Lasciamoci illuminare dallo Spirito
Il brano di questa domenica รจ particolarmente ricco di doni: la dimora del Padre e del Figlio presso di noi, il dono dello Spirito Santo e la pace di Cristo. La chiave di questo castello di regali risiede nellโatteggiamento di base: ยซse uno mi amaยป (Gv 14,23), che ha come conseguenza lโosservanza della parola di Gesรน, lโamore del Padre, lโarrivo del Paraclito e la pace del Signore.
Tutte queste cose meravigliose, collegate alla suddetta condizione sono introdotte da un rapporto, che รจ lโamore. Si tratta di amare Cristo come avviene per un innamorato che tiene care le cose dette dalla sua amata, che tiene ogni gesto, ogni particolare stretto nel proprio cuore e tesaurizza ogni parola pronunciata. A quel punto avviene che la memoria di quelle parole farร arrivare ciรฒ che Lui รจ e che ha da dare.
A tutti noi cristiani รจ capitato di essere toccati da una parola bella di Dio, da qualcosa che ci รจ rimasto fisso nel cuore. Tante volte seppelliamo queste cose ritenendole perdite di tempo, cose di secondo livello nellโesistenza; invece รจ fondamentale andare a scavare sotto il disordine della vita e riprendere in mano quella parola tanto amata, consolante, che ci ha risvegliati, ci ha conferito dignitร , ci ha restituito il senso di noi stessi e della bellezza di Gesรน. Quella parola รจ la porta della dimora di Dio in noi.
Il linguaggio della dimora parla dellโuomo come tempio e, in effetti, nel cuore del tempio di Gerusalemme, il Sancta Sanctorum, cโera la sede delle dieci parole che Dio aveva detto al popolo. Avere quella parola nel cuore introduce al rapporto intimo con Dio e permette di coltivare la bellezza ricevuta.
Il rapporto con Gesรน non parte dal dovere, ma dalla gioia, dallโallegria di aver ricevuto qualcosa di consolante, bello, illuminante, e lโallegria รจ il motore del nostro cristianesimo. Non siamo credenti perchรฉ convinti di veritร astratte nรฉ risoluti in una via morale di coerenza: queste cose hanno le gambe corte, durano poco e convincono meno chi abbiamo intorno. Siamo cristiani perchรฉ riceviamo una parola che illumina la nostra esistenza, che ci consola, che ci perdona, che instilla in noi una luce serena.
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A questo punto inizia il rapporto con lo Spirito Santo, che opera in noi per mezzo della bellezza che lo rende Paraclito, ossia consolatore, che sta con chi รจ solo e deve affrontare le sfide della vita. In tribunale il parakletos era un avvocato che si poneva di fianco allโimputato e gli suggeriva come rispondere al dibattimento: gli indicava quando tacere, quando parlare, quando approfondire e quali parole usare. Di fronte alla sfida della vita, lo Spirito Santo diventa quellโavvocato che ci dร consigli, ci insegna ogni cosa, ci ricorda tutto ciรฒ che Cristo ci ha detto. E per โogni cosaโ si deve intendere proprio โogni cosaโ: a parlare, a camminare, a vestirsi, a lavorare, a fare il genitore, a svolgere le piccole mansioni quotidianeโฆ insegna tutto, perchรฉ cโรจ sempre un modo cristiano di fare, un modo secondo il Padre.
Lo Spirito Santo consiglia, non impone e non costringe. Ci ricorda ogni cosa e, in effetti, lโopera di Cristo in noi รจ cambiare la nostra lettura del passato: noi siamo la nostra memoria e se la nostra memoria viene illuminata, i fatti del passato della nostra vita vengono reinterpretati, riformulati, cosรฌ noi cambiamo e diventiamo altri.
Lo Spirito Santo, insegnandoci tutte queste cose, ci introdurrร nella pace, quella vera che non dร il mondo e che solamente Cristo sa dare; il nostro cuore sarร libero da turbamenti e timori. Quando dentro di noi dimorano stabilmente le parole di Cristo, le preoccupazioni diventeranno piccole, ciรฒ che ci angustia sarร relativo, affrontabile. E finalmente vivremo nella pace.
