Commento al Vangelo di domenica 22 aprile 2018 – Enzo Bianchi

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Gesรน, il pastore santo, bello e buono

Enzo Bianchi

Nei brani evangelici che la chiesa (dopo quelli delle manifestazioni del Risorto) ci propone per il tempo pasquale, sempre tratti dal quarto vangelo, รจ il Gesรน Cristo risorto che parla alla sua comunitร , rivelando la sua identitร  piรน profonda, identitร  che viene da Dio suo Padre. Il Signore vivente per sempre รจ piรน che mai autorizzato a presentarsi con il Nome stesso di Dio: โ€œIo sonoโ€ (Egรณ eimi). Quando Mosรจ aveva chiesto a Dio che gli parlava dal roveto ardente di rivelargli il suo Nome, Dio aveva risposto: โ€œIo sonoโ€ (Es 3,14), Nome ineffabile, nome indicibile inscritto nel tetragramma JHWH.

Il Cristo vivente si rivela dunque come โ€œIo sonoโ€, e specifica: โ€œIo sono il pane della vitaโ€ (Gv 6,35); โ€œIo sono la luce del mondoโ€ (Gv 8,12); โ€œIo sono la porta delle pecoreโ€ (Gv 10,7); โ€œIo sono la resurrezione e la vitaโ€ (Gv 11,25); โ€œIo sono la via, la veritร  e la vitaโ€ (Gv 14,6); โ€œIo sono la viteโ€ (Gv 15,5). Nel nostro brano, dopo essersi presentato come la porta dellโ€™ovile, Gesรน dichiara per due volte: โ€œIo sono il pastore buono e belloโ€ (kalรณs), riassumendo in sรฉ lโ€™immagine di tutti i pastori donati da Dio al suo popolo (Mosรจ, David, i profeti), ma anche lโ€™immagine di Dio stesso, invocato e lodato come โ€œPastore di Israeleโ€ (Sal 80,2), dei credenti in lui.

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Gesรน aveva evocato piรน volte lโ€™immagine del pastore e del gregge da lui pascolato (cf. Mt 9,36; 10,6; 15,24, ecc.), ma ora con questa rivelazione parla di se stesso, si proclama Messia e Inviato da Dio per condurre lโ€™umanitร  alla vita piena, โ€œvenuto perchรฉ tutti abbiano la vita e lโ€™abbiano in abbondanzaโ€ (Gv 10,10). Il buon pastore รจ lโ€™opposto del pastore salariato, che fa questo mestiere solo perchรฉ pagato, che guarda alla ricompensa per il lavoro, ma che in veritร  non ama le pecore: queste non gli appartengono, non sono destinatarie del suo amore e non contano nulla per lui. Lo dimostra il fatto che, quando arriva il lupo, egli abbandona le pecore e fugge via: vuole salvare se stesso, non le pecore a lui affidate! Chi รจ il pastore mercenario o salariato? รˆ un funzionario, รจ colui che svolge il compito per il salario che riceve o semplicemente perchรฉ lโ€™essere pastore รจ ritenuto un onore che gli provoca riconoscimento e gli dona anche gloria. Ma lo si deve dire: il pastore salariato รจ facilmente riconoscibile nel quotidiano, perchรฉ sta lontano dalle pecore e non le ama. A lui basta governarle!

Al contrario, lโ€™amore del buon pastore per le sue pecore causa addirittura il suo esporre, il suo deporre la vita per la loro salvezza. Non solo egli spende la vita stando in mezzo alle pecore, guidando il gregge, conducendolo in pascoli dove gli sia possibile sfamarsi; ma puรฒ anche accadere che la minaccia per la vita del gregge diventi minaccia per la vita stessa del pastore. รˆ questo il momento in cui il buon pastore si rivela. Questa solidarietร , questo amore sono perรฒ possibili solo se il pastore non solo non รจ un salariato, ma se conosce le sue pecore di una conoscenza particolare che lo porta a discernere e a riconoscere lโ€™identitร  di ciascuna di esse: una conoscenza penetrativa che รจ generata dalla prossimitร , dallโ€™assidua custodia del gregge.

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Sรฌ, la prima qualitร  del pastore autentico รจ la vicinanza alle pecore: sta con loro notte e giorno, nei deserti e nei prati, sotto il sole e sotto la pioggia. Papa Francesco ha parlato di โ€œprossimitร  della cucinaโ€, cioรจ dello stare lร  dove โ€œsi cucinanoโ€ le cose decisive, quelle che contano per ogni pecora, per ogni gregge; ha parlato di pastore che deve avere addosso โ€œlโ€™odore delle pecoreโ€. Immagini forti, che indicano lโ€™urgenza che i pastori non stiano al di sopra nรฉ ai margini, ma โ€œin mezzoโ€, in piena solidarietร  con le pecore.

Gesรน cerca di spiegare questa comunione reciproca evocando addirittura la conoscenza tra sรฉ e il Padre, che lo ha inviato e del quale cerca di realizzare giorno dopo giorno la volontร : โ€œIo conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, cosรฌ come il Padre conosce me e io conosco il Padreโ€. Vi รจ in queste parole di Gesรน lโ€™essenza della cura pastorale: una reciproca conoscenza penetrativa tra pastore e pecore. Non solo il pastore conosce le pecore una per una, in una relazione personale e in un vincolo dโ€™amore, ma anche le pecore conoscono il pastore, la sua vita, il suo comportamento, i suoi sentimenti, le sue ansie e le sue gioie, perchรฉ il pastore รจ loro vicino, prossimo. Le pecore non conoscono solo la voce del pastore che ascoltano quando le richiama, ma conoscono anche la sua presenza, a volte silenziosa, ma che sempre dร  loro sicurezza e pace.

Tale conoscenza-comunione รจ certamente quella vissuta da Gesรน nei suoi giorni terreni, allโ€™interno della sua comunitร , con i suoi discepoli e le sue discepole; ma รจ anche una comunione che trascende i tempi, in quanto sarร  vissuta nella storia tra il Risorto e quanti egli attirerร  a sรฉ, chiamandoli da altri ovili. Venuto per tutti, non solo per Israele, e volendo portare tutti alla pienezza della vita, Gesรน รจ consumato dal desiderio che vi sia un solo gregge sotto un solo pastore e che tutti i figli di Dio dispersi siano radunati (cf. Gv 11,52). Proprio nellโ€™evento della croce si manifesterร  la gloria di Gesรน come gloria di chi ha amato fino alla morte e allora, innalzato da terra, egli attirerร  tutti a sรฉ (cf. Gv 12,32) e darร  inizio al raduno delle genti attorno a sรฉ, fino al compimento escatologico, quando โ€œlโ€™Agnello sarร  il loro pastoreโ€ (Ap 7,17). Gesรน non รจ un pastore come i pastori di Israele, ma proprio perchรฉ รจ โ€œla luce del mondoโ€ (Gv 8,12) e โ€œil Salvatore del mondoโ€ (Gv 4,42) โ€“ avendo Dio amato il mondo (cf. Gv 3,16) โ€“, egli รจ anche il pastore di tutta lโ€™umanitร , come Dio รจ stato confessato e testimoniato.

Dopo questa auto-rivelazione, ecco altre parole con cui Gesรน esprime la sua intimitร , la sua comunione con Dio: โ€œPer questo il Padre mi ama: perchรฉ io depongo la mia vita, per riceverla di nuovoโ€. Perchรฉ il Padre ama Gesรน? Perchรฉ Gesรน realizza la sua volontร , quella volontร  che รจ amore fino al dono della vita. In Gesรน cโ€™รจ questo amore โ€œfino allโ€™estremoโ€ (eis tรฉlos: Gv 13,1), fino al dono della vita appunto, e cโ€™รจ la fede di poterla riceverla di nuovo dal Padre. Si faccia qui attenzione alla traduzione, che puรฒ compromettere il senso delle parole di Gesรน. Gesรน non dice: โ€œIl Padre mi ama perchรฉ offro la mia vita per riprenderla di nuovoโ€, ma โ€œper riceverla di nuovoโ€ (il verbo lambรกno nel quarto vangelo significa sempre โ€œricevereโ€ non โ€œriprendereโ€). Lโ€™offrire la vita da parte di Gesรน sta nello spazio della fede, non dellโ€™assicurazione anticipata! Il comando del Padre รจ che lui spenda, offra la vita; e la promessa del Padre รจ che cosรฌ potrร  riceverla, perchรฉ โ€œchi perde la sua vita la ritroverร , ma chi vuole salvarla la perderร โ€ (cf. Mc 8,35 e par.; Gv 12,25). Nessuno prende la vita a Gesรน, nessuno gliela ruba, e la sua morte non รจ nรฉ un destino (una necessitร ) nรฉ un caso (gli รจ andata maleโ€ฆ): no, il suo รจ un dono fatto nella libertร  e per amore, un dono di cui egli รจ stato consapevole lungo tutta la sua vita, dicendo ogni giorno il suo โ€œsรฌโ€ allโ€™amore.

Nelle parole di Gesรน, il Padre appare come lโ€™origine e la fine di tutta la sua attivitร : da lui viene il comando, che รจ nientโ€™altro che comando di amare, vissuto da Gesรน nel suo discendere quale Parola fatta carne (cf. Gv 1,14) e nella sua vita umana nel mondo. E la morte di Gesรน non รจ solo il termine dellโ€™esodo da questo mondo, ma รจ un atto compiuto (โ€œรˆ compiuto!โ€: Gv 19,30), il termine ultimo del suo vivere lโ€™amore allโ€™estremo. Gesรน dร  la sua vita fino a morire, ma non con il desiderio di recuperare la vita come premio, di riprenderla come un tesoro che gli spetta o come un merito per lโ€™offerta di sรฉ, bensรฌ nella consapevolezza che il Padre gliela dona e che lui lโ€™accoglierร  perchรฉ โ€œlโ€™amore basta allโ€™amoreโ€ (Bernardo di Clairvaux). Gesรน non ha dato la sua vita per ragioni religiose, sacre, misteriche, ma perchรฉ quando si ama si รจ capaci di dare per gli amati tutto se stessi, tutto ciรฒ che si รจ.

Sulla tomba di un cristiano della fine del II secolo, un certo Abercio, si legge questa iscrizione: โ€œSono il discepolo di un pastore santo che ha occhi grandi; il suo sguardo raggiunge tuttiโ€. Sรฌ, Gesรน รจ il pastore santo, buono e bello, con occhi grandi, che raggiungono tutti, anche noi oggi. E da questi occhi noi ci sentiamo protetti e guidati.

p. Enzo Bianchi – Qui tutti i precedenti commenti al Vangelo della domenica

Fonte: Monastero di bose

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IV Domenica del Tempo di Pasqua

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 22 Aprile 2018 anche qui.

Gv 10, 11-18
Dal Vangelo secondoย Giovanni

11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dร  la propria vita per le pecore. 12Il mercenario โ€“ che non รจ pastore e al quale le pecore non appartengono โ€“ vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perchรฉ รจ un mercenario e non gli importa delle pecore. 14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15cosรฌ come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perchรฉ io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo รจ il comando che ho ricevuto dal Padre mioยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 22 – 28 Aprile 2018
  • Tempo di Pasquaย IV
  • Colore Bianco
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 4

Fonte: LaSacraBibbia.net

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