I capitoli 12 e 13 del Vangelo secondo Luca raccolgono alcuni detti e insegnamenti di Gesรน mentre questi era in cammino verso Gerusalemme, e rappresentano quella che alcuni studiosi hanno indicato come la โcrisi della Galileaโ: Gesรน a un certo punto del suo itinerario, di fronte alle ostilitร crescenti, si sarebbe interrogato su come continuare la missione di testimone e annunciatore del regno di Dio. ร consolante sapere che Gesรน viva la crisi fino in fondo! Non fugge da essa, ma permette che attraversi il suo intimo e vagli il suo cuore perchรฉ tutte le sue forze continuino a puntare allโessenziale.
Spesso noi, perennemente in crisi, cerchiamo un altrove, sogniamo โ illudendoci โ un nuovo posto da abitare, poco importa se fisico o metafisico, desideriamo con ardore che la crisi finisca presto e rincorriamo freneticamente un atto di magia che possa teletrasportarci in un futuro senza sofferenza nรฉ dolore. Gesรน ci insegna a rimanere saldi nella crisi, ad abitare e accogliere il presente con tutta la sua nebulositร , a non avere paura (cf. Lc 12,4) e a non preoccuparci delle parole da dire o delle cose da mangiare o indossare (cf. Lc 12,11.22): โNon state in ansia!โ (Lc 12,29).
Sรฌ, lโansia, che nasce dalla paura della morte, ci paralizza con il suo tormentoso vizio dellโaffaccendamento che ci porta a mettere la nostra fiducia nelle ricchezze, a porre il nostro cuore nella pleonexรญa, nella cupiditas: รจ la logica dellโaccumulo, del sempre avere e pretendere di piรน, รจ la filosofia perennemente in voga del โriposati, mangia, bevi e divertiti!โ ben espressa dalla parabola dellโuomo ricco (cf. Lc 12,13-21).
Gesรน si oppone con forza a questa forma di idolatria che ci ingabbia in una solitudine mortifera e ci invita a guardare gli uccelli e a osservare come crescono i gigli. Ci chiama alla libertร , alla leggerezza e a stringere le vesti ai fianchi, pronti a metterci in cammino, con le lampade accese, per affrontare anche il buio della notte che verrร . Poi attraverso unโaltra parabola coniuga nella nostra vita un verbo decisivo, che non ha nulla di passivo, โaspettareโ: โSiate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subitoโ.
Aspettare. Non รจ un tempo vuoto, non รจ una perdita di tempo. Non รจ una noiosa sala dโattesa, ma il luogo della decisione e della conversione, della vigilanza e della fedeltร alla Parola che dinamizza e mette in moto tutte le fibre del nostro essere, animati dalla speranza che la prospettiva ultima รจ la gioia della comunione simboleggiata dal pasto servito dal padrone.
- Pubblicitร -
Aspettare รจ un invito โa tollerare di non capire, per imparare ad ascoltare e ospitare nel corpo. Incorporare รจ portare umilmente al corpo ancora e ancora quello che ascoltiamo, finchรฉ lโio si stanca e allora noi cambiamo, ci apriamo al non conosciuto โฆ Ascoltare, aspettare, ospitare nel corpo sono strumenti delicati per disincagliare e lasciar riaffiorare le radici della bellezza, una bellezza che non divide e non discrimina, che non appartiene a unโidea del bello separato dal brutto, uno sguardo che restituisceโ (Chandra Livia Candiani).
fratel Giandomenico della comunitร monastica di Bose
Lc 12, 35-38
Dal Vangelo secondoย Luca
In quel tempo, Gesรน disse ai suoi discepoli:
ยซSiate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverร ancora svegli; in veritร io vi dico, si stringerร le vesti ai fianchi, li farร mettere a tavola e passerร a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverร cosรฌ, beati loro!ยป.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
