Commento al Vangelo del 19 novembre 2017 – Ileana Mortari (Teologa)

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La parabola dei talenti

Con questa domenica si conclude la trilogia delle parabole โ€œescatologicheโ€ (cioรจ relative agli ultimi tempi) in cui Matteo ribadisce alla sua comunitร  lโ€™esortazione ad un impegno operoso e costante nellโ€™attesa della venuta del regno.

โ€œUn uomo, partendo per un viaggio, chiamรฒ i suoi servi e consegnรฒ loro i suoi beniโ€ฆa ciascuno secondo la sua capacitร , e partรฌโ€ฆ..Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornรฒ, e volle regolare i conti con loro.โ€ (vv.14-15.19) Fuor di metafora, lโ€™uomo รจ Cristo che, sul punto di chiudere la sua vicenda terrena, lascia alla chiesa (apostoli e fedeli) i suoi beni, per poi, al momento del ritorno, riprendere, insieme al โ€œsuoโ€, i โ€œfruttiโ€ prodotti dalla operositร  di ciascuno.

Veramente il โ€œritornoโ€ del Signore va inteso in due modi: anzitutto รจ la parusia finale che avverrร  โ€œdopo molto tempoโ€, cioรจ il lunghissimo tempo, tuttora in atto, che intercorre dallโ€™ascensione di Gesรน al cielo fino alla sua comparsa di nuovo sulla terra; ma, poichรฉ la vicenda terrena si conclude per il singolo nel momento della morte, questo incontro con il Signore va inteso anche come quello che avviene per ciascuno quando varca la soglia dellโ€™aldilร  e il Cristo giudice gli chiede di rendere conto della sua vita e di quanto ha avuto in dono.

Il padrone della parabola, probabilmente un grosso commerciante, lascia a ciascun servo una certa quantitร  di โ€œtalentiโ€; di solito, quando si legge questa pagina, il pensiero va subito ai talenti intesi come inclinazioni, disposizioni dโ€™animo, capacitร , doti individuali, ed effettivamente questo significato deriva proprio dal termine della parabola, che per primo Erasmo da Rotterdam nel 16ยฐ sec. trasformรฒ, sulla scorta della parabola stessa, in โ€œcapacitร , dono di intelligenza, ingegno, genio, etc.โ€

Ancora: la precisazione โ€œa ciascuno secondo la sua capacitร โ€ (v.15) rivela lโ€™intenzione del padrone di stimolare le capacitร  di ciascuno; fuor di metafora il โ€œbeneโ€ affidato รจ la grazia divina che stimola e impegna le capacitร  del singolo ed รจ da questo particolare che รจ derivato il significato di cui sopra.

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Ma occorre tornare al senso originario del termine โ€œtalentoโ€ per interpretare correttamente il brano: il talento era unโ€™unitร  di misura di peso molto usata nel mondo antico, e poi una moneta di altissimo valore, dโ€™oro o dโ€™argento: basti pensare che il talento dโ€™oro corrisponde oggi al valore di 80 milioni delle vecchie lire.

Cerchiamo allora di vedere che cosa puรฒ indicare lโ€™altissima cifra (400 milioni al primo servo, 160 al secondo e 80 al terzo!) che il padrone lascia da amministrare: evidentemente si tratta di qualcosa di prezioso, di molto prezioso che, stando alla spiegazione giร  data della metafora, va inteso come โ€œi misteriโ€ del Regno, la Parola di Dio, il dono della Rivelazione e della salvezza, il dono della grazia, cioรจ della stessa vita divina che Gesรน ci ha portato. Sono doni di incommensurabile valore, che comportano compiti e responsabilitร  nella Chiesa.

Di fronte ad essi ogni credente รจ chiamato ad impegnarsi per farli crescere e fruttificare e diffonderli tra i fratelli: รจ questo, fuor di metafora, il โ€œguadagnoโ€, il frutto che i primi due servi della parabola presentano al Signore al suo ritorno.

Essi ricevono perciรฒ le stesse parole di elogio e la stessa ricompensa: โ€œprendi parte alla gioia del tuo padroneโ€ (v. 21 e v. 23), cioรจ: entra nella pienezza della comunione con Dio nella vita eterna, partecipa pienamente al regno di Dio.

Quanto al terzo servo, notiamo anzitutto che proprio su di lui viene particolarmente richiamata la nostra attenzione, dal momento che Matteo gli dedica maggior spazio. Al contrario degli altri due, egli tenta una debole giustificazione del fatto che non ha aumentato il deposito affidatogli, dicendo: โ€œper paura di te andai a nascondere il tuo talento sottoterra; ecco qui il tuoโ€ (v.25). Teniamo presente che, secondo il diritto giudaico dellโ€™epoca, mettere sotto terra un deposito costituiva una forma di sicurezza che liberava il depositario dalle proprie responsabilitร .

E proprio qui sta la debolezza e lโ€™incoerenza della giustificazione dellโ€™ultimo servo. โ€œServo malvagio e infingardo โ€“ gli risponde il padrone โ€“ proprio perchรฉ sapevi che mieto dove non ho seminatoโ€ฆ,

avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e cosรฌ, ritornando, avrei ritirato il mio con lโ€™interesseโ€ (vv.26-27). Non si capisce davvero perchรฉ il servo non lโ€™abbia fatto; forse la paura lโ€™aveva talmente paralizzato che non รจ stato capace di prendere alcuna iniziativa, anche senza rischi e responsabilitร  personaliโ€ฆ.

Matteo sottolinea molto quella โ€œpauraโ€ del servo, perchรฉ รจ esattamente il contrario di quello che al servo รจ mancato e che avrebbe dovuto avere: la fede e dunque la fiducia; egli non ha assolutamente capito che con il suo gesto il padrone in partenza compiva un atto di grande fiducia nei confronti dei suoi servi, affidando loro โ€œi suoi beniโ€, cioรจ quanto aveva di piรน prezioso, e concedendo loro anche completa libertร  nella gestione di essi; in un certo senso egli stesso โ€œsi รจ tagliato fuoriโ€ da sรฉ dal dialogo e dalla compartecipazione alla responsabilitร  del padrone. E la punizione ne รจ una logica conseguenza: chi ha rifiutato di prendersi responsabilitร  รจ a sua volta rifiutato da chi glielโ€™aveva affidata!

Torna ancora una volta, come nelle due precedenti parabole escatologiche, lo spettro dellโ€™esclusione in eterno dal regno di Dio, indicata qui con un โ€œgettatelo fuori nelle tenebre; lร  sarร  pianto e stridor di dentiโ€ (v.30); queste immagini derivano dalla tradizione popolare e apocalittica e rappresentano gli inferi, il luogo della condanna del malvagio: ci sono le tenebre, segno del nulla, della paura e del caos; cโ€™รจ il pianto, cioรจ il lamento, il grido disperato; cโ€™รจ lo โ€œstridor di dentiโ€, cioรจ il pentimento senza speranza, la disperazione totale che squassa lโ€™essere del dannato e lo fa esplodere in lamenti.

Matteo usa piรน volte nel suo vangelo lโ€™espressione del v.30 e si deve riconoscere che essa non manca di efficacia deterrente! Ma credo che lโ€™esortazione a non giocarsi la felicitร  eterna vada vista su un versante piรน positivo: richiamando cioรจ quella illimitata fiducia che il โ€œpadrone-Signoreโ€ pone nei suoi โ€œservi-fedeliโ€: una fiducia che รจ espressione del suo amore per loro e di fronte allโ€™amore la paura scompare!

Ileana Mortari – Sito Web

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

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XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Mt 25, 14-30
Dal Vangelo secondoย  Matteo

14Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentรฌ compassione per loro e guarรฌ i loro malati. 15Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: ยซIl luogo รจ deserto ed รจ ormai tardi; congeda la folla perchรฉ vada nei villaggi a comprarsi da mangiareยป. 16Ma Gesรน disse loro: ยซNon occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiareยป. 17Gli risposero: ยซQui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!ยป. 18Ed egli disse: ยซPortatemeli quiยป. 19E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sullโ€™erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzรฒ gli occhi al cielo, recitรฒ la benedizione, spezzรฒ i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20Tutti mangiarono a sazietร , e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. 22Subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sullโ€™altra riva, finchรฉ non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salรฌ sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassรน, da solo. 24La barca intanto distava giร  molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andรฒ verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: ยซรˆ un fantasma!ยป e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesรน parlรฒ loro dicendo: ยซCoraggio, sono io, non abbiate paura!ยป. 28Pietro allora gli rispose: ยซSignore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acqueยป. 29Ed egli disse: ยซVieni!ยป. Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andรฒ verso Gesรน. 30Ma, vedendo che il vento era forte, sโ€™impaurรฌ e, cominciando ad affondare, gridรฒ: ยซSignore, salvami!ยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 19 – 25 Novembre 2017
  • Tempo Ordinario XXXIII
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo A
  • Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

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