Commento al Vangelo di domenica 21 giugno 2009 – Com. Cattolica

Oggi siamo immersi nel più profondo dramma della nostra esistenza – la prova, il dolore, il male, la morte: “Passiamo all’altra riva”, dice Gesù alludendo alla sua e alla nostra morte.
Dramma, perché qui Dio sembra latitante, Gesù dormire in mezzo alle nostre tempeste, e noi a gridare disperati: “Maestro, non ti importa che moriamo?”.

L’episodio evangelico, con i suoi riferimenti alla morte e risurrezione di Gesù, ne diviene una risposta luminosa, e un invito a rivedere la nostra fede che forse non è del tutto così viva: “Non avete ancora fede?”.

1) LA TEMPESTA DI GESU’ (Mc 4, 35-41)

La prima tempesta l’ha vissuta Gesù: giusto innocente è schiacciato dai malvagi e si sente abbandonato da Dio: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27,46). Una prova profonda di fede, tanto drammatica che al Getsemani gli spaccò il cuore: “L’anima mia è triste fino alla morte”. (Sembra che Gesù in croce alla fine morì dell’infarto iniziato qui al Getsemani). Ma ebbe il coraggio di dire: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu” (Mt 26, 38-39). Dentro quel silenzio di Dio, Gesù non dubitò, ma si affidò totalmente e col massimo rischio a quel Dio tanto misterioso. (continua nel sito della comunità cattolica italiana in Ungheria)


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