Commento al Vangelo del 29 settembre 2016 – don Antonello Iapicca

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COME ANGELI CHIAMATI A VEDERE IL CIELO APERTO DEL NOSTRO DESTINO DALLE FERITE DELLA NOSTRA CARNE

unnamed[ads2]Vedere il cielo aperto รจ il desiderio piรน intimo di ogni uomo. Anche a noi oggi, cosรฌ simili a Giacobbe in quella notte di angoscia, impaurito, solo, ramingo e in fuga dalla storia, appare una scala. รˆ la Croce di Cristo, ben piantata nella nostra vita e che ci schiude il Cielo, garanzia di un fondamento sicuro e di un orizzonte certo. La storia non scorre senza senso, ma “guarda” in alto; ogni avvenimento รจ “contemporaneo” del Cielo, mentre lo viviamo qui sulla terra รจ “trascritto” lassรน come una primizia della vita beata.

Per questo Gesรน ci dice che vedremo cose “piรน grandi”: non dobbiamo cercarle chissร  dove, esse sono le nostre cose di ogni giorno, impregnate dell’amore di Dio che le strappa alla corruzione e le incastona come gemme nel Cielo. Non manca nulla alla nostra vita. Potremmo morire ora, sazi di giorni e di beni, esattamente come siamo e con quello che abbiamo vissuto, perchรฉ Lui, come con Natanaele, ci ha “conosciuto” da sempre, e solo lui ci ha “visto” senza malizia anche se peccatori, in uno sguardo di eterna misericordia che tutto riveste di santitร .ย Ogni cosa che ci appartiene infatti รจ un frammento di Cielo, una primizia di quella che sarร  la vita beata nella sua intimitร . E, con la fede che Dio ci dona nella Chiesa, possiamo vedere ora, in questo istante, che tutto รจ giร  compiuto: non manca nulla a nessun secondo della nostra vita.

Potremmo morire ora, in questo istante, sazi di giorni e di beni, esattamente come siamo e con quello che abbiamo vissuto. Anche se ci sembra di non aver concluso nulla, di essere ancora dispersi nella precarietร  degli affetti, del lavoro, della salute:ย in Lui ogni lembo di terra che calpestiamo รจ uno spicchio di Cielo, ogni fallimento diviene un successo, ogni debolezza una forza da trasportare le montagne, ogni morte รจ trasformata in vita. La fede ci apre gli occhi sulla grandezza della nostra vita, perchรฉ in essa รจ stata deposta la scala che svela il destino autentico, la comunione e l’intimitร  con Colui che รจ disceso dal Cielo per raggiungere il nostro presente e, attraverso la Parola e i sacramenti, farlo contemporaneo del Cielo, per prenderci ora, e sederci accanto a Lui alla destra del Padre.ย 

Non c’รจ bisogno di sforzarsi e inventarsi cose speciali; non si tratta di esperienze da mozzare il fiato. La “cosa piรน grande”, infatti, รจ restare nella volontร  di Dio. Giacobbe dormiva quando ha contemplato il Cielo aperto, Natanaele era seduto sotto il fico quando รจ stato visto da Gesรน. L’incontro tra questi due sguardi che uniscono il Cielo alla terra si dร  quindi nella semplicitร  della gratuitร .

Quando si entra nei fatti concreti e forse insignificanti della propria storia. Perchรฉ il miracolo piรน grande รจ vivere in pienezza, come un pezzo di Cielo le cose che ci umiliano, i momenti in cui ci sembra di sprecare la vita, senza sussulti. E’ piรน grande stare nel Getsemani con Gesรน e offrirsi con Lui al Padre mentre vorremmo altro, che qualsiasi altra cosa. E’ piรน grande restare crocifissi in una situazione, o un tempo di ariditร , di grigiore e impotenza che qualunque altro servizio si potrebbe fare. E’ la cosa piรน grande perchรฉ solo chi ha scoperto che Gesรน, nonostante i propri peccati, lo ha visto senza malizia, puรฒ adagiarsi in pace nella storia crocifissa che la carne rifiuta.E’ questa la notizia che gli Arcangeli annunciano salendo e scendendo la scala del Cielo. La loro missione definisce quella della Chiesa, e anticamente i vescovi erano chiamati angeli.

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Come Michele, per combattere il drago e distruggere le sue menzogne; come Gabriele, per annunciare la notizia che Dio si รจ fatto carne per salvare ogni carne; come Raffaele, per sanare ogni rapporto nella comunione strappata alla concupiscenza. Anche noi siamo chiamati ad essere angeli che mettono a disposizione la propria carne perchรฉ Cristo giunga sulla soglia di ogni uomo; come quella di Santo Stefano, consegnata alla tempesta di pietre dei nemici, mentre il suo volto diveniva proprio come quello di unย angelo, sul quale risplendeva la bellezza dell’amore di Cristo. Come sul nostro, mentre consegniamo la vita e perdoniamo, nel martirio quotidiano che offre a tutti la scala che conduce al paradiso.ย 

Nell’iconografia Gesรน รจ raffigurato anche mentre sale su una scala per lasciarsi crocifiggere; la Chiesa suo corpo vive allo stesso modo: contemplando la scala che giunge sino al Cielo, vi sale ogni giorno per distendere le braccia dei suoi figli sulla Croce. Nel marito che sale questa scala per la moglie, nella madre che vi ascende per accogliere suo figlio, in ogni cristiano che vive amando cosรฌ Dio si fa prossimo ad ogni sofferenza, prende carne umana per far santa ogni vita.ย 

Don Antonello Iapicca
Busshozan cho ko 31-1
761-8078 Takamatsu
JAPAN
Tel. in GIAPPONE: 0081-9028917822

Gv 1, 47-51
In quel tempo, Gesรน, visto Natanaรจle che gli veniva incontro, disse di lui: ยซEcco davvero un Israelita in cui non c’รจ falsitร ยป. Natanaรจle gli domandรฒ: ยซCome mi conosci?ยป. Gli rispose Gesรน: ยซPrima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il ficoยป.
Gli replicรฒ Natanaรจle: ยซRabbรฌ, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!ยป . Gli rispose Gesรน: ยซPerchรฉ ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!ยป.
Poi gli disse: ยซIn veritร , in veritร  vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomoยป

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