Commento al Vangelo del 6 Ottobre 2019 – Don Luciano Condina

La fede è relazione con Dio

Questa domenica ci troviamo di fronte agli apostoli che chiedono a Gesù di aumentare la loro fede, ed Egli risponde in maniera paradossale: «Se aveste fede quanto un granellino di senape, potreste dire a questo gelso: sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe» (Lc 17,6). La richiesta dei discepoli presuppone un concetto di quantità: “aumentare” la fede, come se fosse qualcosa di cui poter parlare in termini di poco o molto, presupponendo che solo una adeguata quantità consenta il verificarsi di determinate cose. Ora, un granello di senape è infinitesimale e Gesù, identificando una quantità irrisoria, quasi invisibile ad occhio nudo, sta dicendo che non ha senso parlare di fede in termini di quantità.

Ma allora cos’è la fede? È un rapporto, una relazione, non esiste per se stessa. La fede è un atto, è fidarsi di Dio. Il Signore sta dicendo che la fede non è un bagaglio funzionante se ha un certo peso, ma un atto da praticare ed esercitare. La fede non ce l’abbiamo in tasca, non l’abbiamo per certa, poiché non è quantificabile; ma è esercitabile e chiede sempre di crescere e di camminare. Al mattino, appena sveglio, devi entrare nella fede di oggi, che non è più quella di ieri. La fede dà la vita nuova in Cristo, che fa pulsare nella nostra esistenza la natura dei figli di Dio; non è qualcosa che misuri a chili, e neppure è il bagaglio di nozioni che reciti nel Credo, contenente i dati fondamentali del nostro essere cristiani. Camminare “nella fede” significa entrare in relazione con Dio; agisci “nella fede” mentre vivi una relazione con Dio. Se non lo fai vivi al di fuori di questo rapporto fondamentale.

Emerge poi il termine celeberrimo dei «servi inutili», una volta fatto il loro dovere. L’idea comune al riguardo è un concetto molto umile, per cui nessuno è da ritenersi indispensabile, a prescindere dall’importanza e dalla quantità del lavoro svolto. Qui, però, occorre una precisazione etimologica. «Inutile», in latino, vuol dire una cosa un po’ diversa: in-utilis ossia “colui che non ha utile”. In greco il termine a-kreios ha un alfa privativo che indica non ha diritto al salario, all’utile. Infatti Gesù conclude invitando gli apostoli a dire: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17,10), solo il nostro dovere.

Si tratta di capire che la ricompensa della fede è la fede stessa; vivere la vita della fede è ricompensa a se stessa. La realtà di vivere le cose di Dio, di lavorare nella sua vigna è già salvezza, è privilegio. Quante volte nella Chiesa abbiamo prestato servizio e poi abbiamo fatto delle rimostranze, chiesto il conto, presentato i nostri diritti perché abbiamo lavorato. Agendo così non abbiamo ricevuto la vera ricompensa, perché la cerchiamo dai nostri simili, dai riconoscimenti, dal mondo. La vera ricompensa è proprio il servizio, quello che Dio ci chiede; quella è la nostra gioia, il nostro tesoro: lavorare nella vigna del Signore.

Dio certamente ha diritto di chiedermi dei servizi e di compiere una missione. La mia ricompensa sarà adempiere, perché le cose che Dio mi domanda sono i regali che mi fa, sono le sue grazie che mette nella mia vita. La nostra ricompensa è essere contenti delle cose buone che abbiamo l’occasione di compiere.

Fonte

Letture della
XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Il giusto vivrà per la sua fede.

Dal libro del profeta Abacuc
Ab 1,2-3;2,2-4

 
Fino a quando, Signore, implorerò aiuto
e non ascolti,
a te alzerò il grido: «Violenza!»
e non salvi?
Perché mi fai vedere l’iniquità
e resti spettatore dell’oppressione?
Ho davanti a me rapina e violenza
e ci sono liti e si muovono contese.
 
Il Signore rispose e mi disse:
«Scrivi la visione
e incidila bene sulle tavolette,
perché la si legga speditamente.
È una visione che attesta un termine,
parla di una scadenza e non mentisce;
se indugia, attendila,
perché certo verrà e non tarderà.
Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto,
mentre il giusto vivrà per la sua fede».
Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 94 (95)
R. Ascoltate oggi la voce del Signore.

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. R.
 
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce. R.
 
Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere». R.

Seconda Lettura

Non vergognarti di dare testimonianza al Signore nostro.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
2 Tm 1,6-8.13-14

 
Figlio mio, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza.
 
Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo.
 
Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù. Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato.

Parola di Dio

Vangelo

Se aveste fede!

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 17, 5-10

 
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
 
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
 
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
 
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Parola del Signore

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