Commento al Vangelo di domenica 28 gennaio 2018 – mons. Valentino Vecchi

La profezia non è un privilegio, ma un dovere di tutti i battezzati

Le letture ci parlano della missione del Cristo. Il Vangelo ci presenta Gesù che parla con autorità superiore a quella di un profeta.

La missione del profeta era difficile e anche pericolosa: consolare e in­coraggiare, rimproverare e denunziare, minacciare e annunciare castighi. Il popolo, specie quando veniva rimproverato o minacciato, li considerava come uccelli del malaugurio: e usava contraddirli, schernirli, maltrattarli e spesso metterli a morte.

Veniva anche ai profeti la tentazione di cambiare aria e cercarsi un’occupa­zione più tranquilla e redditizia.

Erano maestri ufficiali del popolo, rappresentanti espressivi di Dio, condot­tieri dello Spirito. Ma solo il Cristo è colui che prende dal Padre e annunzia. Prorompe! Entra nella storia ed impegna tutti.

La profezia non è più un privilegio, ma un dovere di tutti i battezzati; fa parte della vocazione cristiana e della nostra fede: prorompere.

La parola di Dio, oggi, non è sepolta in un libro ma affidata ad una Comunità; costruisce la Comunità e questa rende viva ed efficace la Parola. Ha una funzione critica «contro» ogni ideologia disumanizzante, potere opprimen­te, assolutizzazione, razzismo, sfruttamento, mancanza di rispetto per la vita.

La serie dei falsi profeti non è chiusa. Lupi rapaci in veste di agnelli, per amore di popolarità, per vanità, per politica, dicono di essere in difesa dei poveri, emarginati e oppressi, ma insegnano la ribellione al bene, l’edonismo, Iodio.

Veri profeti sono coloro che si impegnano, che pagano di persona, che donano. C’è bisogno di una verifica continua perché la nostra non sia una contro testimonianza.

VENGANO I PROFETI!

Oggi i «profeti» si sono moltiplicati: c’è chi prende a pretesto il Vangelo e non lo predica; c’è chi si nasconde dietro il Cristo per portare avanti non Lui ma se stesso; c’è chi vuole insegnare al Papa ed ai Vescovi, che hanno il compito di vigilare. Tutti si sentono maturi, autosufficienti, ma pochi conoscono l’arte del discernimento.

Oggi la liturgia ci dà una lezione: non è facile distinguere i veri dai falsi profeti; e, nel contrasto delle voci, molti si chiedono dove sia la verità.

Cerchiamo di capire: i veri profeti sono scomodi, non hanno paura, non hanno peli sulla lingua; i falsi profeti sono accomodanti, cercano potere e usano la dolcezza strisciante o la violenza anonima; e non pagano di persona. Una costante del profetismo autentico è invece la persecuzione a viso aperto. Il profeta di solito fa una brutta fine: Socrate come Gandhi, Savonarola come Luther King.

Ma le profezie, anche sul piano umano, rimangono. Conseguita poi la vittoria, ahimè, la profezia diventa potere ed è nuovamente contestata. L’umani­tà è fatta così: vive sempre in tensione tra opposte sollecitazioni. Il progresso nasce così. Vengano i profeti!

Ma noi parliamo di Gesù, che diceva con autorità cose mai sentite prima. Egli è il profeta per eccellenza e ha reso profeti i Suoi veri discepoli.

Ma i veri profeti nè sanno nè dicono di esserlo. Come individuarli? Gesù disse: dai loro frutti… Il profeta cristiano parla sempre con il Vangelo alla mano; non forza il Vangelo per fargli dire quello che Gesù non disse; non guarda agli interessi del «mondo»; non imbraccia il mitra; per aiutare gli uni non distrugge gli altri; non accetta la parentela fra e Cristo e Marx.

Il vero profeta sa riconoscere i propri limiti, sa diffidare di sè, è umile, aperto al dialogo ed al pluralismo; è disposto a chiarire le sue posizioni, non irride, non dà colpi bassi, non guarda dall’alto, non crea divisioni.

IL SENSO VERO DELLA VERGINITÀ È ESCATOLOGICO E PROFETICO:

INDICA IL NOSTRO MODO DI VIVERE NELL’ETERNITÀ

Nella lettura di oggi ci sono due temi: il profetismo e la verginità. Vorrei parlare del secondo con la forza del primo.

Prego il Signore di darmi labbra pure per parlare con coraggio di un ideale diventato incomprensibile; di una scelta inimmaginabile; di un valore dimen­ticato.

La verginità: cosa significa per S. Paolo? Purtroppo la terminologia corrente è spesso ambigua e ci si riferisce soprattutto ad un fatto tecnico e sessuale. Verginità qui non è un fatto biologico, ma ascetico-religioso; non è contrapposto al matrimonio, ma considerato come una possibilità di vita, segno di una realtà che va «oltre».

Oggi, come al tempo di Cristo e di Paolo, la verginità è un luogo di scandalo e suscita reazioni di incredulità e di disprezzo. A tutti voglio dire subito, come il Vangelo: «Chi può capire, capisce, perchè a pochi è dato di capire». Nessun pregiudizio, dunque, contro il matrimonio o contro le persone sposate: il matrimonio viene da Dio. Ma nessun pregiudizio contro il celibato, se è motivato da una scelta spirituale. Unico è il Signore della vita.

S. Paolo sottolinea una ragione di fondo: diminuire le preoccupazioni umane per un servizio più completo a Dio. Non si tratta di liberarsi dagli oneri della famiglia che limitano la nostra libertà o il nostro egoismo; ma di concentrare il nostro essere in Dio a favore dei fratelli: tutti; di dare a Dio il cuore, senza divisione del cuore.

Il senso vero della verginità, dunque, deriva dalla fede ed è escatologico e profetico: indica il nostro modo di vivere nell’eternità. Nella vita dello spirito, dice Gesù, ci si ama, ma non ci si sposa. Fuori di questa visione di fede, hanno ragione coloro che non la ritengono nemmeno possibile.

Fonte

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
della IV Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

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Mc 1, 21-28
Dal Vangelo secondo Marco
21Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. 22Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. 23Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, 24dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 25E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». 26E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». 28La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 28 Gennaio – 03 Febbraio 2018
  • Tempo Ordinario IV
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 4

Fonte: LaSacraBibbia.net

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