Commento al Vangelo del 19 novembre 2017 – don Tonino Lasconi

Il dono della vita nelle nostre mani

Non mettiamo il talento che Dio ci ha donato (la nostra vita) nella buca della pigrizia, della banalità, del fanno tutto così, perché Dio la vuole al completo di tutto il bene per il quale l’ha programmata. Questo è l’invito della XXXIIIa domenica del tempo ordinario.

Il rimprovero del padrone al servo che ha nascosto il suo talento nel terreno è severissimo: “Servo malvagio e pigro…”; ed è terribile la punizione: “Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti”, tanto che il poveretto quasi quasi ci fa compassione. Sia perché è stato trattato ingiustamente, avendo ricevuto meno degli altri due; sia perché non ha dissipato il talento ricevuto, ma l’ha restituito. Se il racconto fosse un fatto di cronaca, avremmo ragione a commiserarlo. Ma quella di Gesù è una parabola, nella quale non contano i particolari narrativi, ma il messaggio finale, cioè: “A chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha”.

Cosa significa?

La differenza della consegna non è un’ingiustizia, intanto perché non dobbiamo immaginare il terzo servo con pochi spiccioli in mano. Il talento di cui si parla nella parabola non era una moneta, ma un lingotto di metallo di oro o di argento di diversi chilogrammi: un vero tesoro. Soprattutto, però, perché il padrone ha distribuito questa ricchezza “secondo le capacità di ciascuno”, perciò la diversità del lascito non è stata una discriminazione, ma una attenzione alle persone. Ci sarebbe stata ingiustizia se ai servi fosse stato chiesto ciò che non erano in grado di dare. Per di più il padrone non è “un uomo duro”, come crede erroneamente il servo, dal momento che si sarebbe accontentato soltanto degli interessi ricavati dal deposito in banca.

Con queste veloci chiarificazioni il messaggio diventa evidente e di grande importanza: donandoci la vita, Dio ci chiama a collaborare alla sua opera creatrice. Egli non ce la mette in mano preconfezionata: “Eccola! Questa è la tua vita. Così è, e così me la devi riconsegnare”. Non ci fa “finiti” ma da finire, e il “da finire” spetta a noi.

Pensiamo a Geppetto. Egli fa il burattino, ma la responsabilità di rimanere tale o di diventare un bambino è di Pinocchio. Dio è un po’ come Geppetto, o meglio: Geppetto rassomiglia molto a Dio (il parallelo non scandalizzi. E’ stato fatto da persone molto più autorevoli di me, forse dallo stesso Collodi). Dio ci dona l’intelligenza per capire ciò che ci fa crescere come suoi figli e ciò che ci porta lontano da lui; ci dà la libertà per decidere di trafficare i suoi doni, oppure di lasciarli inattivi o di dissiparli; ci dà la volontà per fare ciò che abbiamo capito e deciso. A nessuno è chiesto di produrre ciò che non è in grado di produrre, ma ciò che è nelle sue possibilità.

Dice papa Francesco: “Il Signore, non dà a tutti le stesse cose e nello stesso modo: ci conosce personalmente e ci affida quello che è giusto per noi; ma in tutti ripone la stessa, immensa fiducia. Dio si fida di noi; Dio ha speranza in noi. Non deludiamolo!” (Udienza generale del 24/4/2013).

Questa parabola è un deciso richiamo alla responsabilità sulla nostra vita. Dio ce la mette nelle mani per farla crescere, portala alla pienezza, per farla diventare egli l’ha pensata: generosa, giusta, misericordiosa, sincera…, per essere pienamente suoi figli, in modo da vivere per sempre con me nella mia casa!”. Se ci presentiamo a lui senza niente, perdiamo quello che abbiamo ricevuto: “A chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha”. Se non l’abbiamo trafficata, non ha raggiunta la sua finalità, perciò è andata persa.

Come sempre, quello che il Signore chiede non va contro la nostra natura (e come potrebbe se è lui che ce l’ha donata?) ma la potenzia. Oggi tutti sanno che per mantenere sveglio il cervello è necessario metterlo continuamente sotto sforzo, altrimenti, come succede ai muscoli con la sedentarietà, si debilita. Vivere trafficando i talenti, perciò, non è soltanto un bene “spirituale” nel senso restrittivo e bigotto del temine, ma anche umano e sociale. La fede nella vita eterna non è una fuga dalla realtà, ma l’esatto contrario.

Afferma papa Francesco: “L’attesa del ritorno del Signore è il tempo dell’azione, il tempo in cui mettere a frutto i doni di Dio non per noi stessi, ma per Lui, per la Chiesa, per gli altri, il tempo in cui cercare sempre di far crescere il bene nel mondo. E in particolare in questo tempo di crisi, oggi, è importante non chiudersi in se stessi, sotterrando il proprio talento, le proprie ricchezze spirituali, intellettuali, materiali, tutto quello che il Signore ci ha dato, ma aprirsi, essere solidali, essere attenti all’altro” (Angelus del 16/11/2014).

Fonte: Paoline

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XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Mt 25, 14-30
Dal Vangelo secondo  Matteo

14Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. 15Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». 17Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». 18Ed egli disse: «Portatemeli qui». 19E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. 22Subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. 24La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 28Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 19 – 25 Novembre 2017
  • Tempo Ordinario XXXIII
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo A
  • Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

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