
Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santoยป (8,16-17). ร la prima testimonianza di quella che noi chiamiamo la โCresimaโ. Oggi, la Parola di Dio, come Pietro e Filippo, รจ scesa in mezzo a noi per preparare il nostro cuore a ricevere questo mirabile dono. Domenica prossima celebreremo lโAscensione di Gesรน. Da quel giorno i discepoli non vedranno piรน con i loro occhi quel Maestro che avevano seguito, ascoltato, toccato, per tre interi anni. Il Vangelo, continuando la lettura di domenica scorsa, ci riporta alla sera dellโultima cena, quando Gesรน parlรฒ della sua dipartita da loro e li vide subito rattristarsi. Le sue parole subito si vestirono di consolazione e speranza; quegli uomini, che con gran fatica aveva tenuto assieme, erano suoi, gli appartenevano. Non voleva che si disperdessero; tanto meno che si perdessero. Egli stava per โpartireโ. E non era scontato che avrebbero continuato a stare insieme; e non era affatto pacifico che pur restando insieme avrebbero continuato ad annunciare il Vangelo sino agli estremi confini della terra. ยซNon vi lascerรฒ orfani: verrรฒ da voiยป, disse Gesรน.
Senza dubbio nei pensieri di Gesรน era dominante la preoccupazione per il futuro di quel piccolo gruppo che aveva radunato. Una preoccupazione che aveva fin dallโinizio, ma in quella sera appariva in tutta la sua chiarezza e drammaticitร . Da questo sentimento, non privo di tratti drammatici, nascevano le parole che aveva detto allโinizio della cena: ยซHo tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voiยป. Il desiderio di incontrare i discepoli si sostanziava nel voler consegnare loro il suo testamento, la sua ereditร , che sarebbe dovuta perpetuarsi nel tempo. Quella cena era il momento alto di questa consegna. E ogni liturgia domenicale fa rivivere anche a noi tale momento. Anzi, in quella cena erano giร presenti tutte le sante liturgie che sarebbero seguite in ogni parte della terra e in ogni tempo. Anche quella che stiamo celebrando oggi. Non a caso Gesรน, rivolgendosi al Padre, prega non solo per quel piccolo gruppo di discepoli ยซma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parolaยป (Gv 17,20).
Cโรจ un tratto della nostra spiritualitร e della nostra pastorale che va piรน chiaramente recuperato: la preoccupazione per il futuro delle comunitร . Per essere discepoli del Signore non basta lasciarsi assorbire dal lavoro quotidiano nella sua immediatezza. Nel presente dobbiamo giร coltivare il futuro che desideriamo. ร quanto insegna Gesรน in quella sera. Egli ha davanti ai suoi occhi un gruppo di poche e fragili persone; lo guarda con affetto e sogna lโumanitร intera radunata attorno a quella mensa. Certo รจ davvero ingenuo confidare lโereditร in quelle mani. Ma รจ lโingenuitร di Dio che si fida e si affida ai piccoli e ai deboli. Gesรน dice che non li lascerร soli, come degli orfani abbandonati. Il termine ha forti connotazioni veterotestamentarie, ove lโorfano รจ il prototipo di colui che รจ alla mercรฉ dei potenti, colui nei cui confronti si commettono non poche ingiustizie. Gesรน non lascerร i suoi indifesi. E annuncia la vicinanza di un ยซconsolatoreยป (alla lettera un โsoccorritoreโ), che รจ lo ยซSpirito di veritร ยป.
Il termine โsoccorritoreโ, applicato allo Spirito Santo, sta a significare colui che aiuta in qualunque circostanza, soprattutto in quelle piรน difficili. Finchรฉ รจ stato con i suoi, Gesรน stesso li ha aiutati, istruiti e difesi. ยซQuandโero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro รจ andato perduto, tranne il figlio della perdizioneยป (Gv 17,12), dice Gesรน nella preghiera al Padre. Dโora in poi sarร lo Spirito il loro soccorritore permanente. Egli ย dice Gesรน ย rimarrร con voi per sempre. Cโรจ bisogno dello Spirito di Gesรน, perchรฉ nel mondo non si trova; รจ uno Spirito che il mondo nรฉ vede nรฉ conosce; รจ estraneo alle logiche di questo mondo, alle ideologie di menzogna, a quei sistemi perversi che opprimono gli uomini e perpetuano la violenza. Ma lo Spirito di Gesรน รจ estraneo anche ai tanti spiriti che posseggono i nostri cuori e i nostri pensieri. Mi riferisco allo spirito di indifferenza, allo spirito dellโamore solo per se stessi, allo spirito di orgoglio, di inimicizia, di invidia, di menzogna, di arroganza. E quanti altri ancora! Non cโรจ bisogno di ricorrere ad una vetero-demonologia, che poi viene facilmente rimossa dalla nostra razionalitร , per parlare di spiriti, e neppure cโรจ bisogno di credere a possessioni diaboliche.
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Si tratta piuttosto di riconoscere, con maggiore realismo, che di spiriti cattivi ne circolano davvero molti. Ma tali spiriti non sono strani. Essi si vestono di normalitร . Le esagerazioni sono un furbesco espediente, per poter vivere tranquilli. In realtร ognuno di noi dovrebbe riconoscere di essere posseduto, senza troppo contrastarli, da questi spiriti cattivi. Sono essi che fanno danno, che moltiplicano le violenze, le solitudini, le ostilitร , le guerre. Tutte queste cose nascono da cuori intristiti e incattiviti. Non andiamo ad esaminare i casi eccezionali. Certo fanno preoccupare, ma sono solo la punta di una realtร ben piรน vasta.
Quel che davvero rende infernale la nostra vita sono questi spiriti di egoismo ordinario che soggiogano i nostri cuori e guidano i nostri comportamenti in maniera distorta. Ecco perchรฉ cโรจ bisogno ancora oggi della Pentecoste. Abbiamo bisogno che lo Spirito del Signore scenda e faccia tremare, in uno spirituale terremoto, le pareti rigide e chiuse del nostro cuore; cโรจ bisogno che una nuova fiamma si posi sul capo di ciascuno e scuota dalla pigrizia e dalla paura. Mentre siamo allโinizio del terzo millennio ci รจ chiesto di rivivere, per noi e per il mondo, il miracolo di quella prima Pentecoste che trasformรฒ il cuore e la vita dei discepoli.
Ma da dove inizia il miracolo della Pentecoste? Non รจ particolarmente complesso. Il miracolo inizia dallโamore per Gesรน, dallโamore per il Vangelo. ร questo amore la prima fiammella che si posa sul capo dei discepoli e scalda il loro cuore. Lโamore per Gesรน รจ perciรฒ lโavvio di ogni esperienza religiosa cristiana. Gesรน, nellโUltima Cena, rivolto ai discepoli disse loro: ยซSe mi amate, osserverete i miei comandamentiยป. ร la prima volta nel Vangelo che Gesรน chiede ai discepoli di amarlo. Sino ad allora aveva chiesto che amassero il Padre, i poveri, i piccoli, che si amassero a vicenda tra loro. Ora, poco prima di morire, chiede che amino lui. Certo vi รจ una domanda di affetto; ma lโamore per Gesรน non termina a lui, si riversa con abbondanza su di noi. Dice Gesรน: ยซChi ama me sarร amato dal Padre mio e anchโio lo amerรฒ e mi manifesterรฒ a luiยป. Questa fiammella dโamore che lo Spirito depone nel cuore di ognuno di noi รจ la forza interiore che ci sostiene nel cammino della vita e ci fa crescere a immagine del Signore Gesรน. ร lโenergia che rigenera il mondo.
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VI Domenica del Tempo di Pasqua
- Colore liturgico: Bianco
- At 8, 5-8. 14-17; Sal.65; 1 Pt 3, 15-18; Gv 14, 15-21
Gv 14, 15-21
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesรน disse ai suoi discepoli: ยซSe mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherรฒ il Padre ed egli vi darร un altro Parร clito perchรฉ rimanga con voi per sempre, lo Spirito della veritร , che il mondo non puรฒ ricevere perchรฉ non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perchรฉ egli rimane presso di voi e sarร in voi.
Non vi lascerรฒ orfani: verrรฒ da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrร piรน; voi invece mi vedrete, perchรฉ io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi รจ colui che mi ama. Chi ama me sarร amato dal Padre mio e anch’io lo amerรฒ e mi manifesterรฒ a luiยป.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 21 – 27 Maggio 2017
- Tempo di Pasqua VI, Colore – Bianco
- Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 2
Fonte: LaSacraBibbia.net
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