Commento al Vangelo del 6 Marzo 2019 – Mercoledì delle Ceneri – Sussidio CEI

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Con la liturgia dell’imposizione delle ceneri comincia il tempo forte di Quaresima, tempo liturgico quali cato come “momento favorevole” e “giorno della salvezza” (2Cor 6,2), cioè tempo appropriato per vivere la riconciliazione con Dio e con i fratelli, tempo in cui fare esperienza della gratuità della salvezza di Dio verso di noi, e tempo in cui essere strumenti di salvezza per gli altri.

Il colore liturgico che accompagna i quaranta giorni penitenziali della Quaresima è il viola, colore che esprime la penitenza, l’attesa e la speranza, la preparazione alla piena manifestazione della luce che esploderà la notte di Pasqua con il cambio in bianco dei paramenti liturgici.

Le letture di questo giorno esprimono alla perfezione i due movimenti che dovrebbero contrassegnare tutto il periodo quaresimale: due movimenti apparentemente opposti, ma in realtà convergenti nell’obiettivo. Il primo è il movimento di ritorno dell’uomo a Dio, e il secondo è il rivolgersi di Dio all’uomo.

Può sembrare che l’ordine dei due movimenti sia quello appena descritto, perché il Signore invita il suo popolo, per bocca del profeta Gioele, a “ritornare” a Lui “con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti” (Gl 2,12). Sembra dunque che sia l’uomo a dover fare il primo passo, a dover prendere coscienza della sua lontananza da Dio, della distanza che il peccato ha creato tra lui e il Signore, e così debba mettersi in moto per convertirsi, per ripercorrere a ritroso il tratto di strada che lo ha portato ad imboccare sentieri di morte.

Eppure il profeta, per motivare il popolo a questo ritorno, fa riferimento a un episodio della storia della salvezza, che dimostra come l’iniziativa di questa riconciliazione tra Dio e l’uomo sia sempre del Signore: Gioele cita il modo in cui Dio aveva rivelato a Mosè il Suo nome sul Sinai dopo il peccato del vitello d’oro: il Signore è “misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore” (Gl 2,13; cf Es 34,6), “pronto a ravvedersi riguardo al male” (Gl 2,13; cf Es 32,12). Dopo l’episodio dell’apostasia di Israele alle falde del Sinai (Es 32–34), Mosè non aveva ottenuto il perdono e il rinnovamento dell’alleanza facendo appello ai meriti del popolo, ma solo alla natura stessa di Dio, al Suo nome, rivelato come “il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato” (Es 34,6-7). Anche il profeta Gioele riconosce che il ritorno del popolo a Dio è possibile solo per quello che Dio è, non per quello che il popolo è capace di fare. Il cambiamento dell’uomo è in realtà possibile perché Dio è capace di cambiamento, è capace di perdono, è capace di aprire una nuova via di futuro, quando tutto pare compromesso da parte dell’uomo.

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Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 6,1-6.16-18

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.

Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Parola del Signore

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