Commento al Vangelo di domenica 3 maggio 2015 – don Mauro Pozzi

Il commento al Vangelo della domenica a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.

LA LINFA DELLO SPIRITO

La conversione di Saulo, poi Paolo di Tarso, è uno degli eventi più straordinari della storia della Chiesa nascente. Il fatto che il Padre abbia scelto come suo più grande apostolo un uomo che era stato uno dei più accaniti persecutori dei cristiani è molto significativo. Il messaggio è chiaro: niente di quello che abbiamo ricevuto da Gesù ce lo siamo meritato, ma tutto è un dono gratuito. Paolo stesso ha fatto di questa esperienza personale il cuore della sua predicazione. Nella mentalità ebraica la religione è l’osservanza della legge. L’Apostolo invece afferma che è la fede in Cristo il cardine di tutto, perché se fossimo capaci di guadagnarci il paradiso con l’adempimento della legge, non sarebbe stato necessario il sacrificio di Gesù. Nel disegno provvidenziale dunque viene scelto un uomo il cui passato fa paura e di cui i fedeli stentano a fidarsi, proprio perché sia chiaro che è lo Spirito che converte il cuore e che Dio, per attuare il suo programma di salvezza, si serve degli uomini e riesce nonostante gli uomini. Nell’Antico Testamento convertirsi significava ritornare all’alleanza di Mosè, cioè voltarsi verso il passato. Con Cristo la conversione è dimenticare il passato e guardare al futuro. Non c’è più Saulo il persecutore cieco, ora c’è Paolo l’apostolo illuminato. Cambiare vita è dunque aprirsi allo Spirito dimenticando quello che siamo stati prima. Non c’è nulla di imperdonabile perché Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa, come ci dice Giovanni nella seconda lettura. Non è su di noi che dobbiamo fare affidamento, ma sullo Spirito Santo. Per aiutarci a capire il Maestro si serve dell’immagine molto efficace della vite e dei tralci. La linfa che nutre i rami e permette loro di fruttificare viene dalle radice e dal fusto. Noi siamo tutti collegati perché animati dallo stesso Spirito. Il cristianesimo non può essere una religione individuale, non può prescindere dalla dimensione comunitaria, perché i rami per vivere devono essere innestati su un unico fusto. Ogni tralcio ha la sua storia, è potato, cioè corretto ed educato dall’Agricoltore, e porta il frutto che può, ma la linfa che lo nutre è quella comune a tutti i tralci della vite. Chi si toglie dalla comunione è destinato alla sterilità di un ramo secco. Rimanete in me, perché senza di me non potete far nulla. La garanzia che siamo in Lui è il dono dello Spirito. Se chiediamo qualcosa a Dio in questo senso, cioè per rimanere in Lui e portare molto frutto, non ci sarà negato. Anche se il nostro passato fosse orribile il futuro è destinato a una meravigliosa fecondità.

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V Domenica del Tempo di Pasqua

Colore liturgico: bianco

Gv 15, 1-8
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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