Commento al Vangelo del 4 febbraio 2015, Candelora – don Antonello Iapicca

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Mc 6, 1-6
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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La vera Patria

Oggi il Signore ci accompagna a Nazaret, la sua Patria. Si tratta di una tappa fondamentale sul cammino per diventare e rimanere cristiani. Come lo fu per i suoi discepoli, che in quel sabato fecero l’esperienza dello scandalo che covava nel cuore mimetizzato nell’iniziale stupore. Un cristiano, infatti, è un profeta, e per compiere la sua missione deve imparare che sarà “disprezzato nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua”. Per giungere alla libertà senza la quale non si può annunciare e testimoniare la Verità, c’è un passaggio doloroso da affrontare. Occorre “seguire Gesù” sin dentro le radici della nostra carne, perché è lì che il demonio ha stretto la sua catena. E con lui attraversare lo scandalo per uscirne vittoriosi. Dobbiamo cioè sperimentare e assumere il rifiuto di Cristo che sgorga dalla carne, altrimenti resteremo invischiati nel sentimentalismo e nelle passioni, caricature dell’amore che impediscono a Cristo di “operare il prodigio” dell’amore autentico. Andiamo dunque a Nazaret, la nostra patria, ovvero la nostra famiglia di origine e quella che ci siamo formati, gli affetti e le abitudini, i criteri e i gusti, tutto ciò che oggi ci definisce come cittadini di questo mondo, impedendoci di esserlo del Cielo. Vuoi dire che dobbiamo buttare via tutto? No, al contrario, è il passaggio per vivere pienamente ogni affetto! Il Signore ci chiama oggi ad entrare nella verità per aprire gli occhi e riconoscere che la carne “disprezza” l’insegnamento di Gesù. Non può fare diversamente, perché è ferita dal peccato. Gelosie, invidie, competizioni, regolano i nostri legami; anche quando gli affetti sembrano più puri, c’è sempre qualcosa di inconfessabile e di cui abbiamo paura che ne mina la limpidezza e la gratuità. Come i compatrioti di Gesù siamo imprigionati nell’orgoglio che ci schiaccia su quello che abbiamo già visto e crediamo di conoscere: il marito con cui sono sposata da “trent’anni” non può cambiare; nel figlio che ho “allevato” ho visto la ribellione, mi è impossibile credere che in lui si celi il mistero dell’opera di Dio. Ci scandalizziamo, inciampiamo sull’evidenza superficiale, e per questo frustriamo la volontà di Dio. E questo è il peccato, il fallimento del progetto d’amore nel quale siamo stati creati. Lo dobbiamo scoprire in noi, perché sarà lo scandalo che la nostra vita nuova in Cristo genererà negli altri, offrendoci così la possibilità di assumerlo e convertirlo in amore e misericordia. Per questo Gesù dice che “dobbiamo rinascere dall’alto”, entrare in un nuovo seno, che è quello della Chiesa, il fonte battesimale, da dove rinasce l’uomo nuovo, libero come il vento. Nella comunità cristiana, infatti, possiamo sperimentare la Nazaret trasfigurata dalla presenza di Cristo: essa è fatta di uomini e donne la cui carne è, a poco a poco, redenta dalla carne gloriosa di Cristo. E’ il passaggio dallo scandalo alla fede in Dio che si fa carne, che ha parenti e amici, che lavora a bottega, per salvare dalla corruzione ogni millimetro di umano. Per questo nella comunione della Chiesa possiamo gustare la meraviglia dell’umanità redenta che diviene tempio dello Spirito Santo; mossi da Lui potremo perdonare e amare nella libertà, dando vita a relazioni nuove, anticipo del Cielo, che è la nostra vera Patria. Solo così potremo vivere ogni affetto nell’amore di Cristo, e annunciare profeticamente al mondo la Patria celeste che ha smarrito e cerca disperatamente nella carne.

Fonte

Don Antonello Iapicca
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761-8078 Takamatsu
JAPAN

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