Commento al Vangelo del 6 settembre 2015 – don Michele Cerutti

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Isaia si rivolge al popolo di Israele nel momento in cui inizia il tempo dell’esilio in Babilonia di una deportazione di massa ad opera di Nabucodonosor.
Il profeta esorta il popolo al coraggio perchรฉ la storia avrร  uno sbocco positivo. Il Signore dell’Antico Testamento punisce per correggere.
Oggi la nostra fede che ha perno in Cristo a maggior ragione deve trovare le ragioni di una speranza.
La storia sembra volgere verso una situazione di disperazione e di lontanza da Dio tuttavia l’ultima parola รจ affidata a Dio che non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva.
In questa ottica occorre leggere ciรฒ che il Santo Padre nell’anno della misericordia.
Tutto il popolo di Dio, quindi ogni battezzato รจ abbracciato dalla misericordia.
Nessuno deve sentirsi escluso.

[ads2]Sรฌ perchรฉ la misericordia รจ rivolta verso tutti anche nei confronti di chi vive situazioni al limite.
Oggi in un mondo ipertecnologizzato l’uomo vive la disperazione perchรฉ ha perso Dio come riferimento, ma il Signore affida il compito ancora a nuovi profeti a immettere speranza nel mondo.
Non deve essere stato semplice per Isaia infondere coraggio agli smarriti di cuore nel momento in cui il popolo veniva deportato, non deve essere semplice per Papa Francesco immettere speranza davanti alla persecuzione di molti cristiani in tante parti della terra e nel nostro mondo in cui il professare la fede diventa motivo di vergogna.
Non abbiate paura Cristo lo insegna oggi il brano del Vangelo odierno perchรฉ Lui stesso sa chinarsi sulle ferite dell’uomo e sa che abbraciandolo e guarendolo dalle sue infermitร  il guarito diffonderร  questo amore.
Una gioia cosรฌ grande รจ difficile trattenerla per sรจ.
Si diffonde l’amore con l’esultanza della parola, ma anche con l’attenzione ai fratelli nel bisogno.
Giacomo ci insegna in questa lettura la necessaria attenzione per i poveri.
Sono i prediletti del Signore ce lo insegna Maria la Vergine Madre di Dio nel Magnificat ci dice che il Signore sta dalla parte dei poveri.
Non erano dotti e i sapienti a correre intorno a Gesรน, ma i malati, storpi e ciechi ovvero le categorie di persone povere.

Allora anche la nostra fede deve essere caratterizzata da un’attenzione al povero, ma non un’attenzione marginale รจ richiesta una attenzione centrale.
Al centro della nostra esperienza cristiana deve esserci l’attenzione a chi ha meno di noi.
Una fede non abitata da questa centralitร  non trova grandi ragioni di essere considerata fede.
Gemelli grande teologo proveniente da un mondo ateo convertito al cattolicesimo ed entrato dai francescani ebbe un dubbio di fede che volle condividere con Pio X il quale lo inviรฒ a don Guanella per diradare le sue incertezze.
Quel prete, considerato prete dei poveri, gli cambiรฒ la prospettiva e Gemelli potรจ proseguire il suo cammino.
La teologia vera si apprende a contatto con quella che societร  considera ultimi.
Sono essi che ti fanno conoscere Gesรน. Il Messia lo dice Lui stesso quando ringrazia il Padre perchรฉ ha fatto comprendere queste cose non ai dotti, ai sapienti, ma agli ultimi a coloro che davanti agli uomini non sono considerati.

Al momento del giudizio saranno proprio i poveri a essere portati al centro.
Ben lo ha descritto Dostoevieskij:
“Tutti saranno giudicati e perdonati i buoni e i cattivi, i saggi e i mansueti…E quando avrร  finito con tutti, allora convocherร  anche noi:”Venite avanti, dirร , voi pure! Venite avanti, ubriaconi, venite avanti, uomini deboli, venite avanti, viziosi!”
E tutti noi avanzeremo senza vergognarci, e ci fermeremo dinanzi a lui. Ed egli ci dirร :
“Porci che non siete altro, la vostra immagine รจ quella della bestia, e ne portate lo stampo. Ma venite avanti lo stesso!
E obietteranno i saggi, obietteranno gli assennati:
“Perchรฉ Signore accogli anche costoro?”
Ed egli risponderร :
“Li accolgo, o saggi e intelligenti, perchรฉ neppure uno di loro si รจ mai sentito degno di questo favore…”
E ci aprirร  le braccia, e noi vi ci getteremo…e piangeremo…e capiremo tutto! E tutti capiranno…”
L’attenzione al povero si esprime certo con la condivisione dei beni.
Di quante cose superflue possiamo fare a meno e lo sappiamo bene. Occorre discernere bene il necessario del superfluo e mettere da parte le nostre risorse per chi ha bisogno.
Penso ad esempio alle sigarette iniziando a risparmiare qualche soldo da questi beni che fanno male alla salute si puรฒ convogliare qualche soldo alle mense per i poveri, alle Caritas Diocesane, ai fondi per famiglie difficoltร  istituite in Italia dai Vescovi.
Ingegnarsi per condividere con chi รจ privo del necessario รจ importante.
Certo bisogna mettere a disposizione anche il tempo per ascoltare il fratello nella necessitร .
Oggi occorre organizzare bene il tempo come risorsa preziosa e sforzarsi nella dimensione dell’ascolto.
Nella societร  ipertecnologizzata in cui sembra che diventiamo esperti di comunicazione, manca la dimensione dell’ascolto.
C’รจ bisogno di porre anche questa dimensione a servizio.
Utilizziamo questa lettera di Giacomo cosรฌ profonda per un esame di coscienza sull’attenzione ai poveri.
In queste domeniche verrร  proposta rileggiamola a casa e soffermiamoci su questi brani.
Una fede non attenta ai fratelli non puรฒ crescere.

don Michele Cerutti | via Qumran

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