Commento al Vangelo di domenica 18 Novembre 2018 – don Marino Gobbin

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SAPPIATE CHE EGLI รˆ VICINO

Pagine difficili

Forse alcuni che leggono queste omelie o ascoltano la predica del sacerdote pensano che sia cosa facile, a chi da molti anni vi รจ abituato, spiegare la parola di Dio. Debbo confessare che per me non รจ cosรฌ. Ma di fronte ai testi biblici proposti oggi nella liturgia della parola la difficoltร  รจ particolarmente accentuata. Ciรฒ รจ dovuto in parte al genere apocalittico che domina nella 1ยช lettura e nel Vangelo. In casi come questo potremmo utilmente imparare da s. Agostino, che fa appello allโ€™attenzione degli uditori, li esorta a pregare con lui e attende con fiducia lโ€™aiuto dello Spirito Santo: โ€œState attenti, carissimi! Il Signore aiuti e la mia volontร  e la vostra aspettazioneโ€; โ€œLโ€™ho detto alla vostra caritร  per rendervi attenti, come sono abituato a fare; e nello stesso tempo perchรฉ preghiate per me e per voi, che il Signore conceda a me di parlarvi come si deve e a voi di capire come si deveโ€; โ€œLo Spirito Santo cโ€™insegni che cosa dobbiamo dire in questo momentoโ€; โ€œIl Signore ci assisterร . Vedo che ci assiste. Comprendo che ci assiste dal fatto che voi capite. Le vostre voci mi mostrano che in qualche modo avete capitoโ€.

โ€œCiรฒ che passa e ciรฒ che non passaโ€

Passi difficili: ma se rifletteremo sulle cose che si possono capire per ricavarne glโ€™insegnamenti di cui abbiamo bisogno, avremo giร  ottenuto molto.
Daniele parla di morte e di risurrezione, di โ€œquelli che dormono nella polvere della terraโ€ e โ€œsi risveglierannoโ€; di โ€œvita eternaโ€ e di โ€œinfamia eternaโ€. Il salmista si vede nel sepolcro dove il suo โ€œcorpo riposa al sicuroโ€, nellโ€™attesa della vita, della gioia piena alla presenza di Dio, della dolcezza senza fine alla sua destra. Gesรน, in un contesto in cui la profezia sulla distruzione di Gerusalemme fa da supporto al discorso sulla fine dei tempi, afferma: โ€œIl cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passerannoโ€. Quanto a lui, ecco come รจ passato dalla condizione in cui lโ€™hanno visto sulla terra; โ€œavendo offertoโ€, con la morte in croce, โ€œun solo sacrificio per i peccati, una volta per sempre si รจ assiso alla destra di Dioโ€.
Cโ€™รจ dunque qualcosa che passa: la mia vita come si snoda in questa esistenza terrena muovendo ogni giorno un passo verso la morte; le persone con cui percorro il cammino della vita; le cose che mi stanno intorno, piccole e grandi, il cielo e la terra, lโ€™universo: questo universo, nellโ€™attesa di โ€œcieli nuovi e terra nuovaโ€. Ne sono persuaso? La conseguenza รจ chiara e la indica ancora la lettera agli Ebrei: uscire e andare incontro a Gesรน, โ€œperchรฉ non abbiamo quaggiรน una cittร  stabile, ma cerchiamo quella futuraโ€ (13,13-14). Non comportarci come se dovessimo rimanere sempre quaggiรน, ma vivere โ€œnellโ€™attesa che si compia la beata speranza e venga il Salvatore nostro Gesรน Cristoโ€. Perchรฉ egli verrร  โ€œsulle nubi con grande potenza e gloriaโ€.
Alienazione? รˆ la parola che fa paura. No, semplicemente, fede. Fede coerente. Del resto, non si tratta davvero di unโ€™attesa passiva. Gesรน รจ passato dopo aver consumato la sua breve esistenza in un totale dono di sรฉ agli altri culminato nel sacrificio della croce. Tale devโ€™essere la nostra attesa: dinamica, nella dimenticanza di noi stessi per donarci fino allโ€™ultimo ai fratelli, nella totalitร  del nostro impegno di uomini, di cittadini, di cristiani.

โ€œGiorno e ora che nessuno conosceโ€

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Fin dai tempi di Paolo cโ€™era chi, lasciandosi facilmente confondere e turbare, o da pretese ispirazioni, o da parole, o da qualche lettera fatta passare come dellโ€™apostolo, pretendeva sapere che il giorno del Signore era imminente (2 Ts 2,2). Cose che avvengono oggi, e anche nella nostra diocesi, da parte di gente illusa o esaltata che pretende di avere o crede supinamente a locuzioni, apparizioni, miracoli, predizioni. Non mancano alcuni che si comportano come i pseudo-cristiani che stigmatizzerร  ancora Paolo: โ€œSi allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, sedotti dallโ€™ipocrisia di impostori, giร  bollati a fuoco nella loro coscienza. Costoro vieteranno il matrimonio, imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono la veritร โ€ (1 Tm 4,1-3). Come i Manichei combattuti da s. Agostino, come i Catari del Medioevo. A costoro รจ necessario ripetere lโ€™ammonimento dellโ€™Apostolo: โ€œFratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese cosรฌ dalla nostra parola come dalla nostra letteraโ€ (2 Ts 2,15). E gli apostoli continuano a parlare, nella Chiesa, per bocca dei vescovi in comunione col Papa e dei sacerdoti che aderiscono fedelmente al vescovo da cui hanno ricevuto la missione.

Dunque, non sappiamo nรฉ il giorno nรฉ lโ€™ora. S. Girolamo tenta di spiegare perchรฉ non lo sappiamo: โ€œSe noi uomini conoscessimo il giorno del giudizio, per esempio, se il giorno del giudizio dovesse venire fra duemila anni, e noi lo sapessimo, ne prenderemmo motivo per essere piรน trasandati. Diremmo: che importa a me, se il giorno del giudizio verrร  dopo duemila anni?โ€.
Proprio perchรฉ non sappiamo, perchรฉ il Signore puรฒ venire, per tutta lโ€™umanitร  o per ciascuno di noi, in qualsiasi momento, vale anche per noi lโ€™ammonimento di Paolo. Dopo aver ricordato la prassi che egli segue costantemente lavorando โ€œcon fatica notte e giorno per non essere di peso ad alcunoโ€, richiama la regola data da lui alla comunitร : โ€œChi non vuol lavorare neppure mangiโ€ (1 Ts 3,8-10). Dunque, la consapevolezza che tutto passa, lโ€™attesa del Signore che verrร , ma non sappiamo quando, non devono โ€œindebolire, bensรฌ piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo dellโ€™umanitร  nuova che giร  riesce a offrire una certa prefigurazione che adombra il mondo nuovoโ€ (Gaudium et Spes, 39).

รˆ un richiamo al dovere del lavoro, che vale per tutti: per chi solo dal lavoro puรฒ trarre il sostentamento quotidiano e anche per chi, favorito dalla fortuna dei mezzi (ma acquistati come?), potesse farne a meno, e tuttavia ha lโ€™obbligo di lavorare a vantaggio degli altri. Dovere tanto piรน grave quanto piรน sono urgenti le necessitร  a cui deve provvedere. Per esempio, come si puรฒ giustificare unโ€™astensione dal lavoro che priva i malati dellโ€™assistenza necessaria? Al dovere di lavorare corrisponde il diritto al lavoro, per cui โ€œรจ compito della societร , in rapporto alle condizioni in essa esistenti, aiutare per la sua parte i cittadini affinchรฉ possano trovare sufficiente occupazione. Inoltre il lavoro va remunerato in modo tale da garantire i mezzi sufficienti per permettere al singolo e alla sua famiglia una vita dignitosa su un piano materiale, sociale, culturale e spirituale, corrispondentemente al tipo di attivitร  e grado di rendimento economico di ciascuno nonchรฉ alle condizioni dellโ€™impresa e al bene comuneโ€ (Gaudium et Spes, 67).

Lโ€™โ€œunica oblazioneโ€ con cui Cristo si รจ offerto per i peccati sulla croce viene perpetuata attraverso i secoli nella Chiesa, a cui egli ha affidato โ€œil memoriale della sua morte e risurrezioneโ€, nel sacrificio.
A noi il compito di partecipare con fede a questo โ€œsacramento di pietร , segno di unitร , vincolo di caritร , convito pasquale, โ€œnel quale si riceve Cristo, lโ€™anima viene ricolmata di grazia e viene dato il pegno della gloria futuraโ€โ€ (Sacrosanctum Concilium, 47).

Fonte

Tratto da โ€œOmelie per un anno 1 e 2 โ€“ Anno Aโ€ โ€“ a cura di M. Gobbin – LDC

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