Commento al Vangelo del 3 aprile 2011 – mons. Andrea Caniato

12PORTE del 31 marzo 2011 -IV domenica di Quaresima.

Gv 9, 1-41
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Il Vangelo

La domenica del cieco nato, un passaggio importante del nostro itinerario di preparazione alla Pasqua. La scena è concitata, affollata: si sentono urla, insinuazioni, minacce, mescolate a professioni di fede e vere e proprie provocazioni spirituali.
Improvvisamente una frase che sembra uscire dal testo e rimbombare solenne per ciascuno di noi: “volete essere anche voi suoi discepoli?” È il cieco guarito che lo dice ai farisei che lo riempiono di domande… ma oggi è la Chiesa che ci chiede un esame attento della nostra fede.
Andiamo con ordine.
Anzitutto, come nel brano della samaritana, all’inizio poche pennellate che descrivono la circostanza, ma che in realtà hanno un altissimo contenuto teologico.
Gesù passando (verbo tipicamente pasquale)
vide un uomo cieco dalla nascita (indica dunque una precarietà radicale, una situazione nella quale l’uomo si trova di per se stesso, senza averla voluta o scelta; una condizione dalla quale l’uomo non è in grado di uscire con le sue sole forze naturali).
È così perche siano manifestate le opere di Dio: c’è un disegno divino, dunque, misterioso, soprannaturale, ma è un disegno di misericordia e guarigione.
Poi alcuni gesti, incredibilmente semplici, incredibilmente misteriosi:
sputò per terra, fece del fango con la saliva: sono gesti così poco dignitosi ed eleganti, ma nel piano misterioso della fede, riconosciamo il Dio Creatore che pasticcia il fango e plasma Adamo. Questo incontro misterioso tra la saliva di Dio e la terra è immagine della incarnazione del Figlio di Dio, che è venuto in mezzo a noi: le mani divine si sporcano del nostro fango.
Va a lavarti alla piscina di Siloe — che significa Inviato: lavarsi per vedere, lavarsi in un acqua che si chiama Inviato. Cristo è l’inviato di Dio, l’acqua è il battesimo, il sacramento della illuminazione.
Ma la fede viene subito messa alla prova. La fede del cieco guarito non è ancora matura, ma possiede una forza travolgente, al punto che i teologoni dei farisei non sono in grado di metterlo in buca. Perché il cieco guarito non crede in una religione, non crede in una ideologia: constata un fatto, un fatto che è accaduto, che lo ha toccato di persona, anche se non lo ha compreso fino in fondo.
Il cristianesimo, prima di essere una religione, un insieme di valori è un “fatto”, il fatto del Figlio di Dio, divenuto uomo, crocifisso e risorto.
“Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo”.
Poi finalmente il dialogo tra Gesù e l’uomo guarito, un dialogo che sembra un liturgia “Credo, Signore!”
E un giudizio netto sui farisei: Siccome dite “noi vediamo”, il vostro peccato rimane. Ciò che ci rende impermeabili all’opera soprannaturale della grazia divina è la presunzione di essere a posto, di non aver bisogno di luce. (mons. Andrea Caniato).

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