p. Alessandro Cortesi opSono un frate domenicano. Docente di teologia presso lโIstituto Superiore di Scienze Religiose โsanta Caterina da Sienaโ a Firenze. Direttore del Centro Espaces โGiorgio La Piraโ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira โ Firenze.
La prima lettura raccoglie una testimonianza di sofferenza e di speranza. Il servo di Jahwรจ, figura di un perseguitato, costretto a subire disprezzo e condanna per la sua fedeltร al Signore apre il suo cuore nel momento della prova e richiama quanto sta al centro della sua esistenza: lโascolto della parola di Dio che ha orientato e dato un senso nuovo a tutto. โIl Signore Dio mi ha aperto lโorecchioโ.
Anche nella sofferenza e nella solitudine rimane saldo questo riferimento di fiducia โil Signore Dio mi assisteโฆ รจ vicino chi mi rende giustiziaโ. La presenza di Dio accanto come difensore anche nellโabbandono รจ avvertita quale unico rifugio e motivo di resistenza al male. Lโunica forza per sostenere ogni opposizione e il dolore del rifiuto รจ ritrovata nel senso di una presenza del Dio che parla aprendo una relazione nuova in modo personale e unico e con la sua parola ha spalancato le orecchie e la stessa vita.
A metร del vangelo di Marco emerge la domanda fondamentale: chi รจ Gesรน? Nellโitinerario del discepolo presentato nello scritto questo interrogativo si colloca dopo un primo momento di accoglienza dei gesti di Gesรน ma anche mentre cresce unโattitudine di sospetto e rifiuto perchรฉ il suo profilo non corrisponde ad attese e interessi. Non asseconda infatti le attese di un guaritore a disposizione, non offre soluzioni immediate a problemi, non garantisce gloria e possesso, soprattutto si distanzia da una mentalitร religiosa del sacrificio e del potere che non coinvolge la vita. In disparte Gesรน interroga i discepoli.
Pietro risponde โTu sei il Cristoโ e ciรฒ significa il messia, lโUnto, il consacrato di Dio, colui che รจ atteso come re dโIsraele. Ma il problema che si apre รจ quale tipo di messia? Non puรฒ essere una questione teorica. Eโ domanda che investe la vita e la inserisce in un cammino. Solo in quelal via si potrร scoprire un volto di messia che pone in crisi e contesta le attese di primeggiare. Eโ questo il cuore dellโintero racconto di Marco: โE cominciรฒ ad insegnar loro che il Figlio dellโuomo doveva molto soffrire ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitareโ.
Sono queste parole elaborate dopo la passione di Gesรน, ma racchiudono in sintesi il percorso di una vita. La proposta che Gesรน fa ai suoi โ e in questo racconta e non definisce la sua stessa identitร โ รจ di condividere la sua via. Eโ un cammino non di successi e gratificazioni, ma invito a fare della vita un dono nella fedeltร allโamore, nella relazione, nel farsi poveri non assecondando la logica dellโaccumulare per sรจ ma scegliendo la logica del perdersi e dellโaccogliere, assumendo tutte le conseguenze. Pietro reagisce a tale prospettiva e rifiuta un messia impotente e sofferente.
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E a questo punto il rimprovero di Gesรน รจ chiaro: โtu non pensi secondo Dio ma secondo gli uominiโ. Lo richiama a stare dietro di lui, a mettersi a seguirlo: โChi vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi seguaโฆ chi perderร la sua vita per causa mia e del vangelo, la salverร โ. Lโidentitร di Gesรน puรฒ essere incontrata solamente in un coimvolgimento personale, nel seguirlo. Il racconto della sua vita diviene racconto dela vita dei discepoli. La croce non รจ luogo del dolore come certa religiositร del sacrificio ha portato ad intendere, ma luogo di manifestazione di una solidarietร senza confini, di una vita vissuta sino alla fine come dono e servizio nellโamore.
Alessandro Cortesi op



