Commento al Vangelo del 27 marzo 2010 – don Mauro Pozzi

Il commento al Vangelo della domenica a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.

ACQUA VIVA

Gesù è stanco e assetato, fa caldo ed è mezzogiorno. È ora di mangiare, infatti i discepoli sono andati a prendere del cibo in città. Nel rivelare tutta l’umanità del Maestro l’evangelista introduce i veri protagonisti di questa storia: la sete e l’acqua. Gesù si rivolge a una donna straniera. I samaritani erano il resto degli ebrei del nord che, scampati alla deportazione assira, erano rimasti in patria ma si erano assimilati con le popolazioni pagane e per questo, pur avendo con- servato il culto e la legge, non erano stimati veri ebrei. Le donne poi non godevano di grande considerazione a quei tempi. Gesù si manifesta anche per questi stranieri cominciando a far capire l’universalità del suo messaggio e sceglie una donna, cioè un testimone “debole”, come ha fatto per la sua resurrezione, per confondere i forti (1Cor 1,27), per mostrare che il suo Regno si afferma grazie a Dio e non agli uomini. Al capitolo 25 del vangelo di Matteo, nel brano del giudizio finale, Gesù dice che gli eletti lo hanno dissetato quando hanno dato da bere a chi ne aveva bisogno. L’uomo bisognoso è immagine del corpo stanco e assetato del Signore che chiede da bere a noi. I grandi santi della carità hanno adorato il Cristo nei poveri dandoci l’esempio. In cambio della tua acqua, ci dice Gesù, io ti darò la mia, che sazierà la tua sete per sempre, anzi farà di te una sorgente. Il primo incontro con questa fonte è stato il nostro battesimo, che è una rigenerazione, una morte e una resurrezione. Il Signore propone questa rinascita alla donna, la quale risponde in modo un po’ aspro: sì dammi la tua acqua così risparmio la fatica di venire ad attingere tut- ti i giorni. Non capisce veramente quello il Maestro le sta offrendo e lui, come sempre con delicatezza, le fa vedere che legge nel suo cuore. Non c’è giudizio nelle sue parole, solo una sottile ironia che fa eco a quella della donna. L’atmosfera cambia, ella capisce che è un maestro che le parla, ma insiste ancora sulla diversità del culto. Bisogna adorare in spirito e verità, si può andare al tempio senza fede o a messa senza ascoltare nemmeno una parola: quello che conta è il cuore e lo Spirito che lo abita. La donna scappa in città e lascia lì la brocca. È venuta per attingere, ma ha trovato qualcosa di molto più dissetante e, proprio come diceva Gesù, diventa lei stessa sorgente per i suoi concittadini, invitandoli a conoscerlo e incontrarlo. Lasciamo anche noi la nostra brocca ai piedi di Gesù perché ce la riempia della sua acqua viva.

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