Commento al Vangelo del 26 marzo 2017 – Don Francesco Cristofaro

Catechesi sul Vangelo della Quarta domenica di Quaresima

COMMENTO TEOLOGICO DEL TESTO

BREVE INTRODUZIONE

Il cieco fin dalla nascita è figura di ogni uomo. Ogni uomo nasce cieco a causa del peccato dei progenitori, commesso all’inizio della nostra storia. Nessuno può guarirsi da se stesso. Nessuno può guarire gli altri. Ogni uomo è privo della vera luce. Cammina nel buio lasciandosi guidare dal bastone della sua intelligenza e razionalità.

Dio però nella sua misericordia non ha abbandonato l’uomo. È entrato nella sua storia per guarirlo, ricrearlo, rinnovarlo, per ridargli nuovamente la vista. Fin da subito dopo il peccato Dio ha iniziato a prendere l’uomo per mano e lo ha condotto fino a Cristo Gesù.

È Cristo Gesù la via attraverso cui ogni uomo può ricevere nuovamente la vista degli occhi della sua intelligenza e del suo cuore. Gesù passa accanto a noi, ci chiede di lasciarci guarire da Lui. Se noi accogliamo la sua offerta, siamo liberati per sempre dalla nostra cecità. Se invece ci rifiutiamo, rimaniamo per sempre in essa.

Essere nati nella cecità, vivere di cecità congenita non è un peccato. Non è neanche un colpa e una responsabilità personale. Siamo nati così.

È peccato invece rifiutare la grazia della guarigione. È colpa non accogliere la grande offerta che Gesù ci fa,  Peccato essere ciechi e proclamarsi dei “vedenti”. È questo il vero peccato dell’umanità intera: non volere accogliere colui che solo può ridarci la vera vista.

Guarigione del cieco nato

Gesù passa per le vie di Gerusalemme e vede un uomo cieco dalla nascita. Ogni uomo è segnato da cecità spirituale. È questa la sua condizione. Il peccato rende ciechi. Poiché nasciamo tutti con il peccato originale, siamo tutti affetti da cecità spirituale.

I suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?».

Nonostante il Libro di Giobbe avesse liberato per sempre la sofferenza dal peccato personale, o comunitario, è sempre difficile sradicare dalla mentalità della gente certe idee. La sofferenza non necessariamente è il frutto di un peccato personale e neanche dei propri genitori.  La sofferenza è la condizione dell’uomo che ha ereditato le conseguenze del peccato di Adamo e di Eva, ma non il frutto di un atto concreto della singola persona. Ancora oggi si pensa ad un castigo di Dio quando una sofferenza si abbatte sopra una persona.

Sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco

Ai tempi di Gesù era comune credenza che la saliva avesse delle virtù terapeutiche. Gesù fa qualcosa di totalmente differente. Non guarisce il cieco fin dalla nascita. Con la saliva fa del fango che poi viene spalmato sugli occhi del cieco.

Il fango acceca, non dona la vista. Il gesto è in realtà un contro miracolo. Un miracolo al contrario. Questo perché tutto il mondo sappia della verità del miracolo. Il cieco è realmente cieco. Il miracolo è realmente accaduto.

E gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

In molte opere e comportamenti di Gesù tante cose ci sfuggono, non riusciamo a comprenderle. È l’obbedienza che sempre produce un frutto di vita eterna, anche se esplicitamente al comando non è legata nessuna promessa. Si ascolta la Parola di Dio, si obbedisce, nasce il grande miracolo, nasce la vita.

Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?».

L’uomo guarito era noto a tutta Gerusalemme. Tutti lo conoscevano perché era un mendicante. Tutti però lo sapevano cieco e come cieco lo conoscevano. Ora tutti vedono che non è più cieco. Ma è proprio lui il cieco o è un altro?

Per alcuni quell’uomo è proprio il cieco, il mendicante. Per altri è uno che gli assomiglia.

È proprio lui il cieco, il mendicante che loro conoscevano: “Sono io”.  La testimonianza della propria identità è la prima grande via dell’evangelizzazione.

Gesù deve essere conosciuto proprio attraverso la testimonianza sulla nostra identità.

Prima ero cieco fin dalla nascita, ora ci vedo. Ora vedo Dio, Cristo Gesù, la verità, la santità, la giustizia, la carità, la speranza. Ora vedo il Paradiso e voglio raggiungerlo.

Noi abbiamo trasformato l’evangelizzazione in parole su Cristo.

La prima grande essenziale evangelizzazione è la testimonianza della nostra guarigione. Io ero quel grande peccatore che voi conoscevate. Io ero quell’uomo immerso nel mondo che voi sapevate.

Io ero. Ora non lo sono più a causa di Gesù Signore.

La gente, se vogliamo evangelizzarla, deve vedere il nostro cambiamento, la nostra trasformazione, il miracolo che è avvenuto in noi per opera di Gesù Signore.

Condussero dai farisei quello che era stato cieco:

L’uomo guarito da Gesù viene condotto dai farisei. Sono costoro i più grandi infedeli verso la storia.  Anche in questo miracolo loro vogliono trovare qualche capo di accusa contro Gesù. Il loro intento è uno solo: togliere di mezzo Gesù.

Era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi.

Ecco il capo di accusa: il giorno della guarigione era un sabato. Di sabato per i farisei non si potevano fare miracoli. Non si poteva fare il miracolo neanche con la sola parola.

Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo».

Anche i farisei vogliono appurare la verità storica. Vogliono sapere come è avvenuto il miracolo secondo una successione ordinata degli avvenimenti.

Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro.

I farisei questa volta sono in disaccordo tra di loro. Per alcuni Gesù non viene da Dio, perché non osserva il sabato. Per altri Gesù viene da Dio.

Lo Spirito Santo può illuminare solo cuori semplici, umili, spogli di ogni superbia, liberi da ogni precomprensione, scevri da tutto ciò che nasce da usi e da tradizioni umane circa la retta interpretazione della sua Legge e della santa Rivelazione.

Un cuore semplice è illuminato dallo Spirito Santo e aperto alla comprensione della storia che Dio scrive con gli uomini.

Un cuore superbo si chiude nella sua “verità” opponendosi e accanendosi contro la verità della storia di Dio con gli uomini.

Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

Per quest’uomo non ci sono dubbi. Gesù è un profeta.

Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

Si era detto all’inizio del capitolo che il peccato non ha nulla a che fare con questa persona che è nata cieca. Di che cosa lo accusano ora i Giudei? Di essere nato tutto nei peccati. Sempre così fanno questi Giudei. Quando non riescono a resistere alla sapienza ispirata di chi sta dinanzi a loro, insultano e mandano via, insultano e lapidano, insultano, giudicano, condannano.

L’insulto e il disprezzo sono l’arma dei deboli. Come arma dei deboli è il giudizio, la condanna, il cacciare fuori.

La forza di un uomo è la ricerca della verità nella grande libertà di accoglierla da qualsiasi parte essa le venga offerta.

Questi Giudei invece operano per soffocare la verità nella loro ingiustizia.

Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?».

Lo trova e gli fa una domanda esplicita: “Tu, credi nel Figlio dell’uomo?”. Gesù non parla di “Messia”, ma di “Figlio dell’uomo”.  Gesù è sempre prudentissimo in ogni sua azione e parola.

Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?».

Dobbiamo supporre che all’uomo nato cieco Gesù indicasse nel “Figlio dell’uomo” la persona del suo guaritore. Chi ti ha guarito è il Figlio dell’uomo. La fede di quest’uomo è pronta. Gli manca solo di conoscere la persona che dovrà essere la verità della sua fede.

Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te».

Gesù ora gli si rivela: “Sono io il Figlio dell’uomo”.

Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

È questa vera professione di Gesù.

Quest’uomo crede che Gesù è il Figlio dell’uomo.

Crede e gli si prostra dinanzi. La prostrazione è adorazione. È adorazione perché confessione della verità di Gesù.

Don Francesco Cristofaro

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IV Domenica del Tempo di Quaresima

Gv 9, 1-41
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».

Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 26 Marzo – 01 Aprile 2017
  • Tempo di Quaresima IV, Colore rosa
  • Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 4

Fonte: LaSacraBibbia.net

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