Commento al Vangelo del 19 marzo 2017 – mons. Antonio Riboldi

La sete che tutti dovremmo avere

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Il racconto dell’incontro di Gesù con la Samaritana, in questa III tappa della nostra Quaresima, ci porta ad approfondire con una semplice domanda il cammino che stiamo percorrendo: che cosa significa ‘convertirsi’?

Il caro e beato Paolo VI a questa domanda rispondeva: ‘Convertirsi significa dirigere la propria esistenza a Dio: cercare di compiere ciò che fanno i piloti delle navi, che ad un certo punto controllano se la loro rotta è realmente rivolta al porto o, se, al contrario, le onde della burrasca incombente non hanno fatto deviare il percorso.” (Quaresima 1964)

Non è solo un atto della nostra volontà, ma è una risposta all’Amore di Dio che si fa strada nel nostro spesso complicato, confuso o disordinato modo di vivere, come è ben testimoniato dalla perla di Vangelo che è l’incontro di Gesù con la Samaritana, una donna ‘eretica’ per appartenenza religiosa e nota a tutti come peccatrice; una donna con la nausea in bocca e l’amarezza nel cuore, che avrebbe voluto per sé un’altra vita e si ritrova tra le mani, Dio solo sa perché e come, un’esistenza che ha il sapore dell’acqua amara delle ‘cisterne screpolate’, quasi ‘simbolo’ di tutte le nostre debolezze umane.

Il lungo racconto del loro incontro è una efficace occasione per immedesimarci nella donna e incontrare Gesù, perché anche noi, oggi, tante volte siamo simili a lei: ‘assetati di vera vita’ fuori e, soprattutto, dentro l’anima.

Gesù le chiede da bere e inizia un dialogo: è per Lui la strada per entrare nel cuore della donna ed è la meravigliosa ‘tattica’ della Sua Grazia, che sa insinuarsi nella nostra quotidianità, con spiragli incredibili. “Le disse Gesù: ‘Dammi da bere!’… Ma la Samaritana gli disse: ‘Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me che sono una donna samaritana?’.

Quando il Signore interviene subito scardina le nostre logiche relazionali basate su contrapposizioni e differenze, avanzando la sua incredibile, divina e inaspettata proposta

‘Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è Colui che ti dice ‘dammi da bere!’, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva’.

Difficile per ciascuno di noi uscire dai nostri ridotti e limitati confini umani, ma Gesù svela la potenza della Grazia che cambia nel profondo l’uomo, che si crede sufficiente a se stesso, ma se è onesto, sa riconoscere di mancare nel cuore… del necessario.

‘Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete, ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna’. ‘Signore’, gli disse la donna: ‘dammi di quest’acqua perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua’.

Quanto ci è difficile staccarci dal materiale, per assurgere ai valori dello spirito!

Quanta dolce pazienza e comprensione nel Maestro!

“Le disse: ‘Va’ a chiamare tuo marito e poi ritorna qui’. Le rispose la donna: ‘Non ho marito’. Le disse Gesù: ‘Hai detto bene ‘non ho marito’, infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito: in questo hai detto il vero’. (Gv. 4, 5-42) Con Gesù non possiamo bleffare! Ma è davvero commovente e rassicurante come Gesù sappia sempre entrare nel nostro cuore confuso e spesso disorientato od oscurato, eppure assetato di verità, sapendo trovare l’occasione giusta per mostrarci il Suo Volto e il Suo Cuore.

Il racconto della samaritana rivela una delicatezza divina, che è ben lontana dai nostri modi di accostarci a chi sbaglia o, semplicemente, la pensa diversamente da noi!

Dio non si lascia impressionare da quello che possiamo essere ai Suoi occhi.

Facile sentire a volte persone, che, in un momento di verità, pensando alla loro vita, esclamano: ‘Mi faccio schifo!’. E quel che è peggio non sanno neppure a chi rivolgersi per liberarsi da una così opprimente e paralizzante sensazione e in chi porre la fiducia di poter ritrovare bellezza e innocenza di vita.

Sono i momenti in cui dovremmo ricordare che ‘Dio è più grande del nostro cuore!’

Ogni istante, oggi stesso, può essere il momento – solo che lo vogliamo – vicino ad un ‘pozzo qualunque’, di permettere alla Grazia, all’azione dello Spirito di operare in noi, così che, incontrando Gesù, possiamo trovare l’acqua che purifica, disseta, appaga la nostra sete di amore, bellezza e santità.

Lì possiamo farci fissare negli occhi da Gesù: far ‘sfogliare’ da Lui ogni lato nascosto della nostra vita, così come è, senza vergogna – come avviene nel sacramento della Penitenza – alla luce del Suo Amore Misericordioso. Possiamo oggi, ora, sempre, avere il coraggio di voltare le spalle alla nostra solitudine interiore, che fa male, e aprirci all’Amore che redime.

Ha scritto Papa Francesco che la samaritana è rimasta ‘toccata’ dall’incontro, tanto da rivolgere a Gesù ‘domande profonde che tutti abbiamo dentro, ma che spesso ignoriamo’

E ha aggiunto: ‘La Quaresima, cari fratelli e sorelle, è il tempo opportuno per guardarci dentro, per far emergere i nostri bisogni spirituali più veri, e chiedere l’aiuto del Signore nella preghiera’, chiedere, sull’esempio della Samaritana, ‘l’acqua che ci disseterà in eterno’. Perché Gesù, ha spiegato papa Francesco, è ‘Uno che alla Samaritana ha cambiato la vita, perché ogni incontro con Gesù ci cambia la vita. Sempre. È un passo più avanti, un passo più vicino a Dio’.

Antonio Riboldi – Vescovo
www.vescovoriboldi.it

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III Domenica del Tempo di Quaresima

Gv 4, 5-42
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».

Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».

Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.

Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 19 – 25 Marzo 2017
  • Tempo di Quaresima III, Colore viola
  • Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 3

Fonte: LaSacraBibbia.net

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