Le lacrime di chi ama, una lente sul mondo
Padre Ermes Ronchi commenta il brano del Vangelo di domenica 29 marzo 2020.

Il racconto della risurrezione di Lazzaro รจ la pagina dove Gesรน appare piรน umano. Lo vediamo fremere, piangere, commuoversi, gridare. Quando ama, lโuomo compie gesti divini; quando ama, Dio lo fa con gesti molto umani. Una forza scorre sotto tutte le parole del racconto: non รจ la vita che vince la morte. La morte, nella realtร , vince e ingoia la vita. Invece ciรฒ che vince la morte รจ lโamore. Tutti i presenti quel giorno a Betania se ne rendono conto: guardate come lo amava, dicono ammirati. E le sorelle coniano un nome bellissimo per Lazzaro: Coluiโcheโtuโami.
Il motivo della risurrezione di Lazzaro รจ lโamore di Gesรน, un amore fino al pianto, fino al grido arrogante: vieni fuori! Le lacrime di chi ama sono la piรน potente lente dโingrandimento della vita: guardi attraverso una lacrima e capisci cose che non avresti mai potuto imparare sui libri. La ribellione di Gesรน contro la morte passa per tre gradini:
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NON MI LASCI MORIRE
Gesรน piange. Le lacrime sono la sua ribellione, stupenda โarroganzaโ dell’amico che si rifiuta di accettare la morte dell’amico.
Amore arrogante fino al grido: vieni fuori!
Di Lazzaro non sappiamo nulla se non che era suo amico. Sappiamo anche di tutte le lacrime versate per la sua morte: di Marta e Maria, dei giudei, di Gesรน stesso.
Io invidio Lazzaro non per la vita ridata, ma per essere circondato da amici, segno di una vita riuscita con la santitร che รจ propria dellโamicizia, il sacramento che conforta la vita.
La morte mette in gioco la credibilitร di Dio. Se รจ per sempre, allora Lui รจ Dio di morte!
Ma un forte filo rosso attraversa tutta la Bibbia: Lui รจ il Dio dei vivi, non dei morti. Come alla samaritana รจ ancora a una donna che Gesรน regala parole di speranza: Io ci sono e sono colui che adesso, qui, fa rinascere e ripartire da tutte le cadute, gli inverni, gli abbandoni.
Eppure a me che cosa importa di Lazzaro, cosa me ne faccio della sua resurrezione? Lazzaro non รจ mio amico, non รจ mio padre o mia madre, non รจ uno dei miei morti.
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A me non importa Lazzaro, mi importano le lacrime di Gesรน per l’amico! ร questa la salvezza: il pianto di Dio. Sono io l’amico che Egli non accetta di veder finire nel nulla della morte. E quante volte sono morto! Quante volte mi sono addormentato! Era finito l’olio della lampada e.. punto. Finito tutto. Buio immenso di silenzio.
Finita la voglia di amare, e con lei quella di vivere. E mi dicevo in qualche grotta oscura dell’anima: Dio non mi interessa piรน. Non mi importa se mi ama.
Nel giorno delle lacrime Dio sembra essere lontano. Il suo ritardo pesa.
Poi un seme ha cominciato a spingere, non so dove.. perchรฉ. Una pietra si รจ mossa e si รจ infilato un raggio di sole, un sussurro d’amico ha percosso il silenzio, delle lacrime hanno bagnato le bende.
Il risvegliarsi dell’umano.
Io sono la risurrezione, io il rialzarsi della vita che si รจ arresa!
Bella la sequenza delle parole: prima viene la risurrezione e poi la vita, non il contrario.
Siamo chiamati come vivi alla fatica del risorgere per una vita salda, amorevole, generosa, sorridente, creativa. Eterna. Una vita che rotola armoniosa nelle mani di Dio.
E il perchรฉ sta in questo amore fino al pianto. Risorgiamo ora, e dopo la morte, perchรฉ il suo vero nemico non รจ la vita, รจ l’amore. Forte come la morte, dice il Cantico.
Se il nome di Dio รจ amore, allora lo รจ anche Risurrezione.
Lazzaro, vieni fuori! Liberatelo e lasciatelo andare!
Tre ordini per risorgere: esci, liberati e vai. Con passo leggero, su sentieri aperti al sole, in un mondo che sa, sicuro, che qualcuno va ben oltre la morte.
Il vero risorto non รจ Lazzaro, tornato alla sua vita mortale, ma le sorelle di Betania e tutti i giudei che quel giorno hanno creduto allโamore.
Come chiunque riempia la propria vita di Dio.
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