Commento al Vangelo del 19 Aprile 2017 – don Antonello Iapicca

CRISTO RISORTO RAGGIUNGE OGNI NOSTRO PASSO INCREDULO PER CONVERTIRLO CON IL SUO AMORE

L’episodio dei discepoli di Emmaus ci aiuta a comprendere la profondità del Mistero Pasquale, il cui frutto non è un cambiamento della realtà, ma occhi nuovi su di essa. Come lo sguardo dei due discepoli, dischiuso a poco a poco dall’ascolto e dal cammino con Cristo risorto che li aveva raggiunti proprio sui passi che li allontanavano da Gerusalemme, il luogo della sua risurrezione. Nelle sette miglia che distava Emmaus da Gerusalemme si è compiuta la loro Pasqua, come si può compiere nelle sette miglia che abbiamo percorso dalla notte di Pasqua ad oggi, tornando al lavoro, a scuola, alla routine e sembra di esserci tristemente allontanati da quell’esperienza: “Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele”. Che cambiasse le situazioni e le persone più moleste.

E invece niente, nulla di tutto ciò, E sono ormai tre giorni, oggi mercoledì, e Lui non c’è, non lo sentiamo, non lo vediamo operare come avremmo voluto. Per questo spesso neanche la predicazione è sufficiente, ovvero “l’annuncio delle donne che hanno visto gli angeli e il sepolcro vuoto”; troppo deboli gli indizi per chi ha “dimenticato e non compreso le parole dei profeti e del Signore stesso”, che ci sembra “estraneo” alla nostra vita. Non lo sentiamo lontano dai nostri bisogni e dalle nostre sofferenze per le quali non ha fatto nulla? Ma Gesù non è lontano, proprio quando non lo riconosciamo e la fede fa acqua, il suo amore infinito lo spinge accanto a noi. Proprio nella morte e nella discesa nel sepolcro infatti, si era fatto il più prossimo a loro, al punto di dilatare la realtà della sua Pasqua sin dentro la loro realtà di stolta e dura incredulità. E trasformare ogni nostro giorno di delusione, tristezza e sofferenza nello stesso primo giorno della settimana. Ogni giorno può essere Pasqua, anche oggi, perché la Grazia che, facendo ardere il cuore con la predicazione, ci schiude gli occhi per riconoscere Gesù. Coraggio allora, perché proprio quando emerge l’incredulità, al culmine della frustrazione e della disperazione, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, attraverso gli apostoli Gesù ci parla spiegandoci in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

Quando la storia, umiliando il nostro io orgoglioso e capriccioso, ci apre un pochino l’orecchio, Gesù comincia ad annunciarci il Vangelo attraverso la predicazione della Chiesa. Lui ci aspetta, perché solo quando scopriremo il nostro cuore indurito dalla menzogna Egli potrà aprirlo alle Scritture, svelando in esse il suo amore infinito: “doveva” soffrire per te, “doveva” morire per risorgere e riscattarci! Così anche la nostra storia doveva essere e deve essere così come è, perché ogni suo istante si riferisce a Cristo, come una preparazione al compimento della sua Pasqua. Perché, scoprendoti solo e incapace a causa dei tuoi peccati, tu possa implorare il Signore di “restare con te”, con la tua famiglia, nella notte che sta per prendersi la tua vita. Non importa se ancora non lo hai riconosciuto. Ascolta oggi la predicazione e lascia aperta ad essa una fessura del tuo cuore: è il tuo modo di dire a Gesù di entrare con te nel “villaggio” dove ti sei rifugiato per scappare dalla Croce e poter piangere la tua delusione. E’ proprio lì che Gesù vuole farsi una carne con te, dove tu sei oggi. Ma attento, perché se non lo fai arriva la notte… La vita è seria, e Gesù passa, non è mai fermo come gli idoli. Diceva S. Agostino: “Temo che Gesù passi e io non me ne accorga”. Anche oggi sta facendo come per andare più lontano…

Fai come la sposa del cantico dei Cantici: chiamalo, imploralo di non andare via, di non passare senza prenderti con Lui. Chiedigli di restare in te per insegnarti a restare in Lui. Come annuncia l’Apocalisse, Lui entrerà e cenerà con te nella tua comunità cristiana che, incarnando il Buon Pastore, è giunta a cercarti sino ai confini della terra dove sei scappato scandalizzato dalla Croce. La grande notizia del Vangelo di oggi è che anche chi si allontana preda dell’incredulità e dello scandalo per la sofferenza è comunque parte della comunità cristiana. Anche chi cammina in direzione opposta è raggiunto misteriosamente da Gesù che trasforma, con la sua presenza, quella strada che divide in un cammino di conversione. Lui è accanto a chi scappa, senza giudicare, con la pazienza dell’amore autentico, sino a riconoscerlo nel suo spezzarsi gratuitamente per i traditori increduli. In quel momento, dovunque l’uomo si trovi, appare l’eucarestia, il memoriale del suo amore che si fa Pasqua, passaggio dalla morte alla vita. Gesù e la Chiesa non aspettano che i perduti tornino al Tempio, ma portano accanto a loro il Tempio vivo del suo corpo risorto. Allora, nell’esperienza di questa sorprendente gratuità dell’amore che raggiunge chi è ancora nel peccato, sarà naturale tornare senza indugio verso la comunione della Chiesa. Coraggio! Se oggi stai scappando adirata con Dio e con i fratelli; o se sta scappando tuo marito o tua figlia. Gesù non abbandona nessuno, anzi, estende la volontà del Padre sin dentro il sudiciume di chi l’ha rifiutato, come accadde al figlio prodigo. Anche lui affamato come i due di Emmaus impauriti di fronte al buio che li ghermiva: anche loro come il ragazzo della parabola sono rientrati in sé scoprendo che il cuore ardeva per l’unico che li amava davvero; l’unico capace di spezzare la sua carne per consegnarsi a loro senza riserve. Ecco l’intelligenza delle Scritture, ecco il senso della Pasqua per viverla con Lui ogni giorno: solo l’amore con il quale si entra nella storia intessuta di ingiustizie può redimere le persone che ci sono accanto. Non era il Regno di Israele vittorioso sull’Impero di Roma che Cristo avrebbe ristabilito, ma il Regno di Dio nel cuore di ogni figlio di Israele. La vittoria di Cristo in noi per partire senza indugio e tornare nella storia che non avevamo compreso e dalla quale siamo fuggiti, e camminare accanto a ogni persona annunciando con zelo e pazienza il Vangelo, perché Cristo faccia ardere anche il loro cuore nel suo amore.

Dal Vangelo secondo Luca 24, 13-35

Nello stesso primo giorno della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Èmmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. 
Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: “Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?”. Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Cleopa, gli disse: “Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?”. Domandò: “Che cosa?”. Gli risposero: “Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l’hanno visto”.
Ed egli disse loro: “Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”. E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino”. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Ed ecco si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”.
E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”.
Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

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