Questo รจ il mio sangue, versato per molti
La terza lettura della solennitร del Corpus Domini รจ tratta dal vangelo di Marco (che viene letto nellโanno liturgico B) e presenta uno dei racconti-testimonianze del Nuovo Testamento relativi allโistituzione dellโEucarestia. Eโ questo il principale mistero che, insieme alla Trinitร โ celebrata la scorsa domenica โ distingue il cristianesimo da tutte le altre religioni.
Il testo eucaristico piรน antico รจ quello di S.Paolo in 1ยฐ Corinti 11, 23-26 (del 50-52 d.Cr.): โQuesto รจ il mio corpo, che รจ per voi; fate questo in memoria di meโฆ..โ
La redazione di Marco รจ del 60-65 d. Cr. e riflette la comprensione della comunitร che, dopo lโascensione di Gesรน e il dono dello Spirito, ha obbedito al comando di celebrare la โcena del Signoreโ.
Nel brano di oggi il Nazareno incarica due suoi discepoli di preparare la Pasqua; sarร quella lโโUltima Cenaโ per antonomasia, lโultima di tutta una serie di circostanze in cui il Messia si era trovato nella sua vita terrena a condividere il pranzo: con i discepoli, con amici, con persone ragguardevoli, ma anche con poveracci o gente di malaffare.
Va ricordato che ogni comunanza di tavola รจ per il semita un dono di pace e fratellanza; la comunione conviviale รจ comunione di vita. Giร il fatto del mangiare nella Bibbia non significa soltanto un atto vitale, ma contiene un senso religioso, perchรฉ il pasto รจ visto come dono di Dio, Signore della terra, datore di ogni bene. Cosรฌ il pranzo รจ considerato come un atto religioso e nei testi piรน tardivi dellโAntico Testamento assume un significato profetico e messianico (cfr. Isaia 26,6-8 e 55,1-3); il pasto materiale รจ poi anche espressione dellโabbondanza del dono per eccellenza di Jahvรจ: la sapienza divina, di cui pure gli uomini sono resi partecipi.
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Nel tempo di Gesรน, infine, si aspettava il banchetto escatologico (cioรจ degli ultimi tempi, al termine della storia), come espressione della salvezza definitiva.
Ora, con la comunanza di tavola (da cui nessuno era escluso!) Gesรน esprimeva lโinteresse e lโamore misericordioso di Dio per gli uomini e spesso e volentieri utilizzava questo momento per impartire fondamentali insegnamenti sul Regno.
Anche lโUltima Cena fa parte di questa consuetudine, ma si distingue dagli altri momenti simili perchรฉ รจ la cena pasquale ebraica e anche lโultimo atto, il โtestamentoโ di Gesรน, prima della sua passione e morte.
La Pasqua era per gli ebrei la festa piรน importante dellโanno, che ricordava le grandi opere compiute da Jahvรจ per liberare il suo popolo dallโEgitto; era un memoriale dellโEsodo e dellโalleanza stabilita da Dio con il suo popolo per mezzo di Mosรจ.
Nel corso di questโultima cena pasquale Gesรน compie dei gesti e pronuncia delle parole non previste dal rito tradizionale. Benedice il pane, lo spezza e lo dร agli apostoli, dicendo โQuesto รจ il mio corpoโ; poi rende grazie sul calice, lo dร da bere e dice โQuesto รจ il mio sangue, il sangue dellโalleanza, versato per moltiโ (lโespressione โper moltiโ รจ un semitismo che significa โper tutti, che sono una moltitudineโ).
Ma che cosa avranno capito gli apostoli di queste parole del Signore? Probabilmente le percepirono come espressione insolita del Maestro, come un gesto profetico e simbolico, nella linea ad esempio di Geremia ed Ezechiele, che accompagnavano le loro azioni simboliche con la parola che ne rivelava il senso.
Lโespressione โsangue dellโalleanzaโ rimandava immediatamente al racconto di Esodo 24 (la 1ยฐ lettura di oggi): Mosรจ, dopo aver letto il testo della Legge, fa offrire olocausti e giovenchi come โsacrifici di comunione, per il Signoreโ; quindi versa metร del sangue sullโaltare e con lโaltra metร asperge il popolo; il sangue dei sacrifici รจ segno del patto bilaterale stabilito con Jahvรจ: Dio garantisce guida e protezione nel cammino verso la Terra Promessa e gli Israeliti si impegnano ad osservare la Legge.
Ma il sangue dei sacrifici aveva nellโebraismo anche altri significati: secondo Esodo 29,15-26 possedeva un potere santificatore nella consacrazione dei sacerdoti e degli altari e secondo Levitico 17,11 serviva per lโespiazione dei peccati, significato questo molto accentuato dal giudaismo recente e ben noto al tempo di Gesรน.
Ebbene: con i suoi gesti e le sue parole il Figlio di Dio profetizza, cioรจ anticipa quello che doveva avvenire. Egli sapeva bene di andare incontro alla morte: piรน volte era stato accusato di magia, esorcismi, bestemmie, trasgressioni del sabato (che secondo il diritto giudaico comportavano la pena capitale) e da tempo i capi giudaici volevano toglierlo di mezzo a causa delle sue azioni e dei suoi discorsi.
Ora, nelle parole pronunciate nellโUltima Cena Gesรน interpreta e dร un senso alla morte che ormai sente imminente, rileggendo il suo destino sulla falsariga del profeta-servo perseguitato, del giusto e del martire, la cui morte, secondo la mentalitร giudaica del tempo, aveva unโefficacia espiatrice e di riconciliazione. Per questo parla del โsangue dellโalleanza versato per tuttiโ. Per questo aveva detto giร prima: โIl Figlio dellโuomo non รจ venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per moltiโ (Marco 10,45).
Come si legge nella Lettera agli Ebrei (cap.9), i sacerdoti israeliti entravano nel Tempio ed offrivano il sangue delle vittime per sรฉ e per i peccati del popolo; โCristo, invece, โฆโฆ..non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue entrรฒ una volta per sempre nel santuario, procurandoci cosรฌ una redenzione eternaโ (v.11)
E, come aveva fatto nei tre anni del suo ministero, anche in questo momento conviviale il Maestro impartisce un fondamentale insegnamento sul Regno. Nella certezza che Dio (il quale mai abbandona il giusto) non lo lascerร in balia della morte, Egli afferma che berrร ancora del frutto della vite, quello โnuovoโ, nel regno di Dio (v.25) e spalanca cosรฌ ai suoi discepoli la prospettiva luminosa della vittoria definitiva di Dio sul male e sulla morte.
Nellโattesa di questo banchetto escatologico, cui tutti giungeremo, Gesรน non ci ha lasciato soli: ci ha fatto il dono immenso di Sรฉ e della comunione col Suo corpo e il Suo sangue, che si rinnova in ogni celebrazione eucaristica.
Ileana Mortari – Sito Web
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DOMENICA del CORPUS DOMINI
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- Colore liturgico: Bianco
- Es 24, 3-8; Sal. 115; Eb 9, 11-15; Mc 14, 12-16. 22-26
Mc 14, 12-16. 22-26
Dal Vangelo secondoย Marco
Il primo giorno degli รzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesรน: ยซDove vuoi che andiamo a preparare, perchรฉ tu possa mangiare la Pasqua?ยป.
Allora mandรฒ due dei suoi discepoli, dicendo loro: ยซAndate in cittร e vi verrร incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Lร dove entrerร , dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’รจ la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerร al piano superiore una grande sala, arredata e giร pronta; lรฌ preparate la cena per noiยป.
I discepoli andarono e, entrati in cittร , trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitรฒ la benedizione, lo spezzรฒ e lo diede loro, dicendo: ยซPrendete, questo รจ il mio corpoยป. Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: ยซQuesto รจ il mio sangue dell’alleanza, che รจ versato per molti. In veritร io vi dico che non berrรฒ mai piรน del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrรฒ nuovo, nel regno di Dioยป.
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 03 – 09 Giugno 2018
- Tempo Ordinarioย IX
- Colore Verde
- Lezionario: Ciclo B
- Anno: II
- Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net
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