Commento al Vangelo di domenica 3 Giugno 2018 – ElleDiCi

«PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA»

Queste parole che, suggerite da tutti i quattro racconti dell’istituzione dell’Eucaristia (Mt 26,28; Mc 14,24, Vangelo di oggi; Lc 22,20; 1 Cor 11,25), ripetiamo nella formula consacratoria della Messa, richiamano un aspetto fondamentale sotto cui ci viene presentata oggi l’Eucaristia dalla parola di Dio.

Alleanza antica e nuova

Diciamo al Signore nella quarta preghiera eucaristica: «Molte volte hai offerto agli uomini la tua alleanza, e per mezzo dei profeti hai insegnato a sperare nella salvezza». Più avanti, riferendoci all’Eucaristia che stiamo celebrando, ricordiamo che Gesù ci ha lasciato questo grande mistero «in segno di eterna alleanza».
Per capire qualcosa dell’Eucaristia, dono divino che trascende ogni intelligenza, dobbiamo ricordare le varie tappe della storia della salvezza, che ha come centro l’alleanza tra Dio e il suo popolo. Questa alleanza doveva preparare il dono dell’Eucaristia, sigillo della «nuova ed eterna alleanza» nel sangue versato da Cristo per tutti in remissione dei peccati.

La la lettura richiama uno degli episodi della storia d’Israele in cui il tema dell’alleanza è sottolineato con particolare forza. Dio ha parlato e per mezzo di Mosè ha fatto conoscere al popolo i suoi comandamenti. Il popolo s’impegna ad osservarli. Segno e sigillo del patto è il sangue delle vittime versato sull’altare e asperso sul popolo.
La lettera agli Ebrei dichiara la decadenza di questi riti, propri della legge che doveva essere «come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede» (Gal 3,24). «Non più sangue di capri e di vitelli», ma il sangue di Cristo; non più un’alleanza importante sì, ma provvisoria, ma «una redenzione eterna»; non più purificazioni rituali ed esteriori («purificandoli nella carne»), ma purificazioni della «nostra coscienza dalle opere morte, per servire il Dio vivente». L’affermazione della lettera agli Ebrei si fonda sulla parola stessa di Gesù: «Questo è il mio sangue, il sangue della nuova alleanza, versato per molti».

Convito e sacrificio

«Prendete e mangiatene tutti… prendete e bevetene tutti». L’Eucaristia è la cena, il convito a cui il Signore chiama tutti, perché possiamo vivere la comunione con lui e tra noi: «Questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi… questo è il calice del sangue mio… versato per voi e per tutti». Spiega l’Istruzione Eucharisticum mysterium (n. 3a): «La Messa, o Cena del Signore, è contemporaneamente e inseparabilmente: sacrificio in cui si perpetua il sacrificio della croce; memoriale della morte e della risurrezione del Signore che disse: “fate questo in memoria di me” (Lc 22,19); sacro convito in cui, per mezzo della comunione del Corpo e del Sangue del Signore, il popolo di Dio partecipa ai beni del sacrificio pasquale, rinnova il nuovo patto fatto una volta per sempre nel sangue di Cristo da Dio con gli uomini, e nella fede e nella speranza prefigura e anticipa il convito escatologico nel regno del Padre, annunziando la morte del Signore “fino al suo ritorno”».

All’uno e all’altro aspetto dell’Eucaristia, come sacrificio e come convito, sono invitati a partecipare tutti i fedeli, in quanto «comunità sacerdotale». «Partecipando al sacrificio eucaristico, fonte e apice di tutta la vita cristiana, offrono a Dio la vittima divina e se stessi con essa; così tutti, sia con l’oblazione che con la santa comunione, compiono la propria parte nell’azione liturgica, non però indistintamente, ma chi in un modo e chi in un altro. Cibandosi poi del corpo di Cristo nella santa assemblea, mostrano concretamente l’unità del popolo di Dio, che da questo augustissimo sacramento è felicemente espressa e mirabilmente prodotta» (Lumen Gentium, 11). Perciò la Chiesa «si preoccupa vivamente che i fedeli non assistano come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede, ma che, comprendendolo bene nei suoi riti e nelle sue preghiere, partecipino all’azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente; siano formati dalla parola di Dio; si nutrano alla mensa del corpo del Signore; rendano grazie a Dio; offrendo la vittima senza macchia, non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme con lui, imparino ad offrire se stessi, e di giorno in giorno, per la mediazione di Cristo, siano perfezionati nell’unità con Dio e tra di loro, di modo che Dio sia finalmente tutto in tutti» (Sacrosanctum Concilium, 48). Ci si rende conto che assistere alla Messa senza comunicarsi non è la «partecipazione» che risponde pienamente al disegno di Cristo e al desiderio della Chiesa? Il Concilio va più avanti: «Si raccomanda molto quella partecipazione più perfetta alla Messa, per la quale i fedeli, dopo la comunione del sacerdote, ricevono il corpo del Signore con i pani consacrati in questo sacrificio» (Sacrosanctum Concilium, 55). Si può ignorare questa «racco-mandazione», motivata dal desiderio che si partecipi nel modo migliore alla Messa?

Alleanza che impegna

«Se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa» (Es 19,5-6). Dio, mentre non si stanca di rinnovare le sue promesse al popolo con cui ha stretto l’alleanza, esige da lui la fedeltà a cui il popolo si è impegnato. È soprattutto nel Deuteronomio che Dio ammonisce con insistenza il suo popolo sul dovere della costante fedeltà: «Ora dunque, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, perché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso del paese che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi» (4,1). Dovere che ha la sua espressione più alta nell’amore: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze» (6,43). Cosa significhi questo amore lo comprendiamo meglio nella luce del Nuovo Testamento, soprattutto nella meditazione del dono che Gesù ci ha fatto nell’ultima Cena, allorché: «sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (Gv 13,1). E fu proprio quella sera che Gesù, dopo aver dimostrato con la lavanda dei piedi e col dono del suo corpo e del suo sangue, in qual modo e a qual punto amava «i suoi», che chiamava « figlioli» (Gv 13,33), non più servi ma amici (Gv 15,14-15), assicurandoli che il Padre li ama (Gv 14,21.23; 16,27), che lui stesso li ama (Gv 15,9), fino a dare per loro la vita (Gv 15,13), chiede loro di amarlo (Gv 14,15.21.24.28), di rimanere nel suo amore (Gv 15,9-10), non finisce di insistere sul comandamento suo, sul comandamento nuovo, di amarsi gli uni gli altri (Gv 13,34-35; 15,12-17).
Paolo VI richiamando con forza «l’impegno a mettere in comune», ha recato ad esempio il comportamento dei primi cristiani che «stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune». Questa informazione è data nel quadro d’una presentazione della comunità che menziona anche la «frazione del pane», in un’atmosfera di gioia e di fraternità (At 2,4247). La festa di oggi, se non vuol essere una celebrazione puramente esteriore, deve risvegliare in noi lo spirito della prima comunità. Osserva il Papa: « I primi cristiani, in tal mo-do, hanno spontaneamente praticato il principio, secondo cui i beni di questo mondo sono destinati dal Creatore al soddisfacimento delle necessità di tutti, senza eccezioni. La condivisione cristiana traduce nei fatti questo dovere naturale, reso infinitamente più cogente sotto l’impulso della carità». Dovere che suggerisce « le numerose iniziative dell’amore per il prossimo, a partire dall’elemosina e dal servizio individuale fino agli apporti collettivi per la promozione dei popoli dal punto di vista materiale meno favoriti». C’è da meditare, c’è soprattutto da fare!

«Sion, loda il Salvatore!»

E l’invito a lodare, adorare, ringraziare, implorare il Signore presente nell’Eucaristia. L’adorazione di nostro Signore Gesù Cristo presente sotto le sante specie è uno degli scopi per cui esse si conservano nella chiesa. I fedeli che credono a questa presenza, dono stupendo dell’amore di Cristo, si sentono spontaneamente portati a «prostrarsi presso la santa Eucaristia», per «partecipare più profondamente al mistero pasquale e rispondere con gratitudine al dono di colui che con la sua umanità infonde incessantemente la vita divina nelle membra del suo corpo», aprendo dinanzi a lui il loro cuore per loro stessi e per tutti i loro cari e pregando per la pace e la salvezza del mondo. Altrettanto evidente è che « la fede nella presenza reale del Signore conduce naturalmente alla manifestazione esterna e pubblica di quella fede medesima» (Eucharisticum mysterium, 49-50). A questa manifestazione siamo invitati oggi: che essa sia veramente espressione di fede, di amore per il Signore, di operosa solidarietà e condivisione con i fratelli!

Fonte

Tratto da “Omelie per un anno 1 e 2 – Anno A” – a cura di M. Gobbin – LDC

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DOMENICA del CORPUS DOMINI

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 3 Giugno 2018 anche qui.

Mc 14, 12-16. 22-26
Dal Vangelo secondo Marco

Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 03 – 09 Giugno 2018
  • Tempo Ordinario IX
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

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