Commento al Vangelo del 29 ottobre 2017 – mons. Vincenzo Paglia

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19514745932_eaeae50df7_oQuesto brano del Vangelo di Matteo acquista tutto il suo spessore se lo leggiamo dentro la condizione delle nostre cittร  che sono divenute sempre piรน simili a Babele: ossia cittร  ove gli uomini hanno perso il riferimento allโ€™unico Signore. In tale condizione di assenza di Dio, le cittร  sono preda della confusione dei linguaggi, della fatica del comprendersi, della facilitร  dei conflitti. Il testo biblico racconta il gigantesco impegno di quegli uomini che avrebbe dovuto consacrare la loro onnipotenza e soddisfazione.

Ma, perso il contatto con Dio, ognuno ricercava il proprio individuale interesse perdendo cosรฌ anche la capacitร  dellโ€™incontro. Babele era e resta il simbolo degli appuntamenti mancati, sia con Dio che con gli altri. Il Vangelo narra di alcuni farisei che si avvicinano a Gesรน per chiedergli quale sia il piรน grande comandamento della legge. Per meglio comprendere questa domanda bisogna ricordare che le varie correnti religiose dellโ€™ebraismo avevano codificato ben 613 precetti, di cui 365 negativi e 248 positivi. Una notevole mole di disposizioni; anche se non tutte dello stesso valore. Nella tradizione biblica era chiaro quale fosse il primo. Nel libro del Deuteronomio lo si diceva chiaro: โ€œAscolta, Israele: il Signore รจ il nostro Dio, unico รจ il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuoreโ€ (Dt 6,4-5). Come pure era noto il precetto di amare il prossimo. Per la tradizione rabbinica basti ricordare la formula attribuita a R. Hillel (rabbino del I sec.): โ€œNon fare al prossimo tuo ciรฒ che รจ odioso a te, questa รจ tutta la legge. Il resto รจ solo spiegazioneโ€. Un altro ebreo gli fa eco: โ€œTu devi amare il prossimo tuo come te stessoโ€.

Non รจ dunque esatto affermare che nella tradizione giudaica non ci fosse una gerarchia di precetti. Lโ€™originalitร  evangelica non sta nel fatto di ricordare ambedue i principali precetti, ma nel collegarli strettamente al punto da unificarli. Il comandamento riguardante lโ€™amore del prossimo รจ assimilato al primo e massimo comandamento sullโ€™amore integro e totale per Dio, in quanto appartiene alla stessa categoria di principio unificante e fondamentale. La strada per arrivare a Dio incrocia necessariamente quella che porta agli uomini. E a quegli uomini che maggiormente debbono essere difesi perchรฉ piรน deboli. Difendendo loro, si difende Dio. Giovanni, lโ€™evangelista, arriva a dire che โ€œsiamo passati dalla morte alla vita, perchรฉ amiamo i fratelliโ€ (1 Gv 3,14). Non solo. Dio non sembra neppure mettersi in concorrenza con lโ€™amore per gli uomini; in certo senso non insiste sulla reciprocitร  dellโ€™amore (รจ ovvio che deve esserci). Gesรน, infatti, non chiede: โ€œAmatemi, come io vi ho amatiโ€, ma: โ€œAmatevi allo stesso modo con cui io vi ho amatiโ€.

La Scrittura, nelle sue disposizioni circa lโ€™ospitalitร  e lโ€™accoglienza, non fa altro che situarsi in questo orizzonte. Essa chiede di ospitare gli stranieri e di soccorrere lโ€™orfano e la vedova. Sono due condizioni che nella Babele del fervore consumista vengono accantonate. Ma Dio stesso si mette dalla parte dei deboli, e li difende. Da questi due comandamenti (o dallโ€™unico amore) dipende (letteralmente โ€œpendeโ€) tutta la legge e i profeti. Il principio dโ€™amore dร  senso e unitร  a tutta la rivelazione della Bibbia. Ma รจ anche la lingua unificante i tanti linguaggi e le tante culture che ormai costituiscono la nostra Babele. Infatti, tutti possono parlare la lingua dellโ€™amore del prossimo, anche coloro che non credono; e Dio la capisce perchรฉ รจ la sua lingua.

Ce lo ricorda il noto brano di Matteo: โ€œHo avuto fame e mi avete dato da mangiareโ€ (Mt 25,35), dice Dio a quellโ€™ignaro uomo caritatevole. E lo salva. Questo modo di comportarsi salva anche Babele dalla confusione e dalla tragedia. E non a caso allora possiamo riscoprire lโ€™altro significato di Babele, ossia โ€œporta del cieloโ€. Sรฌ! Se parliamo la lingua dellโ€™amore (una lingua che si puรฒ parlare in tante culture e anche in tante fedi diverse), la nostra Babele puรฒ diventare non la cittร  della confusione, dellโ€™ambiguitร  e degli appuntamenti mancati, bensรฌ la cittร  che ci apre la โ€œporta del cieloโ€.

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 29 ottobre 2017 anche qui.

XXX Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Mt 22, 34-40
Dal Vangelo secondoย  Matteo

34Allora i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogรฒ per metterlo alla prova: 36ยซMaestro, nella Legge, qual รจ il grande comandamento?ยป. 37Gli rispose: ยซAmerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo รจ il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi รจ simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profetiยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 29 Ottobre – 04 Novembre 2017
  • Tempo Ordinario XXX
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo A
  • Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

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