Commento al Vangelo del 20 Gennaio 2019 – Charles de Foucauld

CHARLES DE FOUCAULD

II DOMENICA DELTEMPO ORDINARIO – ANNO C

MEDITAZIONE NUM. 429

GV 2,1-11

«Venite e vedete… Non hanno più vino».

 Come sei buono, mio Dio, e  a  donarci in una parola la regola di tutta la nostra vita: «V enite  e vedete, seguite e guardate, imitate e contemplate!». Come sei buono a donarci il mezzo, la ricetta, se oso dire, per rendere le nostre preghiere infallibili, insegnandoci  ad  offrirle  tramite la santissima Vergine.

Veniamo e vediamo, seguiamo e guardiamo, imitiamo e contempliamo; è la prima parola di Nostro Signore nel Vangelo di san Giovanni… Sarà l’ultima: «Tu, seguimi»,  «Imitami», dice  a san Pietro alla fine dell’ultimo capitolo…

Ed è ciò che dice a  tutti coloro che vogliono essere suoi discepoli:  «Rinunciate a voi stessi, portate la vostra croce e seguitemiImitatemi!». È tutta la nostra vita: imitare Gesù e contemplarlo… Compiamo questo programma ad ogni ora, ad ogni istante, come Maria e  Giuseppe che non  fecero se non  questo tutta la loro vita; come Maddalena, come san Giovanni, come san Paolo… Imitiamo e contempliamoContempliamolo: non è lontano, è in noi con la divina  essenza  della  Persona del Verbo… Imitiamolo, teniamogli compagnia in noi dove egli risiede, contemplandolo e imitandolo…

Preghiamolo con l’intercessione della santa Vergine , domandiamo a questa buona Madre di intercedere per noi come fece per  la  famiglia  di Cana… Una fervente preghiera alla santa Vergine non è mai respinta: Gesù ci tiene  a  mostrare, oggi come a Cana, che ama sua Madre, la esaudisce sempre e si  compiace di vederla pregata e onorata da noi…

È naturale che i figli chiedano  alla  loro  madre;  chiediamo dunque alla santa Vergine; non ci è possibile essere davvero i fratelli di Gesù, imitarlo, assomigliargli, se non siamo dei veri figli per la santa Vergine, figli per la  tenerezza, per la venerazione, per la fiducia, figli parlandole spesso, intrattenendoci con lei tanto spesso quanto Gesù si intratteneva con lei nella sua vita mortale : intrattenerci con questa madre cara così spesso quanto lo faceva Nostro Signore a Nazareth non potrebbe essere una rapina fatta a Dio, qualcosa preso al tempo che dobbiamo a Dio solo, poiché non facciamo che imitare Gesù il quale certamente, pur parlando a sua madre, rendev a a Dio ciò che doveva a Dio, e da una parte, non lo perdeva di vista un solo momento, dall’altra parte, dedicava all’orazione tutto il tempo che occorreva, infine passava un certo tempo a parlare con sua madre per Dio stesso, al fine di obbedirgli, per amore suo, in vista di lui solo…

Facciamo lo stesso… Bisogna sottolineare che si deve, secondo questi stessi principi, dedicare un certo tempo a pregare san Giuseppe, a intrattenersi con lui, se si vuole imitare perfettamente Gesù nella sua vita di Nazareth.

Traduzione a cura delle Discepole del Vangelo. Fonte

La vicenda spirituale di Charles de Foucauld (1858-1916) continua anche oggi ad essere motivo di interesse diffuso tra cristiani e non cristiani, poiché si affida a valori umani sempre più cercati, diventati ormai rari nelle nostre comunità civili: il primato di Dio, le relazioni umane, la cura del prossimo, la qualità della vita ordinaria.Il vangelo rimane la parola più autorevole per introdurre il credente ad una vita autentica. Charles de Foucauld ha sostato a lungo sui testi evangelici, per imparare a vivere in modo fedele un’esistenza degna di essere vissuta: una vita a imitazione di Gesù. Le meditazioni sul vangelo di Giovanni, che egli ha realizzato in Terra santa, possono essere considerate come un insieme di lezioni di vita cristiana, una raccolta di indicazioni pedagogiche per imparare, giorno dopo giorno, a seguire il Signore nella propria condizione di vita, in ascolto delle reali esigenze del mondo d’oggi.

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ALTRO COMMENTO

“Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino»”.

Tutti ci cercano per quello che abbiamo, ma chi ti vuole davvero bene non tiene da conto di ciò che hai, ma di ciò che ti manca. L’amore vero è prendere a cuore la mancanza dell’altro, perchè in quella mancanza si gioca il meglio e il peggio della vita. Sono infatti le nostre mancanze la causa prima dei nostri peccati, ma sono altresì proprio le mancanze i punti di svolta dei grandi santi. Ritrovare il vino che manca non serve a riempire un vuoto, ma a cambiarne la sostanza.

Gesù non crea il vino dal nulla, ma cambia l’acqua in vino, cioè prende ciò che c’è e a partire da questo opera un cambiamento radicale. Quello che fino a ieri ti faceva peccare può cominciare ad essere il punto di forza della tua santità. Assurdo! Ma questo è il miracolo: il Signore è l’unico che può prendere sul serio la mia mancanza e trasformarla in santificazione.

Da cosa ce ne accorgiamo? Dal fatto che cominciamo a sentire un’inspiegabile letizia che non trova altra ragione se non nella Grazia di Dio.

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