Commento al Vangelo del 19 marzo 2017 – don Antonello Iapicca

UNITI A CRISTO NOSTRO SPOSO CHE TRASFORMA LA NOSTRA VITA IN UNA FONTE DI ACQUA VIVA PER IL MONDO

Il Signore ci aspetta. Aspetta te, me, ogni uomo di ogni tempo. Aspetta quanti non vanno più in chiesa, come quelli che ci vanno ogni giorno. Aspetta vescovi e preti, suore e missionari. Ci aspetta dove ci rechiamo ogni giorno ad “attingere acqua”.

Per cercare i suoi figli perduti, oltrepassa ogni barriera, per giungere fin dove siamo precipitati separandoci da Lui. Non teme di parlarci, samaritani eretici che abbiamo scelto di “non avere buoni rapporti con Lui”.

Ci ama di amore infinito, Lui sa che l’unica felicità sorge da un buon rapporto con Lui, il migliore, il più completo, quello di uno Sposo con la sua sposa. Ma per sposarci e unirsi a noi occorre che ci spogli di ogni menzogna.

“Dammi da bere”: comincia lo scrutinio del nostro cuore. Per dare da bere occorre avere acqua. Per dare la vita, alla quale l’acqua è intimamente legata, occorre averne in sovrabbondanza. Ma quella donna, come ciascuno di noi, probabilmente non ci aveva mai pensato. Continuava a recarsi ogni giorno a quel “pozzo profondo” meccanicamente. 

Come accade a te, che in ogni circostanza devi sforzarti, con risultati fallimentari. Ogni giorno, che fatica… Papà, mamme, preti, suore, impiegati, studenti, tutti condannati a sudare. 

Ma proprio qui il Signore ci aspetta per salvarci: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è Colui che ti dice dammi da bere, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. Ah, c’è qualcosa e Qualcuno che non conosciamo!  

Ci rechiamo stancamente allo stesso pozzo perchè non conosciamo il dono di Dio e chi ci sta chiedendo di dargli da bere. Il demonio ci ha nascosto la verità, ci ha detto che Dio è geloso di noi e viene sempre a chiederci senza darci nulla di quello che desideriamo. Gli abbiamo creduto consegnandogli il “dono di Dio”, e ci ha dato in cambio lo sforzo. Gli abbiamo affidato la vita e ci ha dato la morte.

“Il pozzo è profondo” io lo so bene Signore. “Non hai un mezzo per attingere”, per caso “sei più grande del nostro padre Giacobbe?”, cioè, sei Dio? “Da dove hai dunque quest’acqua?”. Ecco, magari potessimo rivolgere anche noi a Cristo questa domanda.

È il primo passo sul cammino della conversione. Accettare di non conoscere e per questo chiedere. Sulla soglia di ogni speranza nascosta e fragile Gesù annuncia la notizia capace di cambiare la vita, il cuore e il modo di pensare.

C’è un’acqua che disseta davvero che si trasforma in “sorgente d’acqua viva”. Era questo il “dono” preparato da Dio per ogni uomo che il demonio ci ha rubato. 

Oggi il Signore è davanti a noi per restituirci quello che ci appartiene riprendendosi, con amore e misericordia, la sua sposa perduta.

Nella vita, infatti, anche noi abbiamo avuto “cinque mariti”, come le cinque divinità con cui i Samaritani avevano contaminato il culto di Israele. E’ il sincretismo che abbiamo nel cuore, una candela a Padre Pio e una causa contro il vicino di casa.

Nemmeno l’uomo con cui condividiamo oggi la nostra vita è nostro “marito”, perché non siamo fatti per il secchio d’acqua che stringiamo tra le mani. 

Ma chi, se non la Chiesa, ha il coraggio di dirci la verità sui nostri adulteri? Non certo il mondo che ha capovolto la realtà affermando come bene proprio quello che ci avvelena.

E dove potremo spogliarci senza vergogna e timore di essere giudicati, confessandoci adulteri e peccatori se non nell’abbraccio materno e misericordioso della Chiesa? Non certo tra parenti, amici e colleghi, che prima esaltano il male e poi condannano i peccatori senza pietà. 

Non a caso il Vangelo di questa Domenica fa parte dell’itinerario di preparazione dei catecumeni ai sacramenti del Battesimo, Confermazione ed Eucarestia, che avveniva nella grande Veglia della notte di Pasqua. 

Tutti abbiamo bisogno di percorrere una seria iniziazione cristiana dove incontrare Cristo, il “profeta” che conosce tutto di noi. Un cammino di fede nel quale il Signore, con la Parola, i sacramenti e la guida di pastori e catechisti, trapassi come una Tac il nostro cuore rivelandoci l’origine del nostro male per strapparlo con il perdono e deporvi il “dono di Dio”. 

Lo Spirito Santo in noi ci unisce a Cristo nello stesso amore. Allora la Legge, il dono secondo la tradizione ebraica, sarà scritta nei nostri cuori e sigillata con il fuoco dell’amore.  

Solo confessando i nostri peccati e accogliendo il dono di Dio ritroviamo la verità e l’autenticità della nostra vita. La sete e la fame non sono per essere appagate ma per appagare; la vita ci è data per essere perduta, consegnata, non per difenderla e adulterarla. 

Uniti a Cristo nostro Sposo la vita si trasforma in una fonte di acqua viva che zampilla senza esaurirsi; lo Spirito Santo, il soffio eterno dell’amore di Dio scaturisce dall’intimo di noi stessi dove dimora il cuore stesso di Cristo. Esso palpita per compiere l’opera del Padre, la sua volontà di salvezza per ogni uomo. 

Con Lui possiamo oggi levare lo sguardo e scorgere, al di là di ogni difficoltà, sofferenza, fallimento, al di là della Croce, il “grano che biondeggia per la mietitura”. Lui “ha faticato” in ogni istante della nostra vita, come in quello della storia del mondo. Lui ha consegnato la sua vita perché potessimo mietere la sua vittoria nel matrimonio, nel fidanzamento, al lavoro, in noi stessi. 

“Quattro mesi appena”, il tempo della pazienza amorevole, e la Parola del Vangelo “raccoglierà il frutto per la vita eterna”. E’ questo il senso del tempo che ci è dato, il criterio con cui entrare ogni giorno nella storia. La fede che vede la risurrezione attraverso la Croce e la tomba. 

E’ grano che biondeggia per accogliere Cristo ogni persona in cui ci imbattiamo: il collega astioso, la moglie nevrotica, il marito irascibile, i figli testardi, l’amico che tradisce, il vicino avaro. Grano che biondeggia come siamo ciascuno di noi, rigenerati dall’amore di Dio.

don Antonello Iapicca

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III Domenica del Tempo di Quaresima

Gv 4, 5-42
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».

Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».

Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.

Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 19 – 25 Marzo 2017
  • Tempo di Quaresima III, Colore viola
  • Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 3

Fonte: LaSacraBibbia.net

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