Commento al Vangelo del 20 settembre 2015 – mons. Vincenzo Paglia

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Gesรน e i discepoli, โ€œpartiti di lร , attraversavano tutta la Galileaโ€. Queste parole del Vangelo di Marco ci introducono nel viaggio appena intrapreso da Gesรน dalla Galilea verso Gerusalemme; un viaggio che piรน volte lโ€™evangelista ricorderร  nei capitoli seguenti. Non si tratta ovviamente di un itinerario solo spaziale. Il viaggio che il Signore compie assieme ai discepoli รจ il simbolo del cammino della vita, dellโ€™itinerario della propria crescita spirituale, come anche del cammino che in ogni anno liturgico siamo chiamati a compiere con il Signore, di domenica in domenica. La scena che ci viene presentata dal Vangelo รจ semplice: Gesรน prende con sรฉ i discepoli e โ€œcammina davanti a loroโ€ ย– รจ cosรฌ del pastore che guida il suo gregge ย– dirigendosi verso Gerusalemme. Potremmo vedere in questa bella immagine evangelica il ritrovarsi dei cristiani ogni domenica attorno al loro Maestro e Pastore.

[ads2]Lungo la strada, comโ€™รจ suo solito, Gesรน parla con i discepoli. Ma questa volta non appare anzitutto come maestro, bensรฌ come lโ€™amico che apre il suo cuore ai suoi amici piรน intimi. Gesรน, che non รจ un eroe freddo e solitario che puรฒ fare a meno di tutti, sente il bisogno di confidare ai discepoli i pensieri piรน segreti che agitano in quel momento il suo cuore. E dice loro: โ€œIl Figlio dellโ€™uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo ucciderannoโ€. รˆ la seconda volta che gliene parla. Quando lo disse la prima volta, Pietro, che aveva cercato di dissuadere Gesรน dal suo cammino, fu aspramente rimproverato. Gesรน sente il bisogno di confidarsi di nuovo. Evidentemente รจ oppresso da una grande angoscia. La stessa che sentirร  nellโ€™orto del Getsemani e che lo farร  sudare sangue. Tuttavia, ancora una volta, nonostante la familiaritร  che pure si era creata, nessuno dei discepoli comprende il cuore e i pensieri di Gesรน. Eppure non era difficile ricordare qualcuno dei brani della Scrittura dove la vita del giusto รจ descritta piena di tribolazioni.

Il libro della Sapienza narra, appunto, di una congiura che uomini empi e potenti tramano, con disinvoltura e sicurezza, contro il giusto: โ€œTendiamo insidie al giusto, che per noi รจ dโ€™incomodo e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro lโ€™educazione ricevutaโ€ฆ Condanniamolo ad una morte infamante, perchรฉ secondo le sue parole, il soccorso gli verrร โ€ (2,17-20). Forse i discepoli ricorderanno queste parole solo al termine del viaggio, a Gerusalemme, quando si realizzeranno quasi alla lettera sulla croce. Ora, nessuno capisce. Eppure, le parole sono drammaticamente chiare. Ma perchรฉ i discepoli non comprendono? La risposta รจ semplice: perchรฉ il loro cuore e la loro mente sono lontani dal cuore e dalla mente del Maestro; le loro ansie sono altre rispetto a quelle di Gesรน. Come possono capire stando cosรฌ distanti? Gesรน รจ angustiato per la sua morte, mentre loro sono preoccupati per il posto, per chi di loro รจ il primo.

Il seguito del racconto evangelico รจ davvero disarmante. Lโ€™evangelista fa supporre che Gesรน, durante il cammino, sia restato solo davanti al gruppo dei discepoli, i quali, rimasti appunto indietro, senza tener conto delle drammatiche parole del Maestro, si sono messi a discutere su chi tra loro dovesse prendere il primo posto. Arrivati in casa a Cafarnao Gesรน chiede loro di cosa stessero discutendo lungo la via. Ma โ€œessi tacevanoโ€, nota lโ€™evangelista. Finalmente provavano almeno un poโ€™ di vergogna per quello di cui avevano discusso. Era bene. La vergogna รจ il primo passo della conversione; essa nasce, infatti, dal riconoscersi distanti da Gesรน e dal Vangelo. Il peccato รจ la distanza da Gesรน, prima ancora che un gesto cattivo in particolare. E se la vergogna per tale distanza non cโ€™รจ, dobbiamo preoccuparci. Quando non cโ€™รจ vergogna del proprio peccato, quando si attutisce la coscienza del male che si compie, quando non si dร  peso al proprio peccato, ci si esclude di fatto dal perdono. Il vero dramma della nostra vita รจ quando non cโ€™รจ nessuno che ci chiede, che ci interpella, come fece Gesรน con i discepoli: โ€œDi che cosa stavate discutendo?โ€. Senza questa parola, resteremmo prigionieri di noi stessi e delle nostre ben misere sicurezze.
La domenica รจ il giorno del perdono, perchรฉ possiamo accostarci ancora al Signore che ci parla, che ci interpella, che ci permette di prendere coscienza della nostra povertร  e del nostro peccato. Scrive lโ€™evangelista: โ€œSedutosi, chiamรฒ i Dodiciโ€ e si mise a spiegare loro ancora una volta il Vangelo e a correggere la stortura del loro cuore e dei loro atteggiamenti. รˆ una scena emblematica per la comunitร  cristiana; potremmo dire che ne รจ come lโ€™icona. Ognuno di noi, ogni comunitร  cristiana, deve radunarsi, e con frequenza, attorno al Vangelo per ascoltare lโ€™insegnamento del Signore, per nutrirsi del pane disceso dal cielo, per correggere il proprio comportamento, per riempire il cuore e la mente dei sentimenti e dei pensieri del Signore. Gesรน, guardando con speranza quel piccolo gruppo di discepoli, iniziรฒ a parlare ribaltando completamente le loro concezioni: โ€œSe uno vuol essere il primo, sia lโ€™ultimo di tutti e il servo di tuttiโ€. Anche a Giacomo e Giovanni risponderร  nello stesso modo: โ€œChi vuol essere grande tra di voi sia vostro servitore e chi vuol essere il primo tra voi sia il servo di tuttiโ€ (Mc 9,35).

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Gesรน sembra non contestare la ricerca di un primato da parte dei discepoli. Ne rovescia perรฒ la concezione: รจ primo chi serve, non chi comanda. E perchรฉ comprendano bene quello che vuol dire, prende un bambino, lo abbraccia e lo mette in mezzo al gruppo dei discepoli; รจ un centro non solo fisico, ma di attenzione, di preoccupazione, di cuore. Quel bambino ย– vuol dire il Signore ai discepoli ย– deve stare al centro delle preoccupazioni delle comunitร  cristiane. E ne spiega il motivo: โ€œChi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie meโ€. Lโ€™affermazione รจ sconvolgente: nei piccoli, negli indifesi, dei deboli, nei poveri, nei malati, in coloro che la societร  rifiuta e allontana, รจ presente Gesรน, anzi il Padre stesso.

mons. Vincenzo Paglia

XXV Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Dal Vangelo secondo Marco

[ads2]In quel tempo, Gesรน e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: ยซIl Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerร ยป. Essi perรฒ non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafร rnao. Quando fu in casa, chiese loro: ยซDi che cosa stavate discutendo per la strada?ยป. Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse piรน grande. Sedutosi, chiamรฒ i Dodici e disse loro: ยซSe uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tuttiยป.
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: ยซChi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandatoยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 20 – 26 Settembre 2015
  • Tempo Ordinario XXV, Colore verde
  • Lezionario: Ciclo B | Anno I, Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

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