Negli ultimi capitoli del suo vangelo, Matteo, dopo aver narrato lโingresso di Gesรน a Gerusalemme (cap. 21) raccoglie una serie di controversie in cui Gesรน รจ interrogato e messo alla prova da diverse categorie di persone che costituiscono le รฉlites religiose e i capi del popolo. Al cap. 22 dopo la questione del tributo a Cesare suscitata da farisei e erodiani e quella sulla risurrezione sulla quale Gesรน รจ provocato dai sadducei, gli viene posta una questione discussa su cui non cโera accordo tra le scuole: quale il piรน grande comandamento della legge.
La legge era sintetizzata nelle dieci parole dellโalleanza: tuttavia la tradizione aveva aggiunto ai dieci comandamenti centinaia di precetti (613 comandamenti) che costituivano nellโimmaginario religioso una sorta di siepe per proteggere lโosservanza del nucleo della legge stessa. Erano norme che regolavano tutti i momenti della vita. Ma varie erano le proposte ad individuare il nucleo della legge stessa: ยซMaestro, nella Legge, qual รจ il grande comandamento?ยป รจ la domanda che gli viene posta.
Gesรน risponde in piena fedeltร al testo biblico e riprende due versetti presenti nei libri della Torah. II primo รจ un testo tratto dal Deuteronomio che richiama la fondamentale professione di fede che veniva ripetuta piรน volte al giorno nella preghiera dello Shemร : โascolta Israeleโฆ amerai il Signore Dio con tutto il cuoreโฆ il Signore รจ unoโ.
โAscolta, Israele: il Signore รจ il nostro Dio, unico รจ il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta lโanima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuoreโ (Dt 6,4-5).
Si tratta del comandamento che richiama a riferire la vita in tutte le sue dimensioni a Dio quale unico Signore dellโesistenza. Eโ il primo comandamento perchรฉ richiama lโaffidamento al Dio dellโalleanza, e chiede di non avere altri idoli nella vita ma riconoscere un solo Signore a cui affidarsi. Eโ un comandamento riconosciuto e su cui si era articolata una vasta tradizione di pratiche e osservanze.
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Gesรน richiama allโamare Dio che รจ al cuore di questo comandamento: non sempre amare Dio corrisponde con le forme dei sacrifici, delle offerte delle preghiere e devozione praticati per offrire un culto che puรฒ essere scisso dalla vita.
La prassi cultuale e liturgica ha una grande forza nel far sentire a posto con Dio e gratificati nellโaver compiuto opere ย questo. Spesso รจ limitata ad aspetti esteriori senza coinvolgimento e puรฒ essere una forma di tranquillizzazione della coscienza dal momento che svolgere liturgie, preghiere o devozioni non turba particolarmente la vita e non genera di per sรจ cambiamenti nelle scelte e nellโoperare. Gesรน a tal riguardo condivideva la critica aspra dei profeti in Israele: essi sollevavano lโaccusa ad un culto vuoto fatto di sacrifici e offerte mentre la vita va in altre direzioni e viene praticata la disonestร , lโingiustizia andando contro la volontร di Dio.
Gesรน per questo aggiunge nella sua risposta il riferimento ad un altro comandamento. E riprende a tal riguardo un altro versetto biblico dal libro del Levitico: โNon ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signoreโ (Lev 19,18). Richiama quindi non qualcosa di nuovo, bensรฌ un orientamento che era ben presente nella tradizione biblica: non si puรฒ amare Dio se insieme non si vivono relazioni nuove di autentico amore verso il prossimo. I rapporti con gli altri sono il luogo di verifica dellโamore verso Dio.
Gesรน, pienamente inserito nella fede dโIsraele riconduce alla profonditร della alleanza. Questo secondo comandamento, dice Gesรน, รจ simile al primo. Il secondo comandamento รจ simile al primo in quanto ne รจ la trasparenza. In tal senso Gesรน riporta tutta la questione sul piรน grande dei comandamenti ad una radicalitร che interroga su di una prassi diversa. Gesรน non รจ preoccupato di elaborare una teoria della morale o una costruzione teologica. Piuttosto chiede una prassi coerente in cui lโamore verso Dio si verificato nellโamore verso gli altri, in un unico e inscindibile movimento.
Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti: legge e profeti indicano tutta la Scrittura ebraica che รจ testimonianza dellโincontro di Dio che ha fatto alleanza con Israele e coinvolge in una storia di libertร .
Chi attua gesti di ascolto, accoglienza, cura, accompagnamento verso gli altri attua giร in questo lโamore di Dio. Eโ liberante ed รจ lโindicazione di Gesรน sapere che dove โavete fatto qualcosa ad uno dei fratelli piรน piccoliโ lรฌ cโรจ giร incontro con Dio e amore per Lui. Questo fa superare la mentalitร di chisura e di oppressione della religione per aprirsi allโincontro con Dio che coinvolge la fede e si attua nel rapporto con gli altri. E chi desidera coltivare lโamore di Dio รจ invitato a porre in pratica scelte di gratuitร e attenzione verso gli altri.ย
In questa sua risposta Gesรน pone una critica ad un modo di intendere la fede come legata a tutte quelle tradizioni di uomini che finiscono per oscurare le esigenze prime dellaย fedeltร a Dio. Eโ ciรฒ che accadeva ai suoi tempi ed รจ ciรฒ che accade oggi.
In questo senso Gesรน comunica anche una immagine di Dio diversa dal Dio di una religione del culto e dellโappartenenza culturale e ripropone il volto del Dio dellโEsodo e dellโalleanza, il Dio che ascolta il grido dei poveri e delle vittime e scende a liberarli per aprire percorsi di libertร nellโamore che si prende carico dellโaltro.
Puรฒ essere interessante ricordare a tal proposito quanto Paolo dice nella lettera ai Galati โVoi infattiโฆ siete stati chiamati a libertร . Che questa libertร non divenga perรฒ un pretesto per la carne; mediante lโamore siate invece a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stessoโ.
Alessandro Cortesi op
p. Alessandro Cortesi opSono un frate domenicano. Docente di teologia presso lโIstituto Superiore di Scienze Religiose โsanta Caterina da Sienaโ a Firenze. Direttore del Centro Espaces โGiorgio La Piraโ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira โ Firenze.
