo ordinario). รˆ proprio troppo, anche per il migliore degli autoinganni. Il nostro vero volto viene scoperto e vediamo davvero in che situazione siamo davanti a Dio. Come?

Fissa in faccia il tuo nemico, quello che ti vuole proprio male, e riascolta quelle parole. ยซAmate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odianoโ€ฆยป. Lโ€™unica risposta giusta, probabilmente, รจ proprio quella di Pietro: ยซAllontanati da me perchรฉ sono un peccatore!ยป. รˆ troppo davvero. Siamo troppo diversi. Non riusciamo a sopportare chi vuole la finestra aperta quando รจ evidente (per noi) che cโ€™รจ troppa corrente, figuriamoci chi volesse eliminarci fisicamente. Figli di Dio allora dobbiamo ancora diventarlo secondo tale prospettiva (cf. Lc 6.35: ยซsarete Figli dellโ€™Altissimoยป se amerete i vostri nemici), siamo ancora troppo terra terra (psichici, direbbe san Paolo). Tra il nostro rancore e il comando di Cristo cโ€™รจ tutta la distanza abissale che (ancora) ci separa da Dio e dallโ€™Uomo nuovo che in noi vorrebbe nascere.

Situazione paradossale: Pietro sentendo la sproporzione tra sรฉ e il mistero di Dio che gli รจ salito sulla barca (dopo avergli chiesto il permesso) sta cominciando per la prima volta a vedere. E chi vede, o almeno intravvede la luce della veritร  fatta carne, non sale su una cattedra, ma segue le orme del Maestro che ha avuto il dono di incontrare, e diventa discepolo. Ne vuole sapere di piรน, si dichiara ignorante, non sapiente, non vedente. Bisognoso di una guida sicura. Chissร  quanti consigli aveva dispensato a destra e a manca, quanti giudizi, quante facili condanne. Ma un cieco non puรฒ guidare un altro cieco, pena il dramma o il ridicolo di cadere entrambi in un fosso. Adesso รจ piรน facile accorgersene.

Dopo la vertigine di quel Vangelo, il Maestro oggi prosegue (cf. Lc 6,39-45) e indugia con tono sapienziale su alcune implicazioni che aveva giร  cominciato a spiegare. Prima fra tutte quella sul divieto di giudicare e di condannare. Espressioni che per il parallelismo sinonimico tipico della retorica ebraica si illuminano a vicenda. Non si tratta di astenersi dallโ€™esprimere valutazioni sui fatti, ma di stare attenti a non confondere il peccato con il peccatore, per il quale anzi lโ€™amore al nemico potrebbe esprimersi nelle stesse forme ruvide ma piene di benevolenza appassionata che Gesรน stesso ha riservato ai suoi avversari o a intere comunitร  che non hanno riconosciuto la grazia di Dio qui e ora (cf. solo per rimanere nel vangelo di Luca, Lc 10,13-15; 11,42-54; 17,1; 22,22; ecc.). Sempre attuale al proposito lโ€™ammonimento dellโ€™apostolo Paolo: ยซFratelli, non comportatevi da bambini nei giudizi. Quanto a malizia, siate bambini, ma quanto a giudizi, comportatevi da uomini maturiยป (1Cor 14,20).

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2. Secondo sbigottimento

Qui allora si tratta ancora una volta di โ€œaccorgersiโ€ prima di tutto di come siamo messi di fronte a Dio e di fronte ai fratelli. Le insidie dellโ€™autoinganno non danno tregua. Lโ€™uomo vecchio non vuole morire e cerca in tutti i modi di mimetizzarsi da uomo nuovo, ossia lโ€™uomo gentile, premuroso, che fa tutto solo a fin di bene e ti chiede il permesso di aiutarti, avvicinandosi a te in punta di piedi.

Eppure โ€“ ecco lo sconcerto di oggi โ€“ perfino un atteggiamento formalmente rispettoso ed educato (ยซFratello, lascia che tolga la pagliuzza che รจ nel tuo occhioยป) puรฒ celare la trave di una totale cecitร  riguardo alla propria situazione di fronte alla Veritร . Non quelle singole e contingenti โ€œveritร โ€ che spesso scambiamo per lโ€™Assoluto (e lo diventano pure! Come una finestra chiusa o aperta, un condizionatore-freezer o il riscaldamento tarato sul clima sub-sahariano), ma la Veritร  che si รจ appena rivelata come amore sconfinato e gratuito verso ยซglโ€™ingrati e i malvagiยป. รˆ lโ€™atteggiamento puntiglioso e permanente di chi passa al vaglio secondo per secondo tutti gli esseri umani che capitano a tiro per emettere in sequenza, senza soluzione di continuitร , note di merito e di demerito, reazioni di stizza o malcelata sopportazione. E che poi magari fa lo sforzo sovrano di abbassarsi a โ€œcorreggereโ€ il fratello con regale sopportazione e denti stretti. Perchรฉ non puรฒ venire fuori la terribile veritร  che non solo non ama i nemici, ma nemmeno quelli con cui vive tutti i giorni, e che non sopporta come fossero nemici.

Puรฒ sembrare strano o perfino assurda lโ€™idea che il Signore dellโ€™Universo sia interessato alla nostra meschineria, e si metta a perdere tempo con noi con questi consigli sapienziali, ma evidentemente non puรฒ sopportare che la sua creatura piรน amata si renda a tal punto ridicola con questi atteggiamenti goffi e insensati (di fatto Lui stesso si rende ridicolo occupandosi di noi, ma queste sono solo alcune delle conseguenze dellโ€™amore). รˆ una insipienza che certo sul palcoscenico del cosmo non fa onore a chi ha imbastito questo spettacolo di gloria universale e aveva pensato allโ€™essere umano nientedimeno come allโ€™immagine del Figlio suo. La qualifica negativa di โ€œipocritaโ€ (ossia di โ€œattoreโ€) qui รจ del tutto fuori luogo. Sei falso quando non ammetti il male che รจ in te, ma protagonista di una incredibile avventura quando accogli la Veritร , che รจ Cristo.

Questo perchรฉ non devi impersonare un altro, ma vivere la veritร  della tua chiamata, assumere la veritร  del tuo limite, quandโ€™anche fosse la devastante consapevolezza della propria cecitร . Nella misura in cui cresce tale consapevolezza significa che stiamo giร  incominciando a vedere. E chi vedeโ€ฆ prega! Supplica che il Maestro continui a fare il maestro. Perchรฉ noi come guide di noi stessi e di altri abbiamo giร  troppe volte fallito miseramente. Perchรฉ non abbiamo amato abbastanza. Ma non cโ€™รจ amore senza veritร . E se uno si autoinganna, non ingannerร  pure gli altri? Alloraโ€ฆ Signore che io veda! Fammi vedere quanto sono cieco. Perchรฉ questo รจ giร  vedere, รจ giร  ricollocarsi nella veritร  di se stessi, lรฌ dove diamo il permesso a Dio di agire e trasformare tutta la nostra vita.

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