Commento al Vangelo del 26 Maggio 2019 – p. Fernando Armellini

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Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 26 Maggio 2019.
Se sei interessato a tutti i sui commenti al Vangelo, puoi leggerli qui.

Di fronte alla โ€œdilagante ignoranza religiosaโ€ qualcuno propone di riprendere in mano il Catechismo della Dottrina Cristiana, edito da Pio X nel 1913, con le sue 433 domande e risposte, sintesi di tutti i temi della teologia e della morale. Questo libretto ha certamente segnato unโ€™epoca, ma ci domandiamo se avrebbe senso riproporre le veritร  di fede con un linguaggio e con immagini ormai logore, appartenenti ad unโ€™epoca cosรฌ lontana dalla nostra.

Nel discorso dโ€™apertura del Concilio, papa Giovanni XXIII ricordava un principio fondamentale: โ€œUna cosa sono le veritร  della fede, unโ€™altra รจ il modo in cui esse vengono formulateโ€. La missione della chiesa รจ quella di tradurre, di rendere intelligibili queste stesse veritร  agli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi, impiegando il loro linguaggio, la loro cultura, le loro immagini, il loro modo di pensare. Impresa ardua e delicata perchรฉ inevitabilmente accompagnata da tensioni e malintesi, ma indispensabile e che puรฒ essere portata felicemente a compimento perchรฉ nella chiesa รจ presente lo Spirito della veritร  che anima Cristo.

Il ripiegamento sul passato, la paura delle novitร , lo sguardo pessimista sul presente e le previsioni fosche sul futuro non sono segni di amore e fedeltร  alla Tradizione, ma sintomi di scarsa fede nellโ€™opera dello Spirito.

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Papa Giovanni XXIII dissentiva dai โ€œprofeti di sventuraโ€ e invitava a contemplare โ€œil frutto dello Spiritoโ€ presente non solo nella Chiesa, ma ovunque sboccino โ€œamore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontร , fedeltร , mitezza, dominio di sรฉโ€ (Gal 5,19-22).

Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โ€œCredo nellโ€™opera dello Spirito che rinnova tutta la terraโ€.

Prima Lettura (At 15,1-2.22-29)

1 Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: โ€œSe non vi fate circoncidere secondo lโ€™uso di Mosรจ, non potete esser salviโ€.
2 Poichรฉ Paolo e Barnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione.
22 Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiochia insieme a Paolo e Barnaba: Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra i fratelli. 23 E consegnarono loro la seguente lettera: โ€œGli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiochia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute! 24 Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi. 25 Abbiamo perciรฒ deciso tutti dโ€™accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Barnaba e Paolo, 26 uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesรน Cristo.
27 Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anchโ€™essi queste stesse cose a voce. 28 Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: 29 astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciรฒ a guardarvi da queste cose. State beneโ€.

Le tensioni fra tradizionalisti e innovatori non sono una novitร  del periodo postconciliare, ma sono sempre esistite nella Chiesa, fin dai tempi delle sue origini. Anche se dolorose, sono inevitabili e divengono motivo di crescita se gestite con saggezza, rispetto e caritร . La lettura si riferisce alle tensioni che sono affiorate nella chiesa del I secolo.

Nelle comunitร  si distinguevano (e spesso si contrapponevano) i giudei e i pagani. I rapporti fra questi due gruppi non erano per niente tranquilli, al punto che in alcuni luoghi si arrivava addirittura a celebrare lโ€™eucaristia separati.

Il motivo dei dissensi รจ presto raccontato: gli Ebrei che avevano abbracciato la fede esigevano dai cristiani di origine pagana lโ€™osservanza scrupolosa di tutte le disposizioni della legge dellโ€™AT e dei rabbini. I pagani, naturalmente, non volevano sentir parlare di questi complicatissimi precetti e sostenevano che, per salvarsi, era sufficiente la fede in Gesรน. In sostanza ritenevano che ogni popolo ha il diritto di vivere secondo le proprie tradizioni e la propria cultura. Se gli Ebrei volevano farsi circoncidere lo potevano fare; se ritenevano orribile mangiare carne di porco, se ne potevano astenere, ma senza infastidire chi non era turbato da simili problemi.

Le discussioni su questi argomenti non erano mai serene e pacate, gli animi si surriscaldavano facilmente, le parole diventavano sempre piรน pesanti, si arrivava agli insulti e qualche testa calda passava anche alle vie di fatto.

Lโ€™attrito era acuito dal fatto che gli Ebrei potevano contare sul favore della โ€œgerarchiaโ€: Pietro, gli apostoli e soprattutto Giacomo, il โ€œfratello del Signoreโ€, erano dei โ€œtradizionalistiโ€. La situazione minacciava di diventare esplosiva. Che fare? Ci si riunรฌ per esaminare il problema e si giunse a un accordo: i pagani potevano sentirsi liberi da tutte le tradizioni degli Ebrei, tuttavia, nelle comunitร  miste, si doveva evitare di mangiare carni immolate agli idoli, sangue e animali soffocati e di contrarre matrimoni fra persone legate da qualche legame di parentela (v. 29). Si trattava di quattro azioni molto ripugnanti per gli Ebrei e, affinchรฉ non rimanesse ferita la loro sensibilitร , si chiedeva ai pagani di evitarle. Anche noi oggi riterremmo sconveniente festeggiare la conversione di un musulmano con un banchetto a base di salumi e whisky. Certe consuetudini sono molto radicate e meritano rispetto.

Il messaggio della lettura รจ importante e attuale: รจ facile confondere il Vangelo con lโ€™involucro culturale del quale รจ rivestito e distinguere non รจ sempre agevole, come dimostra la storia dellโ€™evangelizzazione dei paesi di missione. I condizionamenti culturali portano a far considerare evangelico quello che รจ ritenuto normale, ragionevole, giusto dal popolo al quale si appartiene.

In una questione tanto complicata forse puรฒ aiutare una regola molto semplice: il battezzato รจ tenuto ad abbandonare ciรฒ che รจ chiaramente contrario al Vangelo (la vendetta, la poligamia, lโ€™adulterio, lโ€™abortoโ€ฆ). Ciรฒ che invece รจ conforme o รจ indifferente, puรฒ essere mantenuto, anche se a persone di altre culture puรฒ sembrare illogico o irrazionale. Infine, si deve fare molta attenzione e non giudicare anti-evangelico ciรฒ che รจ invece poco comprensibile per la propria cultura.

Seconda Lettura (Ap 21,10-14.22-23)

10 Lโ€™angelo mi trasportรฒ in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrรฒ la cittร  santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. 11 Il suo splendore รจ simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. 12 La cittร  รจ cinta da un grande e alto muro con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribรน dei figli dโ€™Israele. 13 A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e ad occidente tre porte. 14 Le mura della cittร  poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dellโ€™Agnello.
22 Non vidi alcun tempio in essa perchรฉ il Signore Dio, lโ€™Onnipotente, e lโ€™Agnello sono il suo tempio. 23 La cittร  non ha bisogno della luce del sole, nรฉ della luce della luna perchรฉ la gloria di Dio la illumina e la sua lampada รจ lโ€™Agnello.

Il libro dellโ€™Apocalisse รจ rivolto a cristiani in difficoltร  a causa delle persecuzioni. Per infondere coraggio, lโ€™autore racconta loro la visione che egli ha avuto riguardo alla fine dei tempi. Nel brano di domenica scorsa egli immaginava il popolo di Dio come una bellissima sposa. Oggi lo paragona a una splendida cittร , Gerusalemme (vv.10-11) della quale descrive tutti i particolari: le mura, le fondamenta, le dodici porte, distribuite su quattro lati. Questโ€™ultima annotazione รจ significativa: il numero quattro nella Bibbia indica lโ€™universalismo e la porta, naturalmente, si riferisce alla possibilitร  di entrare.

Il valore dellโ€™immagine รจ chiaro: il popolo di Dio รจ spalancato sul mondo, verso nord e sud, verso oriente e occidente, accoglie ogni uomo, abolisce ogni separazione, rigetta tutto ciรฒ che divide o discrimina.

Molto significativo รจ il fatto che in questa cittร  รจ assente il tempio. In cielo non ci saranno piรน riti, cerimonie, pratiche religiose; lโ€™uomo non avrร  piรน bisogno di mediazioni, incontrerร  Dio faccia a faccia.

ย Il male, il dolore, la tenebra verranno eliminati.

Anche i nostri templi, le nostre liturgie, i nostri solenni gesti sacri sono tutti destinati a scomparire. Non dimentichiamolo per non assolutizzarli e per cogliere il richiamo che ci fanno alla provvisorietร  della nostra vita. Ci ricordano la nostra condizione di pellegrini in questo mondo, la nostra situazione di stranieri ancora lontani dalla dimora definitiva.

Vangelo (Gv 14,23-29)

In quel tempo, 23 Gesรน disse ai suoi discepoli: โ€œSe uno mi ama, osserverร  la mia parola e il Padre mio lo amerร  e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24 Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non รจ mia, ma del Padre che mi ha mandato.
25 Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. 26 Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderร  nel mio nome, egli vโ€™insegnerร  ogni cosa e vi ricorderร  tutto ciรฒ che io vi ho detto.
27 Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dร  il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
28 Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerรฒ a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perchรฉ il Padre รจ piรน grande di me. 29 Ve lโ€™ho detto adesso, prima che avvenga, perchรฉ quando avverrร , voi crediate.

Una lettura affrettata del Vangelo di oggi puรฒ dare lโ€™impressione di trovarci di fronte a una serie di frasi slegate fra di loro e dai problemi della nostra vita. Il brano perรฒ non รจ affatto confuso o astratto, รจ solo molto denso. Vediamo di tradurlo in termini semplici.

Cominciamo col chiarire la frase del v.25: Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Siamo durante lโ€™ultima cena ed รจ per lo meno sorprendente sentire Gesรน dire: Quando ero tra voi. รˆ evidente che qui non รจ il Gesรน storico che sta parlando, ma il Risorto, il Signore che si rivolge alle comunitร  cristiane del tempo di Giovanni, sottoposte a dura prova dalla persecuzione, turbate da defezioni, infedeltร , incipienti eresie e, soprattutto, deluse dal mancato, atteso ritorno del Signore. Inquadrato in questa prospettiva passiamo ora allโ€™esame del brano.

Lโ€™affermazione iniziale: โ€œSe uno mi amaโ€ฆโ€ va inquadrata nel contesto. Uno dei discepoli โ€“ Giuda (non lโ€™Iscariota) โ€“ ha rivolto a Gesรน una domanda: โ€œSignore come mai devi manifestarti a noi e non al mondo?โ€ (v.22).

In Israele tutti si attendevano un Messia che, compiendo prodigi spettacolari, stupisse il mondo intero.

Di fronte allโ€™atteggiamento umile e dimesso con il quale Gesรน si รจ sempre presentato โ€“ non ha gridato, non ha fatto udire sulle piazze la sua voce (Mt 12,19), non ha voluto che i suoi miracoli fossero divulgati โ€“ gli apostoli si sono posti spesso lโ€™interrogativo che, durante lโ€™ultima cena, a nome di tutti, viene formulato da Giuda.

Anche i familiari di Gesรน che vivevano a Nazareth non hanno mai capito la sua assurda ricerca del nascondimento. Un giorno gli hanno detto: โ€œParti da qui e va in Giudea perchรฉ anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu fai. Nessuno, infatti, agisce di nascosto, se vuole venire riconosciuto pubblicamente. Se fai tali cose, manifestati al mondo!โ€ (Gv 7,4).

Anche i cristiani delle comunitร  dellโ€™Asia Minore, alla fine del I secolo non capiscono la ragione per cui il Signore non ritorna sulle nubi del cielo per manifestare, in modo clamoroso, chi egli รจ e cosa รจ capace di fare.

A questi dubbi e incertezze Gesรน risponde: โ€œSe uno mi ama osserverร  la mia parola e il Padre mio lo amerร  e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di luiโ€ (vv.23-24). Gesรน vuole manifestarsi, assieme al Padre, non attraverso i prodigi, ma venendo ad abitare nei discepoli.

Bisogna fare attenzione a non materializzare questa affermazione. Per capirla รจ necessario rifarsi a unโ€™altra frase pronunciata da Gesรน durante lโ€™ultima cena. Rispondendo a Filippo dice: โ€œIl Padre che รจ in me, compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre รจ in me; se non altro credetelo per le opere stesseโ€ (Gv 14,10-11).

Gesรน porta come prova della sua unitร  con il Padre le opere che compie. Non si riferisce ai miracoli, come forse siamo portati a pensare. Egli non si appella mai ai prodigi per dimostrare di essere โ€œuna cosa solaโ€ con il Padre; si riferisce a tutto ciรฒ che fa.

I suoi gesti sono sempre e solo opere di amore, tendono a liberare lโ€™uomo da tutte le schiavitรน alle quali รจ sottomesso: quelle del peccato, della malattia, della superstizione, della discriminazione religiosa e sociale. Ma questโ€™opera di liberazione รจ la stessa che, secondo lโ€™AT, il Signore ha compiuto in favore del suo popolo. Israele ha conosciuto il suo Dio come il protettore degli ultimi, dei deboli, degli stranieri, degli orfani e delle vedove. Se Gesรน compie queste stesse azioni vuol dire che Dio รจ in lui ed egli in Dio.

Cosa significa allora che Gesรน e il Padre abitano in noi? Vuol dire che, dopo aver ascoltato la parola del Vangelo, noi riceviamo la vita di Dio, il suo Spirito e siamo portati a compiere le stesse opere di Gesรน e del Padre, diventando a nostra volta liberatori dellโ€™uomo. Per questo non รจ difficile riconoscere se e quando in un uomo sono presenti e stanno operando Gesรน e il Padre.

Nel versetto seguente Gesรน promette lo Spirito Santo, โ€œil Consolatore che insegnerร  e ricorderร โ€ tutto ciรฒ che egli ha detto (v.26).

Due sono le funzioni dello Spirito. Cominciamo dalla prima, quella di insegnare.

Gesรน ha detto tutto, non ha tralasciato nulla. Eppure cโ€™รจ bisogno che lo Spirito continui ad insegnare.

Gesรน non ha potuto esplicitare tutte le conseguenze e le applicazioni concrete del suo messaggio. Nella storia della chiesa โ€“ egli lo sapeva โ€“ sarebbero sorte situazioni sempre nuove, sarebbero stati posti interrogativi complessi. Pensiamo, ad esempio, quanti problemi concreti oggi attendono una luce dal Vangelo (bioetica, dialogo interreligioso, scelte morali difficiliโ€ฆ).

Gesรน assicura che i suoi discepoli troveranno sempre una risposta alle loro domande, una risposta conforme al suo insegnamento, se sapranno ascoltare la sua parola e mantenersi in sintonia con gli impulsi dello Spirito presente in loro. Dovranno avere molto coraggio per seguire le sue indicazioni perchรฉ, spesso, egli chiederร  cambiamenti di rotta tanto inattesi quanto radicali. Ma lo Spirito non insegnerร  nullโ€™altro che il Vangelo di Gesรน.

Alla luce di altri testi della Scrittura, questo verbo insegnare acquista perรฒ un senso piรน profondo. Lo Spirito non istruisce come fa il professore a scuola quando spiega la lezione. Egli insegna in modo dinamico, diviene impulso interiore, induce in modo irresistibile nella giusta direzione, stimola al bene, porta a fare scelte conformi al Vangelo. โ€œEgli vi guiderร  alla veritร  tutta interaโ€ โ€“ spiega ancora Gesรน durante lโ€™ultima cena (Gv 16,13) โ€“ e, nella sua prima lettera, Giovanni chiarisce cosรฌ: โ€œLโ€™unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che alcuno vi ammaestri; ma come la sua unzione vi insegna ogni cosa, รจ veritiera e non mentisce, cosรฌ state saldi in lui, come essa vi insegnaโ€ (1 Gv 2,27-28).

Il secondo compito dello Spirito รจ quello di ricordare. Ci sono molte parole di Gesรน che, pur trovandosi nei Vangeli, corrono il rischio di essere sottaciute o dimenticate. Capita, soprattutto, con quelle proposte evangeliche che non sono facili da assimilare perchรฉ sono in contrasto con il โ€œbuon sensoโ€ del mondo.

Un esempio: fino a non molti anni fa, molti cristiani distinguevano ancora fra guerre giuste e ingiuste e parlavano addirittura di โ€œguerre santeโ€, approvavano il ricorso alle armi per difendere i propri diritti, sostenevano la liceitร  della pena di morte per i criminali. Oggi, per fortuna, coloro che la pensano in questo modo sono sempre meno.

Comโ€™รจ possibile che i discepoli di Cristo abbiano dimenticato per tanto tempo le parole chiarissime del Maestro che proibiva ogni forma di violenza contro il fratello? Eppure รจ successo. Ecco allora lo Spirito intervenire per ricordare, per richiamare alla mente dei discepoli ciรฒ che Gesรน ha detto: โ€œAmate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odianoโ€ฆ Se qualcuno ti percuote su una guanciaโ€ฆโ€ (Lc 6,27-29). Per molti secoli i cristiani sono riusciti a tappare le loro orecchie ai richiami dello Spirito, ma oggi chi tenta di giustificare lโ€™uso della violenza si trova sempre piรน solo e piรน pressato dalla voce dello Spirito cheโ€ฆ gli ricorda le parole del Maestro.

Ho insistito sulla non violenza, ma gli esempi di โ€œdimenticanzeโ€ delle parole di Gesรน potrebbero essere moltiplicati e sarebbe opportuno che, alla luce dello Spirito, ognuno tentasse di fare un esercizio di memoria.

Gesรน ha lasciato in ereditร  ai discepoli il comandamento dellโ€™amore, ora lascia anche la sua pace: โ€œVi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dร  il mondo io la do a voiโ€ (v.27). Gesรน pronuncia queste parole quando lโ€™impero romano รจ in pace, non ci sono guerre, tutti i popoli sono sottomessi a Roma. Eppure non รจ questa la pace che egli promette. Questa รจ la pace del mondo, basata sulla forza delle legioni, non sulla giustizia. รˆ la pace che approva la schiavitรน, lโ€™emarginazione, lโ€™oppressione dei vinti, la tracotanza dei potenti.

La pace promessa da Gesรน si attua quando fra gli uomini si instaurano rapporti nuovi, quando la volontร  di competere, di dominare, di essere i primi cede il posto al servizio, allโ€™amore disinteressato per gli ultimi. Le comunitร  cristiane sono chiamate ad essere il luogo dove tutti possono verificare lโ€™inizio di questa pace.

Lโ€™ultima parte del brano (vv.28-29) รจ piuttosto enigmatica: non รจ facile capire perchรฉ i discepoli dovrebbero rallegrarsi per la dipartita di Gesรน e come mai egli affermi che il Padre รจ piรน grande di lui.

Cominciamo a spiegare la gioia. Notiamo anzitutto che รจ provata solo da chi โ€œamaโ€ Gesรน. โ€œSe mi amasteโ€ significa: se voi foste in sintonia con i miei sentimenti, se condivideste i miei pensieri e i miei progetti, vi rallegrereste perchรฉ sto per portare a compimento la missione che il Padre mi ha affidato. La morte del Maestro spaventa i discepoli perchรฉ essi non sono ancora stati illuminati dallo Spirito, non capiscono che il suo gesto di immenso amore darร  inizio al mondo nuovo, caratterizzato dalla โ€œsua paceโ€.

Lโ€™affermazione circa lโ€™inferioritร  di Gesรน rispetto al Padre si spiega con il linguaggio impiegato dai rabbini. Essi parlavano di superioritร  e inferioritร  per distinguere lโ€™inviato da chi lo invia. Finchรฉ รจ nel mondo e non ha portato a termine la sua missione, finchรฉ non torna al Padre, Gesรน รจ โ€œlโ€™inferioreโ€, cioรจ, lโ€™inviato dal Padre.

Fonte – Settimana News

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