Commento al Vangelo del 20 settembre 2015 – Carla Sprinzeles

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Oggi ci poniamo una domanda: perchรฉ il giusto viene perseguitato?
Mi sento sovente porre la domanda da amici: perchรฉ chi si comporta bene viene perseguitato e invece chi non ha scrupoli sembra che la vita lo premi!
Oggi ascoltando e meditando le letture troviamo una risposta a questa domanda.
Chi diffonde libertร  dร  fastidio a chi vuole dominare.
Gesรน faceva questo, chiamava a libertร : di fronte alle strutture sacre richiamava la voce della coscienza (perchรฉ non giudicate voi stessi cos’รจ bene?)-Lc. 12,57-, richiamava alla dignitร  di figli.
Chiedeva di esprimere continuamente misericordia nei confronti degli altri, di riconoscere la loro grandezza, la loro dignitร  di figli di Dio. Questo certo dร  fastidio a chi vuole il dominio.
Ora quello che per noi รจ importante รจ capire che anche le forme di persecuzione, di incomprensione, quando nascono dal bene che si vuole fare, quando nascono dalla volontร  di rivelare l’amore di Dio, non รจ qualcosa che si aggiunge dall’esterno, fa parte della stessa missione.
Se diffondiamo il bene, necessariamente sorgono incomprensioni, ostilitร , contrapposizioni, perchรฉ il bene come tale, nella situazione imperfetta della creazione e dell’umanitร , dร  fastidio.

[ads2]SAPIENZA 2, 12, 17-20
Con la prima lettura ci รจ presentato questo messaggio: il giusto in un modo ingiusto deve attendersi la persecuzione e anche la morte.
Nel capitolo 2 della Sapienza, di cui leggiamo una piccola parte, รจ proprio indicata questa reazione molto facile di fronte a un giusto: “ci mette in imbarazzo, ci dร  fastidio con la sua stessa presenza, eliminiamolo; poi se giusto รจ figlio di Dio e se figlio di Dio, Dio lo proteggerร . Per cui mettiamolo alla prova, condanniamolo a una morte infame, vediamo cosa succede.”
Il testo della Sapienza, scritto 50-80 anni prima di Gesรน, non si riferiva immediatamente a Gesรน, si riferiva al giusto, che a quel tempo veniva considerato figlio di Dio.
I giusti erano coloro che accolgono la parola di Dio.
Questo valeva per tutti i popoli, per tutta l’umanitร  e per tutte le culture.
Poi inizierร  la fase della “nuova alleanza” con Gesรน, che sarร  il paradigma della figliolanza, per cui siamo chiamati a diventare figli in lui. Prima i giusti erano comunque figli di Dio.
Gesรน probabilmente non conosceva il libro della Sapienza, perchรฉ era stato scritto in greco poco tempo prima e girava in ambienti greci.
Successivamente i primi cristiani leggendo questo passo della Sapienza ebbero uno strumento per capire la morte di Gesรน, le sue scelte, la fedeltร  all’annuncio del vangelo in una situazione di rifiuto, per cui c’era il rischio di morte. Questa era la situazione.
Non dobbiamo pensare che la sofferenza sia una prova di Dio, lui ci conosce e non ha bisogno di nessuna prova!
Non รจ necessario soffrire per essere giusti e non รจ una fatalitร .
Ci รจ chiesto di camminare nella direzione del bene, dell’amore di Dio, per questo รจ necessario chiederci sempre quali sono le ragioni delle nostre scelte, anche quando operiamo il bene.
Perchรฉ lo facciamo? Realmente per diffondere il dono di Dio, il suo Amore, per comunicare forza di vita agli altri?
O perchรฉ vogliamo apparire, perchรฉ vogliamo emergere, dominare sugli altri, crescere nella nostra autoritร , fare carriera?
Se le ragioni sono queste, pur facendo il bene, non cresciamo come figli di Dio, operiamo il male!
Ciรฒ che vale non รจ cosa facciamo, ma il messaggio di vita che trasmettiamo, la forza che comunichiamo agli altri: questo eleva l’umanitร , il resto passa tutto, scompare tutto.

MARCO 9, 30-37
Oggi leggiamo il passo del vangelo secondo Marco dove Gesรน mentre prima girava i villaggi e le cittร  e annunciava il vangelo del regno, ora si dedica di piรน alla formazione del gruppo dei suoi discepoli, perchรฉ ormai le voci che venivano da Gerusalemme erano allarmanti e certamente c’era il rischio grave che venisse preso e condannato o forse venisse lapidato per una rivolta; c’era infatti anche questa possibilitร , per cui Gesรน a un certo momento ha temuto di essere lapidato.
Quindi Gesรน si dedica con molta piรน cura alla formazione dei suoi; per questo desidera che non si sappia che sta attraversando la Galilea, in modo che non accorra molta gente portando malati.
Nella formazione dei discepoli insiste su alcuni particolari.
Prima di tutto cerca di liberarli dalla convinzione che avevano che la missione che stavano compiendo avrebbe avuto pieno successo, per cui sarebbero diventati persone importanti per la vita sociale di quel tempo.
I discepoli lo stavano seguendo secondo le loro prospettive.
Per questo “non capivano ciรฒ che diceva”, capivano le parole, ma non la prospettiva di Gesรน.
Proprio per far capire queste prospettive Gesรน prese con sรฉ Pietro, Giacomo e Giovanni per salire sul monte, pregare e riflettere sulle scritture.
Gesรน stava maturando la decisione di salire a Gerusalemme, di continuare fino in fondo la sua missione. C’erano alternative possibili. Dobbiamo liberarci dal pregiudizio che Gesรน sapeva tutto, รจ insensato, non si capirebbe la preghiera e la riflessione di Gesรน sulle Scritture.
Quando Gesรน stava comunicando ai suoi che sta per essere ucciso, i suoi apostoli discutono per sapere chi รจ il piรน importante tra loro. Come se dicessero:”Abbiamo capito, morirai, ma dopo, chi di noi sarร  il piรน grande?”
Mancava loro la consapevolezza che siamo creature, cioรจ luogo dove qualcosa di piรน grande si esprime, quello che siamo, lo siamo per un dono che viene continuamente rinnovato, per un’offerta di vita, che continuamente ci viene donata. Continuamente. Non รจ che Dio ci ha dato la vita all’inizio e poi ci ha detto: “adesso sbrogliatevela!”, no, continuamente offre. Per questo siamo creature. Noi non siamo creature perchรฉ un certo giorno abbiamo iniziato a vivere, ma continuamente dipendiamo dall’azione creatrice di Dio per essere viventi, per pensare, operare quello che pensiamo e operiamo.
Non c’รจ nulla di nostro, possiamo perdere tutto, non siamo noi il principio di quello che siamo.
Siamo lo spazio dove fiorisce il bene come amore.
Se viviamo in questa prospettiva tutto ci appare in una luce diversa.
La convinzione contraria ci conduce a essere presuntuosi nei confronti degli altri!
Occorre che non ci mettiamo mai al centro!
Gesรน pone al centro un bambino, in quei tempi i piccini erano bocche inutili, valevano meno degli animali, forse come i ragazzi di strada in America latina.
Gesรน invita a capire dove sta la vera grandezza, la vera realizzazione dell’uomo.
Non sta nella sottomissione agli schemi del mondo, che sono quelli della sopraffazione, della violenza.
Ogni potere corrompe. La sete di dominio trascina l’uomo fuori di sรฉ, รจ menzognera!
Gesรน stimola ad abbandonare ogni aspirazione a ruoli importanti, come fanno gli adulti, e a diventare servi gli uni degli altri, a dimostrare a ogni uomo il suo valore infinito.
Chi vuol essere il primo si metta a servizio di tutti, come ha fatto Gesรน.
Siamo ancora molto lontani da questo insegnamento!<vรฌbr>
Gesรน si era dedicato con una cura particolare alla formazione dei suoi discepoli, ma in fondo non รจ riuscito a convincerli, perchรฉ non avevano accettato ancora il vangelo.
Poi dopo la resurrezione, dopo l’incontro con Gesรน risorto, รจ iniziato un nuovo cammino; ma un cammino che deve riprendere costantemente da capo, perchรฉ ogni generazione deve riscoprire la veritร  del vangelo.

Non scoraggiamoci di essere molto lontani da questo insegnamento, viceversa occorre dare testimonianza efficace del servizio, della disponibilitร , della capacitร  di dialogo.

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A cura di Carla Sprinzeles | via Qumran

XXV Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesรน e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: ยซIl Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerร ยป. Essi perรฒ non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafร rnao. Quando fu in casa, chiese loro: ยซDi che cosa stavate discutendo per la strada?ยป. Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse piรน grande. Sedutosi, chiamรฒ i Dodici e disse loro: ยซSe uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tuttiยป.
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: ยซChi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandatoยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 20 – 26 Settembre 2015
  • Tempo Ordinario XXV, Colore verde
  • Lezionario: Ciclo B | Anno I, Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

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