Commento al Vangelo del 20 Settembre 2020 – don Giovanni Berti (don Gioba)

Offendere Dio

Cos’è la bestemmia? È una offesa a Dio. Questo è quello che ci viene insegnato. Per bestemmia di solito indichiamo quell’intercalare che accosta espressioni volgari al nome di Dio, disegnandone con le parole una “volgare caricatura”. È davvero questo quello che offende Dio? Siamo sicuri che sia questa la bestemmia da evitare? Nel Vangelo Gesù stesso viene accusato dai capi religiosi di essere un bestemmiatore! In un passo del Vangelo di Matteo (al capitolo 6) si racconta di Gesù che pronuncia parole di perdono verso un paralitico e prontamente gli scribi (i teologi del tempo) affermano “costui bestemmia!”, perché compie gesti e usa parole che offendono Dio.
La parabola di Gesù di questa domenica ci vuole aiutare a guarire dalle false e volgari “caricature” di Dio che spesso abbiamo nella mente e nel cuore. Possiamo offendere Dio molte più volte di quello che pensiamo, anche senza pronunciare le famose espressioni volgari di cui dicevo sopra.

“Il regno dei cieli è simile a…”. Con questa espressione ancora una volta Gesù vuole ci condurre, usando una immagine efficace e piena di colpi di scena, a capire in che modo Dio si manifesta nella storia umana, nella nostra storia. È un po’ come dicesse “Dio funziona così…”, e nello stesso tempo invita pensare che “l’uomo, la comunità, il mondo quindi devono funzionare in un certo modo di conseguenza…”
Dio è come questo padrone di una vigna, che nella cultura di allora era il simbolo del popolo di Dio e noi potremmo dire della Chiesa oggi. Questo padrone non vuole che nessuno rimanga escluso dall’impresa di far fruttare al massimo la sua vigna. È un padrone che non guarda al profitto, ma al bene di chi lavora, anche se preso all’ultimo. Continua ad uscire in cerca di lavoratori perché non solo c’è bisogno per la vigna, ma tutti hanno bisogno di lavorare e avere qualcosa per cui vivere. Il padrone della vigna, cioè Dio, va in cerca anche di quelli che daranno poco, perché esclusi (“nessuno ci ha presi…”) forse anche per colpa loro, per la loro pigrizia. Ma non importa! Dio chiama tutti, a tutti da’ una possibilità.

Così funzionano le cose con Dio.
Gli operai chiamati fin al mattino vedendo che sono pagati quanto gli ultimi arrivati, si indignano e mormorano contro il padrone, anche se non è stato ingiusto con loro, dando quanto avevano concordato. Sono invidiosi, e soprattutto non hanno capito chi è il loro padrone, non hanno capito la sua bontà e la sua generosità. Ed è per loro che arriva il duro rimprovero del padrone, che si sente offeso perché lo ritengono ingiusto e nello stesso tempo sconsiderato.
Dio è buono verso tutti, e a tutti, anche a chi non se lo merita secondo i nostri schemi, dona il suo amore e lo chiama a far parte della grande impresa del suo regno nel mondo. Quello che davvero offende Dio è non capire questa sua bontà e generosità che non fa calcoli umani ma usa calcoli divini di amore.

Possiamo offendere Dio anche noi tutte le volte che pensiamo che Lui si comporti con i nostri criteri economici di dare e avere, di premio, ricompensa e punizione. E poi di conseguenza anche noi facciamo lo stesso tra noi, trattandoci secondo rigidi schemi economici, dove non c’è spazio per la comprensione, il perdono e la generosità. Lo facciamo tra noi in famiglia, nella comunità e anche tra esseri umani di diverse provenienze, etnie e condizioni sociali. Il padrone della vigna domanda a chi lo contesta: “tu sei invidioso perché io sono buono?”. Lo domanda anche a me… Affermiamo anche noi che Dio è buono, ma non siamo disposti ad andare fino in fondo a questa bontà e metterla in pratica anche tra noi esseri umani, che di Dio siamo ad immagine e somiglianza.

Gesù lo faceva sempre con quelli che al suo tempo erano giudicati gli “ultimi arrivati” e “indegni” di Dio, e per questo motivo era contestato e ritenuto un cattivo maestro. Proviamo davvero a domandarci se anche noi in fondo non conosciamo veramente Dio così come ce lo insegna il Vangelo e se in fondo abbiamo di Dio una “caricatura” ma non la sua vera immagine, il suo vero volto.
Don Roberto Malgesini, il prete di Como che abbiamo imparato a conoscere in questi giorni dopo la sua tragica fine, è stato come quel padrone della vigna, perché andava in cerca proprio degli ultimi per aiutarli, non guardando se lo meritavano e se a lui venisse qualcosa in tasca, ma solo a partire dal loro bisogno. Questo è lavorare per il Regno dei cieli qui in terra. E anche noi siamo chiamati a lavorarci. Il bello è che lo possiamo fare sempre, a qualsiasi ora, anche all’ultima, perché Dio è generoso e buono. Pensare il contrario questo sì che davvero lo offende…


Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)

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