Commento al Vangelo di domenica 22 Luglio 2018 – P. Marko Ivan Rupnik – Congregazione per il Clero

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XVI Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Gli apostoli sono appena tornati dalla missione ma evidentemente โ€œtutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnatoโ€ (Mc 6,30) non basta. Cโ€™รจ davvero un equivoco di fondo. Cristo infatti non li ha mandati ad insegnare.

Due termini ci aiutano a delineare i contorni della questione: ekerixan, predicarono e insegnarono, edidaxan. Quando Cristo ha convocato gli apostoli, li ha costituiti Dodici affinchรฉ stessero con Lui e โ€œanche per mandarli a predicareโ€ (Mc 3,14). Il punto essenziale rimane comunque lo stare con Lui dal quale nasce anche il modo, farsi accogliere per far leva sullโ€™accoglienza degli altri. Su questa accoglienza si innesta il predicare per cui li ha costituiti allโ€™inizio, รจ la preparazione del terreno sul quale cade la parola, cioรจ lโ€™evento Cristo, il Regno dei cieli che รจ qui. Questo sottende il predicare ma certamente al sesto capitolo รจ ancora prematuro perchรฉ manca esattamente lโ€™esperienza fondante della pasqua che infatti, quando Cristo comincerร  a prospettare, non riescono ad accettare, una tale via di salvezza provoca repulsione (cf Mc 8, 14-21.31-33). Dunque non possono predicare in nessun modo perchรฉ ciรฒ che manca loro รจ questo stare con Lui, manca in loro per primi lโ€™accoglienza dellโ€™esperienza vera di Cristo come Messia. Allora diventa facile insegnare, ma lโ€™insegnamento che non si personalizza in Cristo e non viene dalla sua Pasqua รจ fuorviante. Si presta allโ€™ideologia, al moralismo.

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Il termine insegnare รจ usato una ventina di volte nel vangelo di Marco, solo qui รจ riferito agli apostoli, una volta รจ una citazione di Isaia (cf Mt 15,9) ma altrimenti appartiene esclusivamente a Cristo: insegnare significava fare una lezione con i testi dellโ€™Antico Testamento e questo lo poteva fare solo Cristo perchรฉ la chiave di lettura รจ Lui stesso, dunque solo Lui puรฒ far vedere come intendere in chiave messianica i testi sul Figlio di Dio. Questo gli apostoli non lโ€™hanno capito e perciรฒ รจ probabile che il loro insegnamento seguisse la falsariga degli scribi, ovvero cercasse di illuminare Cristo con qualche categoria della loro religione. Infatti subito dopo questo capitolo Marco inserisce la questione di Erode che prima si stupisce di ciรฒ che si dice di Giovanni Battista che lo ascolta volentieri e poi ne fa seguire la condanna e lโ€™esecuzione. Emergono le due categorie che non funzionano nellโ€™insegnamento degli apostoli: la questione del Regno, che Erode vede messo in pericolo e perciรฒ ha paura e la questione della salvezza che non passa per la dimostrazione della potenza di un Dio forte e terribile come ancora anche loro si aspettano. Cristo non corrisponde affatto a queste aspettative e perciรฒ in questo โ€œVenite in disparteโ€ (Mc 6,31) trapela il bisogno di spiegare loro ciรฒ che non hanno capito, come anche in altre occasioni capita (cf Mc 4,34). Qui รจ unito al โ€œriposatevi un poโ€™โ€ che รจ lโ€™invito a stare alla presenza di Dio, in comunione con Lui (cf Es 33). โ€œSolo in Dio riposa lโ€™anima miaโ€ (Sal 62,5). Il riposo apre una dimensione stabile, definitiva dellโ€™uomo, tanto che poi nella Lettera agli Ebrei รจ apertamente rivelata questa dimensione escatologica di entrare nel suo riposo, โ€œnel mio riposoโ€ (Eb 3,11; 4,3; 4,5).

Dunque davvero questo brano del vangelo ci interroga fortemente. Gli apostoli tornano dalla missione indaffarati, con una grande attivitร  che coinvolge una marea di gente. โ€œErano infatti molti quelli che andavano e venivano…โ€. Eppure a Cristo tutta questa gente sembra come un gregge senza pastore (cf Mc 6,34; Nm 27,17; Ez 34,8).

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Cristo vuole far vedere loro che prima cโ€™รจ bisogno che acquistino una certa stabilitร , una unione definitiva, una relazione alla presenza del Signore in mezzo a loro, proprio perchรฉ li ha costituiti perchรฉ โ€œstessero con Luiโ€ e non per mettersi in una via senza uscita. La prima lettura del profeta Geremia, diversa benchรฉ simile al brano piรน conosciuto di Ezechiele, รจ di ammonimento in questo senso.

Lo รจ anche per la Chiesa oggi, tanto carica di insegnamento ma probabilmente non capace di mettere nella luce giusta Cristo che ne esce spesso falsato e sfocato. Con fatica si fa emergere quella vita nuova che รจ lโ€™amore di Dio che si rivela nel suo Figlio, la misericordia. Il dominio di approcci filosofici, razionalistici e giuridici fa leva su ciรฒ che dobbiamo fare, sul precetto e tante altre cose, ma non manifesta la vita ricevuta, fuori dalle vecchie categorie perchรฉ proprio queste Cristo ha definitivamente cambiato o addirittura eliminato (cf Mc 2, 18-22; 7,1-13).

Saper riposare significa saper stare in una relazione stabile, definitiva dellโ€™unione con Dio, appoggiarsi su una relazione fondante dove emerge la veritร  della vita che si vive, recuperando ciรฒ che รจ essenziale per non essere anche noi quei pastori che insegnano senza autorizzazione, cioรจ senza relazione con Colui che il Salmo proclama il mio pastore (cf Sal 23,1), che mi guida su pascoli erbosi, mi fa riposare ad acque tranquille e infine mi โ€œprepara una mensaโ€ (Sal 23,5). Infatti nel vangelo seguirร  la moltiplicazione dei pani.

La questione alla fine รจ quella del cibo, cioรจ della vita. Il Signore dร  il nutrimento a quella vita dalla quale noi dobbiamo vivere e per la quale non ci fa mancare nulla โ€œpoichรฉ quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perchรฉ egli sia il primogenito tra molti fratelli;ย quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati (Rm 8,29-30).

P. Marko Ivan Rupnik – Fonte

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