Commento al Vangelo del giorno – 14 aprile 2017 – don Mauro Leonardi

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In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c’era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli. Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi. Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano». Perché s’adempisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?». Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell’anno. Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: «E’ meglio che un uomo solo muoia per il popolo». (…) Gv 18,1-40.19,1-42

Commento al Vangelo

La passione di Nostro Signore non si può leggere come gli altri passi del Vangelo. Dall’inizio alla fine. È una lettura da fare a tappe. Perché bisogna fermarsi. Perché anche nel dolore, come quando è venuto al mondo, Gesù non si manifesta Dio all’improvviso. Ma rimane custodito nel grembo della madre per nove mesi e per trent’anni cresce uomo tra gli uomini. Così qui, nella sofferenza, Gesù non si mostra subito come Dio, ma passa per ogni dolore umano. Lo vive, lo accompagna e, con Simone di Cirene, chiede di essere accompagnato. Perché l’amore è così. C’è nella gioia, c’è nel dolore e significa condividere, stare insieme.

Poesia

Non c’è un luogo che sia tuo, che non sia anche mio.
So sempre dove trovarti.
So sempre dove mangi, dormi, preghi, vai, vivi.
Perché dare la vita non è una bella frase.
È non avere luogo, spazio, tempo, che non sia per tutti.
Tutti.
Anche chi non ti ama, anche chi non ti ama più, sa dove sei e può trovarti, e può entrare.
Amare è dare la vita a tutti. O non è amare.

L’unica cosa che serve per trovarti è cercarti.
Non servono lanterne.
Sei tu la luce.
Non servono armi.
Non ci si difende dalla vita.

Hai chiesto due volte chi cercassero.
Lo sapevi già.
Ma hai voluto sentire il tuo nome sulle loro labbra.
Il tuo nome è la preghiera più bella.
Glielo hai fatto dire due volte.
Gliela hai fatta dire due volte.

Se viene dal padre.
Si fa.
Si affronta.
Si beve.
Se viene dal padre.
Il padre c’è. È con me.
Non sono sola.
Mai più.
Quello che il padre vuole, lo fa, lo vive con me.
Non hai bisogno di difese.
Ma di preghiere e vicinanza.
Cuore e carne uniti a te.
Non c’è da tagliare.
C’è da unire.
Uniti.

Ora che sei catturato e legato.
Ti seguono di nascosto.
Negano di conoscerti.
Quant’è forte la paura.
Guardami.
Il tuo sguardo mi fa dire Si di nuovo

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don Mauro offre la possibilità di lasciare intenzioni per la Messa della mattina sulla pagina Facebook del suo blog “Come Gesù” ogni giorno alle ore 19.
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Questo commento/poesia del vangelo del giorno è fatto dalla prospettiva di una delle donne senza nome che seguivano Gesù (cfr Lc 8, 1-3). Il suo nome è Zippi (Zippora).

A cura di don Mauro Leonardi – Il suo blog è “Come Gesù

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“Una donna del vangelo” è anche sul network Papaboys

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