Commento al Vangelo del 26 Maggio 2019 – Charles de Foucauld

CHARLES DE FOUCAULD

VI DOMENICA DI PASQUA – ANNO C

MEDITAZIONE NUM. 489

GV 14, 23-29

«Vi lascio la mia pace… Il vostro cuore non si turbi e non tema».

Mio Dio, come sei buono! Cosa ci lasci? Qual è questo dono supremo? La pace! … Tu sei il

Dio di pace, i profeti lo avevano predetto… Quando appari tra i tuoi discepoli, dici loro:

«La pace sia con voi»; al momento di morire dici loro: «Vi lascio la pace, la mia pace, non quella che dà il mondo»… Che cos’è dunque questa pace diversa da quella che dà il  mondo?… Questa pace, è quella che dà il tuo amore; la pace del mondo, è la pace senza le sofferenze, senza le inimicizie, le persecuzioni, le tribolazioni; la tua pace, è l’indifferenza alle sofferenze, alle inimicizie, alle persecuzioni, alle tribolazioni, a  tutti i  mali sensibili, è   la pace profonda e sovrabbondante che prova l’anima che ti  ama in  mezzo a  tutti  questi  mali: «ebbra del tuo amore, non sente nessuna delle croci interiori né esteriori, come l’uomo ubriaco di vino non sente i colpi», dice san Bonaventura. «Non vivendo più in se stessa, ma avendo tutta la sua vita in te solo il suo Beneamato»,  come dice san Giovanni della Croce, essa non sente i colpi che la raggiungono e gode deliziosamente della pace ineffabile nell a quale tu regni… Tu che «sei venuto a portare il fuoco sulla terra», e  il cui  unico desiderio  era di vederlo infiammarsi, «Cosa voglio, se non che si accenda?», il tuo dono supremo, è questo stesso fuoco e i suoi effetti, è l’amore di Dio e la pace suprema che produce questo amore, la pace superiore alle sofferenze, non la pace senza la guerra, ma la pace nonostante    la guerra, nella guerra, al di sopra della guerra, la pace dell’anima che attraverso  l’amore ha  la sua vita interamente nel cielo, e che gode così della pace del cielo nonostante tutto quello che può accadere sulla terra attorno ad essa o contro di essa.

Entriamo nella pace entrando nell’amore di Dio: l’uno e l’altro  sono  indissolubilmente legati, la pace è l’effetto e il  segno dell’amore divino. Cerchiamoli, desideriamoli entrambi,  la pace in vista dell’amore, e l’amore in vista di Dio… «Non viviamo più in noi, ma soltanto nel nostro Beneamato», e allora niente di quello che ci raggiunge sarà sentito da noi, e tutto quello che è il destino del nostro Beneamato sarà il nostro: non sentiremo più nessuna delle tribolazioni terrene, perché non vivremo in noi e la felicità di cui gode eternamente il nostro Beneamato ci metterà in una pace, in una soddisfazione inalterabile… Quando ameremo Dio così, non vivendo più in noi ma in lui, il nostro cuore non si turberà più e non temerà più , perché non ci occuperemo più di noi stessi, ma di lui solo: le tribolazioni piovano su di noi, che ci importa, lui, è felice! …

Il quarto grado dell’amore divino, dice san Bonaventura (Incendio dell’amore) «è l’ebbrezza spirituale. Ora questa ebbrezza consiste nel fatto che si ama Dio di  un così grande amore, che non soltanto già si  disprezza la consolazione terrena, ma addirittura che per amore di   Dio, non si trovano grazie, con l’apostolo, se non nelle pene, negli obbrobri e nei tormenti; come si vede un  uomo  ubriaco spogliarsi senza pudore, e  sopportare i  colpi senza dolore…  Il quinto grado è la sicurezza che nasce dall’ebbrezza. Per il fatto che l’anima, a questo  grado, soffre volentieri per Dio tutto, ogni danno e ogni obbrobrio, essa bandisce il timore e concepisce una così  grande speranza dell’aiuto di Dio, che pensa che niente potrà separarla da lui… Il sesto (e ultimo) grado è la vera e piena tranquillità, nella quale l’anima gusta una pace così profonda che sembra addormentata… Poiché, chi può inquietare un’anima che nessun desiderio inquieta e che nessun timore agita. In questa anima è la pace suprema» 1.

1 M/489, su Gv 14,24-27, in C. DE FOUCAULD, L’imitation du Bien-Aimé, Nouvelle Cité, Montrouge 1996, 221-223; tr. it., “Stabilirci nell’amore di Dio…”, Meditazioni sul vangelo di Giovanni, ed.  A. Fraccaro,  Glossa, Milano 2009, 191-197.

Traduzione a cura delle Discepole del Vangelo. Fonte

La vicenda spirituale di Charles de Foucauld (1858-1916) continua anche oggi ad essere motivo di interesse diffuso tra cristiani e non cristiani, poiché si affida a valori umani sempre più cercati, diventati ormai rari nelle nostre comunità civili: il primato di Dio, le relazioni umane, la cura del prossimo, la qualità della vita ordinaria.Il vangelo rimane la parola più autorevole per introdurre il credente ad una vita autentica. Charles de Foucauld ha sostato a lungo sui testi evangelici, per imparare a vivere in modo fedele un’esistenza degna di essere vissuta: una vita a imitazione di Gesù. Le meditazioni sul vangelo di Giovanni, che egli ha realizzato in Terra santa, possono essere considerate come un insieme di lezioni di vita cristiana, una raccolta di indicazioni pedagogiche per imparare, giorno dopo giorno, a seguire il Signore nella propria condizione di vita, in ascolto delle reali esigenze del mondo d’oggi.
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