Commento al Vangelo del 27 marzo 2011 – mons. Andrea Caniato

12PORTE del 13 gennaio 2011 – III domenica di Quaresima.

Gv 4, 5-42
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».
Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Il Vangelo

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Terza domenica di Quaresima: la domenica della Samaritana.

Mi limito qui ad evidenziare alcuni passaggi su cui è bene soffermare la nostra attenzione durante l’ascolto di questo brano importantissimo: Si tratta anzitutto dell’incontro tra il Messia di Dio e una donna straniera, membro di un popolo ostile: il racconto enfatizza molto questo aspetto. È un simbolo dell’ingresso di Dio nel mondo: “venne tra la sua gente, ma i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio, a quanti credono nel suo nome”. Dio non aspetta che noi siamo buoni e santi per venirci incontro, ma dimostra il suo amore nel fatto che “mentre eravamo nemici, ostili, ha mandato il suo Figlio”. È mezzogiorno. Fa molto caldo. Gesù è stanco e chiede da bere. In questi pochi tratti descrittivi sono contenuti i misteri centrali della fede. Il Figlio di Dio che prende su di se una debolezza che non gli appartiene, la nostra debolezza. Cammina sulle strade del nostro mondo polveroso. E proprio a mezzogiorno, confitto sul legno della croce, lancerà il suo grido: “Ho sete”. Che grande mistero. Colui per il quale esistono tutte le cose, l’onnipotente altissimo Signore, ha sete e mendica dell’acqua. La sete è il simbolo di un desiderio profondo: Dio ha sete di essere amato. Colui che ha in mano i nostri destini, chiede con umiltà per potere donare con abbondanza. “Se tu conoscessi il dono di Dio”: ecco dunque il senso vero della sete di Gesù. Il desiderio di rivelarci l’amore di Dio e il dono della salvezza. Questa è la vera acqua, l’acqua che disseta e che si moltiplica, che rende feconda ogni ricerca di verità e di bene. “Va a chiamare tuo marito”: il primo effetto dell’incontro con il Signore è una limpida e schietta conoscenza di se stessi. Una conoscenza che mette impietosamente in evidenza le mancanze, le contraddizioni, il bisogno di riscatto. Una conoscenza che è umiltà, non umiliazione, e che apre alla guarigione. “Il Padre cerca adoratori in spirito e verità”: è la rivelazione fondamentale di questo brano. Il Padre, lo Spirito e la Verità che è Cristo stesso. Questo è il mistero Dio Trinità perfetta e indivisibile. Adorare in spirito, cioè nella profondità di se stessi e nella forza divina dell’Amore di Dio. E verità: nella concretezza di una vita nuova, trasformata in Cristo. “noi crediamo che questi è veramente il salvatore del mondo”: il lungo racconto si conclude con la professione di fede dei samaritani, concittadini della donna. Una delle testimonianze su Gesù tra le più esplicite del vangelo. Il mondo, cioè noi e tutto ciò che ci circonda, non ci salviamo senza di lui. (mons. Andrea Caniato).

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