Commento al Vangelo di domenica 28 Aprile 2019 – don Ivan Licinio – Gv 20, 19-31

Aria nuova

Innanzitutto, ancora auguri!

Lo so che abbiamo ripreso il lavoro, la scuola e tutto lo stress quotidiano, ma, amici miei, è ancora Pasqua, perciò auguri! Per tradizione spirituale e liturgica della Chiesa il giorno di Pasqua si dilata per altri otto, così da dare a tutte le gole la possibilità di cantare l’Alleluia pasquale e diffondere per tutto il mondo il messaggio di gioia: Cristo è risorto! Di otto giorni, in otto giorni, da millenni la Chiesa continua a radunarsi per celebrare la buona notizia, proprio ad imitazione della Comunità degli apostoli che l’evangelista Giovanni ci presenta oggi. Una Comunità che, a dire il vero, non è proprio da imitare in tutto.

“Erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei”.

Questa Comunità ha paura! Non c’è niente di più paralizzante della paura. Gli Apostoli non escono da questo luogo, hanno paura del giudizio, addirittura di essere uccisi. Sono bloccati all’interno di quest’edificio e del loro cuore. C’è puzza di chiuso, si respira dolore, non entra luce: questa Comunità è chiusa in se stessa e si sta ammalando. Quante nostre Comunità cristiane (Parrocchie, Associazioni, Gruppi, Movimenti, ecc…) purtroppo oggi sono ammalate di autoreferenzialità, si ripiegano su se stesse, hanno paura di uscire fuori e preferiscono “accarezzare le pecore già sicure”, piuttosto che ricercare quelle nere o quelle minacciate dai vari lupi della vita. Una comunità che ha le porte sbarrate, che non lascia entrare la luce dello Spirito è una Comunità che non ha futuro, che muore di paura.

Ciò che fa ripartire la vita, invece, sono gli incontri.

“Venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!»”.

Nonostante questo gruppo di Apostoli fifoni lo avesse abbandonato nel momento della croce, Gesù viene. Nonostante non abbiano creduto ai vari annunci della sua risurrezione, Gesù viene. Nonostante il fatto che proprio quelli che avevano condiviso tutto con lui, non avessero capito niente di lui, Gesù viene. Nonostante le porte chiuse e la paura, Gesù viene! In questa Domenica, detta della Divina Misericordia, il messaggio più bello che può far ripartire il cuore è proprio questo: nonostante la nostra fragilità e il nostro peccato, Gesù viene, perdona e ci dona pace!

E non viene al di sopra, non a distanza, ma sta in mezzo: in mezzo alle nostre esistenze, in mezzo alle nostre paure, in mezzo al nostro dolore, in mezzo alle nostre debolezze, in mezzo al nostro cuore. Quel venire e stare in mezzo sta ad indicare quel primo passo di Dio verso di noi, che si fa invito, perché un primo passo è possibile sempre, per tutti, da qualsiasi situazione. Basta volerlo. E il dono della pace è lo stesso che cantavano gli angeli per gli uomini di buona volontà sulla grotta di Betlemme, il luogo in cui Dio Padre ha donato all’umanità il suo Figlio unigenito per opera dello Spirito Santo. Lo stesso Spirito che ora viene donato agli Apostoli con un soffio, quello stesso soffio che donò la vita ad Adamo ed Eva, lo stesso soffio che indica una nuova vita per l’umanità intera, la possibilità di rinascere, di risorgere. C’è aria nuova ora nel cenacolo!

E poi c’è Tommaso.

Direi che è finito il tempo di indicarlo come apostolo di serie B solo perché non crede agli amici che hanno visto Gesù prima di lui. Innanzitutto è da notare che otto giorni prima Tommaso non c’è, non è chiuso dentro insieme con loro. Tommaso ha il coraggio di entrare ed uscire da quella casa. Tommaso è il più libero di tutti! Un coraggio e una libertà che gli nascono dall’esigenza di ricercare il Signore, fuori. Ecco perché non si fida delle parole degli amici apostoli: se davvero l’hanno incontrato otto giorni fa ed era il Maestro, come mai se ne stanno ancora chiusi dentro e non hanno cambiato la loro vita?

E noi siamo come Tommaso o come il resto degli Apostoli? Siamo come Tommaso che ricerca appassionatamente Gesù, che chiede di poter vedere e toccare le sue piaghe, le ferite dell’umanità, per lasciarsi cambiare la vita; o siamo come gli Apostoli sedentari che incontrano Gesù ogni otto giorni (ogni domenica a Messa), ma poi niente cambia nella loro vita?

«Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Gesù ha preparato l’incontro con Tommaso, così come prepara da sempre l’incontro con ciascuno di noi, attraverso una persona amica o un perfetto sconosciuto, in una difficoltà o in un sorriso, nella malattia o nella soddisfazione di un sogno avverato.

Metti qui il tuo dito. Gesù aveva educato Tommaso alla libertà interiore, a dissentire, l’aveva fatto coraggioso e grande in umanità. Per farlo ancora più grande, gli fa un piccolo rimprovero, ma dolcemente, come si fa con gli amici: non essere incredulo… Rispetta i suoi tempi, e invece di imporsi, si propone: metti, guarda, tocca.

Allo stesso tempo ci dona la nona beatitudine che, a differenza delle altre che sembrano per pochi coraggiosi, questa è proprio per tutti: per chi fa fatica, per chi cerca a tentoni, per chi non vede, per chi ricomincia. Ogni volta.

Buon cammino, insieme al Risorto!

don Ivan Licinio – il suo blog

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